VI.

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Melissa's pov.
"..Caso aperto sulla scomparsa di una giovane ragazza, Melissa Johnson, che secondo quanto riportato dalla famiglia non è stata trovata all'interno della sua casa, dove stava trascorrendo il pomeriggio. A dare la notizia sono la madre e il fratello, i quali dopo aver chiamato più volte al suo cellulare senza ottenere risposta, denunciano subito l'allontanamento."
Fu tutto ciò che riuscii a comprendere riguardo quello che stavano trasmettendo al telegiornale. Mi faceva male la testa, mi sentivo completamente stordita e sembrava mi fossi appena svegliata dopo una lunghissima dormita. Un momento. Melissa Johnson? Perché stavano parlando di me in televisione?
Il mio istinto fece alzare tutto il mio corpo all'improvviso, mentre gli occhi erano sbarrati. Ero stesa su un divano, in un salotto. Ma non il salotto di casa mia.
La casa dove mi trovavo non era affatto quella della mia famiglia, assolutamente no. Stavo iniziando seriamente a spaventarmi, come mi sono ritrovata qui?
"Sembrava non ti svegliassi più, di nuovo."
Due mani mi avvolsero improvvisamente i fianchi, e quella voce diventava sempre più irriconoscibile. Oh no.
L'unica cosa che riuscii a fare fu urlare con tutta l'anima e il fiato che avevo in corpo, tanto che mi avrebbero sentita anche a tre isolati di distanza.
"Dio sta zitta! Sei impazzita?"
"Io? Io impazzita? Stai parlando seriamente?"
Stavo per avere un attacco di panico. Anzi, un attacco di cuore. Il mio respiro si faceva sempre più irregolare proprio come il ritmo del mio battito cardiaco.
"Melissa se sei qui a casa mia è per un motivo. Un motivo che purtroppo ora non posso dirti. È qualcosa che non puoi minimamente immaginare, e non sei pronta per scoprirlo. Tutto a tempo debito, sii paziente. Ho già detto che non ti ucciderò, se questo ti rassicura."
Ma di cosa stava parlando? Quale motivo? Come potevo fidarmi di un ragazzo di cui non sapevo nemmeno il nome e che mi aveva appena rapita e sequestrata in casa sua?
"Senti, non so cosa ti stia passando per la testa in questo momento ma tutto quello che voglio è tornare dalla mia famiglia, adesso. Ho sentito il telegiornale e mi stanno cercando, ti prego lasciam-"
"Shh." Non fui in tempo a terminare la frase che  il ragazzo mi coprì le labbra con un dito, interrompendo quello che stavo dicendo.
Ero spaventata, terribilmente spaventata. E se invece tutto ciò che stava dicendo era solamente una menzogna e che in realtà mi avrebbe uccisa e seppellita da qualche parte sconosciuta che nessuno poteva trovare?
"E comunque, il mio nome è Justin. Bieber Justin. O meglio Justin Bieber, suona meglio."
Concluse con un occhiolino, che probabilmente credeva attraente. O forse lo era seriamente.
"Qualunque sia il tuo nome, non hai diritto a tenermi rinchiusa in questa casa."
"Invece si che lo ho, e ti dico anche che dovrai stare alle mie regole, o ti punirò, Melissa."
Alzai un sopracciglio. Stava davvero pensando tutto ciò? Probabilmente si sarà fumato qualcosa prima di portarmi qui. O forse era già impazzito di suo.
"Non stai affatto bene. E no, non mi farò comandare da te, Justin."

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Justin's pov.
Diamine. La sua voce pronunciava il mio nome così bene, in un modo così sensuale, anche se era letteralmente sul punto di una crisi isterica.
Mi morsi involontariamente il labbro, come se fosse una cosa automatica.
"Prima regola: non devi mai, e dico mai, rifiutare i miei ordini, Melissa."
"Smettila di dire cazzate."
Risi amaramente, mentre la guardavo fissa negli occhi.
"Seconda regola: non devi mai rivolgerti a me in questo modo. Terza regola: non potrai uscire di casa, se non insieme a me."
Mi avvicinai di qualche passo.
"Quarta regola: dormirai nella mia stessa stanza, e non accetto rifiuti. Se vuoi che non ti uccida, è meglio che tu mi stia bene a sentire. Quinta regola: ti darò un telefono, dove portai chiamare solamente me, oppure io potrò chiamarti per sapere come stai quando sono via."
Ancora qualche altro passo.
"Sesta e ultima regola: se provi mezza volta a scappare, te ne pentirai amaramente. E stavolta non sto scherzando. È tutto chiaro?"
Ero orma di fronte alla ragazza, che fissava i miei occhi con timidezza. Leggevo nel suo sguardo preoccupazione, paura, timore.
Era così spaventata e come facevo a non biasimarla. Sembrava una piccola bambina innocente a cui avevano rubato la sua bambola di pezza. Era assolutamente adorabile, è decisamente così affascinante. Ma purtroppo il mio orgoglio stava superando la pietà, e perciò lasciai stare questi pensieri che mi passavano per la mente.
"Tutto chiaro, Justin."
Sorrisi macabramente, amaramente, prima di darle un tenero e caldo bacio sulla guancia.

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so che questo capitolo è molto corto, scusate tanto ma non ho affatto tempo di scrivere perché sono molto impegnata con la scuola. Volevo solo dire grazie per le oltre 100 views, sono tremendamente felice che qualcuno apprezzi la storia. Ditemi se la apprezzate, e quanto la apprezzate.
-marti

midnight shadows ✦ jarianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora