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Capitolo quattro

"Ash per favore! Esci da quella strafottuta doccia!" ha inizio così l'ennesimo litigio mattutino tra me e Ashley. Alla fine abbiamo scoperto di averlo un bagno, dopo una settimana, ma l'abbiamo scoperto. È ben nascosto devo ammetterlo, nella porta sono disegnati dei libri, come se fosse una libreria e quindi non ci si fa caso.

Non ho sentito quella vipera che si dice essere la donna che mi ha messa al mondo per tutta la settimana, e mi sto chiedendo con quale ragazzino se la stia spassando. L'ultimo mi pare fosse Claus con la C o forse Klaus con la K, o peggio ancora, Raphael, l'osservatore di uccelli. E non solo.

Che nervi.

Finalmente riesco a impossessarmi del bagno, e visto che oggi è sabato e non ho nemmeno una lezione decido di raggruppare i panni sporchi e portarli in lavanderia.

Riesco a non perdermi per arrivare di fronte a quelle enormi lavatrici e mentre ne carico una sento una voce fin troppo familiare chiamarmi.
"Mad in lavanderia?" esclama ironicamente Jason.
"No sai io di solito i panni preferisco metterli in lavastoviglie" gli lancio un sorriso di sfida e torno a riempire il cestello.
Appena ho finito mi siedo sul l'enorme tavolo su cui ho appoggiato la cesta, dandogli le spalle.

Qualcuno mi spiega perché questo ragazzo è ovunque? Non ne posso già più e non è neanche un mese che sono qui.

Lui e tutti i suoi seguaci senza un briciolo di cervello mi hanno veramente fatto passare le pene dell'inferno negli anni delle superiori. Ora che sono all'università vorrei dedicarmi a me stessa, ai miei interessi e allo studio, partendo da zero.
Ma ciò ovviamente non è possibile, sembrava troppo facile non credi?

La lavatrice ci metterà almeno mezz'ora prima di finire e non voglio respirare la stessa aria di Jason Cruz.

Prendo la mia cesta e esco dalla lavanderia, dirigendomi verso la mia stanza.

Ripercorro con la mente gli anni passati.

Non mi sono potuta godere la mia adolescenza per colpa di uno stupido ragazzino viziato.

Che schifo.

Rabbrividisco. Come può una persona fare così tanto male ad un'altra? Per cosa poi? Popolarità? Se gli avessi fatto qualcosa avrei potuto capirlo, ma è sempre stato così.

Lui il bullo, io la vittima.

Entro nella mia camera e mi chiudo la porta alle spalle.
Sospiro.
Mi butto sul letto.

Avete presente l'attimo prima che scenda una lacrima? Quando gli occhi iniziano a colorarsi di rosa, la bocca si inarca e si percepisce quella strana sensazione come se l'aria cominci a mancare?
Sembra come se tutto ad un tratto la nostra anima prendesse vita e dicesse: "non lasciarmi scivolare via, non lasciarmi andare".

Una lacrima riga il mio viso.

Mi sono ripromessa più e più volte di non piangere per queste stupidaggini, di non chiudermi in me stessa, che se io crollo lui ottiene ciò che vuole. Ma ogni volta la stessa storia: quando il suo sguardo incontrava il mio gelavo dentro. Come posso fidarmi di qualcuno se le uniche persone a cui l'ho donata l'hanno frantumata in mille pezzi in un solo attimo?

"Maledetto Price"
sussurro a me stessa con un filo di voce.

Jason Price.

Never too late.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora