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CAPITOLO 18

Prendo il mio posto, adagio i libri sul banco, facendo attenzione a non toccarlo, non si volta, non riesco a guardare il suo viso coperto dai ricci.

Poso una mano sulla sedia spostandola all'indietro, cerco di fare il meno rumore possibile, anche se l'intera classe è in suburio.

Mi siedo con cautela, freddezza e paura...

Sto già torturando le mani poste sui libri, la sua presenza mi infastidisce, vorrei che scomparisse, forse sarebbe meglio se lo facessi io.

I ricci si muovono,le sue mani si stringono fra loro intrecciandosi, il suo sguardo passa varie volte alle mie mani, rabbrividisco al pensiero del suo sguardo scuro sul mio.

I suoi occhi raggiungono presto i miei, in un primo momento non l'ho notato, ero soffermata a guardare la tortura che subivano le sue mani.

All'improvviso un forte calore infiammano le mie guance, i nostri occhi si incrociano sbarrandosi del tutto.

Non ho mai sentito una forte sensazione di disagio nei suoi confronti come adesso,vorrei solo scappare via da questa assurda situazione.

Nessuno dei due parla, forse é meglio così, perché ogni volta che cerchiamo di parlare civilmente, finiamo sempre per litigare e uno dei due scappa via.

In mente passano quei momenti in camera, vorrei tanto chiedergli se fosse davvero lui, se davvero lui fosse entrato in quella camera o fosse solo frutto della mia immaginazione.

Non penso che la mia immaginazione potesse arrivare a tanto, potesse immaginarlo davvero li in quel momento.

No! So per certa che lui era li, altrimenti come avrebbe fatto ad arrivare fin lassù?!

Vorrei chiederglielo ma non ne ho il coraggio.

Sei una codarda!

No, non lo sono, ho solo paura che possa scappare via, di nuovo.

Siete entrambi due codardi, non sapete gestire un litigio o una semplice discussione, create litigi anche quando non c'è ne fosse un valido motivo, che avete di sbagliato?

Che hai tu di sbagliato, mi inneschi pensieri che nemmeno lontanamente vorrei pensare, non riesco a riflettere con te che mi torturi costantemente, sei la coscienza più odiosa che potessi immaginare.

Senza me non saresti qui.

Credo che senza te riuscirei a prendere al meglio una decisione, tu complichi tutto.

Bene adesso mi ritrovo a parlare con la mia stupida coscienza, vorrei che si girasse e mi dicesse cosa non va in lui, vorrei che chiarisse le mie idee, perché davvero non so che diamine sta succedendo.

<<Potremmo civilmente discutere la lezione senza fare chiasso?>> La Benfort incomincia a parlare, decido di concentrarmi sulle sue parole più tosto che continuare a pensare chi ho a fianco.

<<Stai bene?>> un sussurro, uno di quello che riconoscerei fra tanti.

Lo guardo, tortura ancora le sue mani e la sua testa è inclinata in avanti lasciando che i ricci coprissero il suo viso.

Come sto? Davvero gli importa?

<<Dobbiamo parlare>> decido si buttarmi, forse non devo.

<<No, non dobbiamo>> mi deve un'infinità di riposte e dice che non dobbiamo?

<<Si, ho bisogno di chiarimenti Harry>> lo guardo cercando di non farmi notare, quasi le mie parole escono dalla mia bocca, tremo a ogni singola lettera pronunciata.

FaithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora