Capitolo 2

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Saura fu scortata dal capotribù Ulmar in persona fino alla fenditura buia che la avrebbe condotta al regno sotterraneo dei mostri.
Il cratere era profondo almeno una decina di metri, con pareti cosparse di spuntoni e rocce affilate : in pratica, morte certa per la maggior parte degli avventurieri ordinari. Ma lei era stata scelta apposta per quel compito. Sapeva di non essere affatto 'ordinaria'.
- È finalmente arrivato il momento - disse la ragazza determinata, guardando il precipizio che le si apriva davanti. - Sono sicuro che tu sia pronta per questo - annunciò il capo, avvinandosi a lei e posandole un braccio massiccio sulla sua altrettanto forte spalla - sai ciò che devi fare. E sai che le nostre speranze di riprenderci ciò che un tempo era nostro iniziano e concludono in te...Non...Deluderci...-.
Saura alzò lo sguardo verso il monte sotto il quale il loro più grande nemico si nascondeva assopito ormai da molti anni - Non lo farò - concluse semplice.
- Allora vai, Ragazza del destino, e fai in modo che non rimanga nemmeno uno di quei dannati Mostri - tuonò Ulmar , voltandosi verso la folla urlante che avrebbe assistito all'inizio della 'Vendetta' , - perchè sai - continuò a voce più bassa, diretta solo a lei - che se fallirai non potrai più fare ritorno qui. Sarai considerata alla stregua di quelle deformitá. Tienilo bene a mente... -. Lei rimase impassibile a quell'ammonimento, poichè non era la prima volta che le veniva detto, ma in ogni caso la colpiva sempre con la forza di un pugno nelle costole. Non avrebbe avuto più una casa...avrebbe dovuto abbandonare l'unica famiglia che la vita le avesse mai offerto...
Si sforzò di non pensarci : no, lei era stata addestrata per questo, non c'era alcun modo che potesse fallire...nessuno.

Si voltò, e guardò seria la folla entusiasta che la fissava a pochi metri, opposta al precipizio; mise una mano sul cuore, per poi alzarla velocemente verso il cielo a mò di saluto solenne. Poi, con un rapido scatto, si gettò nei neri abissi, inghiottita dalle tenebre.
Dopo pochi secondi non sentiva piu le grida della tribù, nè vedeva nulla; era come galleggiare nel vuoto, investiti però da una corrente gelida e spietata.
Ma ecco che finalmente vedeva qualcosa, una pozza di un verde cristallino, incredibilmente luminosa, che si avvicinava sempre di più.
Non indugiò oltre : con un rapido movimento del polso estrasse il suo coltello, che, tremolando e colorandosi di un nero metallico, assunse la forma di una lunga catena uncinata, che Saura scagliò alla sua destra, nel tentativo di afferrare qualche spuntone, ma invano.
Il tempo era suo nemico, e se non avesse arrestato la caduta il prima possibile, non avrebbe avuto scampo.
Roteò la catena a 360 gradi attorno a lei, in modo da raggiungere un area più ampia : niente ancora.
Mancavano 20 m.
L'arma tornò un' affilato e lungo coltello nero.
15m.
La ragazza dirottò la caduta verso la parete,sbattendo la spalla violentemente.
10m.
Con il braccio sano prese il coltello dall'altra mano, e iniziò a pugnalare la parete, producendo fastidiosi stridii metallici.
8m.
Crack.
Finalmente il coltello si incastrò in una fenditura, arrestando la caduta, ma provocando un contraccolpo che sbalzò la ragazza direttamente nella pozza smeraldina.

Un sonoro tuffo sovrastò il posto, producendo echi che si espansero  per il resto di quella che appariva una caverna.
Per sua fortuna, la pozza era abbastanza profonda in modo che il tuffo fosse sicuro. Raggiunse a fatica la riva (a causa della spalla ferita), e una volta all'asciutto richiamò il coltello ancora ben fissato alla parete del camino della caverna, che prese consistenza semi-liquida per un attimo, ricomponendosi esattamente nella sua mano sinistra.
Si guardò attorno : quella era si una caverna...ma diversa da quelle che aveva visto finora; il pavimento era costellato da decine di pozze verdastre come quella in cui era caduta, luminose e placide,e notò con un brivido  che l'acqua (o qualunque liquido fosse) al loro interno era piacevolmente tiepida. Il soffitto era costellato di quelli che sembravano piccoli funghi, dalle più disparate forme e dimensioni, ma del medesimo colore verde pastello delle  pozze. A intervalli regolari erano presenti stalagtiti e stalagmiti, che in certi punti si univano, formando vere e proprie colonne ricoperte dai  fosforescenti funghi.

Mantenendo una mano sulla sua fidata lama, Saura proseguì in avanscoperta; per essere una grotta, l'ambiente era piuttosto luminoso grazie ai funghi, perciò non sarebbe stato difficile individuare eventuali ne-
Un fruscìo alle sue spalle la fece girare di scatto, con il coltello pronto ad attaccare, gli occhi che guizzavano da una parte all'altra della sua visuale. Niente.
Fece per rinfoderare l'arma, ma un altro rumore,stavolta più netto, di rapidi passi la fece voltare a destra. Questa volta il movimento brusco non riuscì a impedirle di gemere per il dolore alla spalla.
- Sei ferita - disse una voce preoccupata alle sue  spalle.
La ragazza si voltò a guardare, tenendosi stretta la spalla, verso l'origine dell'affermazione, ossia una zona particolarmente scura e non illuminata della caverna. La vista di un occhio verde luminoso che la fissava nel buio la fece sussultare vistosamente.
- Oh, no, non avere paura - continuò la voce. L'occhio si stava avvicinando, e man mano che usciva dalla penombra, la ragazza vide che apparteneva a una figura alta e snella. Beh piu che snella avrebbe detto scheletrica.
- ascoltami, posso aiutarti se vuoi - ora poteva vedere che l'individuo era vestito anch'esso di verde scuro,e il viso dove era incastonato l'occhio era...
Un teschio.
- ma devi re- lo scheletro si fermò immobile, quando la punta della lama della ragazza gli sfiorò il petto ossuto sotto una leggera maglia di cotone. Era stata rapida, e ora lo aveva in pugno. 'Questi mostri non sembrano poi cosi pericolosi dopo tutto' pensò.
- io non devo fare un bel niente - rispose acida, mentre fissava il volto pallido del mostro.
- va bene...non vuoi il mio aiuto...- rispose quello, con un tono insolitamente tranquillo - ma non adrai molto lontano con quella ferita, stai perdendo molto sangue - concluse.
In effetti, non aveva tutti i torti. Saura, ora che ci pensava, si sentiva debole, e il braccio che puntava il coltello verso lo scheletro fremeva a ogni suo respiro, come dopo un'affannosa corsa.
- affacciati al t-tuo destino...m-mostro - attaccò lei in un sibilo - in nome degli u-uomini...io - ma il respiro le venne a mancare, e in un attimo tutto attorno a lei divenne buio.

Quel pomeriggio nella caverna, uno scheletro camminava nell'oscuritá, illuminando con l'occhio smeraldino l'umana ferita che portava tra le ossute braccia.

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