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Capitolo 6.

Questo sabato mattina,le lezioni iniziano alle 10 così mi sono svegliata alle sette e mezza e dopo aver fatto la doccia,la pipì e dopo essermi lavata i denti, vado al bar.

Di Jason nemmeno l'ombra.

Ordino un cornetto e un cappuccino e mi siedo in un tavolo appartato.

Ashley sta praticamente sempre con il suo ragazzo e non stiamo quasi mai insieme, praticamente la nostra stanza per lei è solo il posto dove tiene i vestiti poiché il suo ragazzo non vive all'interno del campus ma in una casa con un'altro ragazzo.

Dopo aver mangiato e bevuto il cappuccino decido di andare in classe per ripassare.

Mi siedo, come sempre, tra le ultime file. Verso le nove e quarantacinque iniziano ad arrivare altri studenti e fortunatamente nessuno si siede ai miei lati.

Perfortuna nella mia classe la maggior parte sono abbastanza studiosi quindi le ore passarono in fretta e non ho mai paura di dire qualcosa di troppo.

Dopo aver pranzato torno in camera e mi stendo sul letto a guardare qualche episodio di Gilmore Girls.

Verso le cinque e un quarto del pomeriggio decido di prepararmi per andare a passeggiare sul lungomare.

Bussano alla porta.

-Ashley madonna le chiavi!-

Pensavo che la mia compagna di stanza avesse, per l'ennesima volta, dimenticato le chiavi ma mi sbagliavo, non era lei.
Bensì Jason.

"Ehi"
Sorride.

"Che vuoi?"
Che cazzo vuole ora?
Che pazienza ci vuole con questo.

"È da un po' che non ti vedo Campbell" dice con uno strano sorriso sul volto.
I suoi occhi sono verdi come i miei ma in questo momento assumono una tonalità più scura.

"Meglio così Price" le parole escono da sole dalla mia bocca e quasi mi porto una mano sulle labbra, ma ci ripenso e sto ferma.

Se qualche anno fa gli avessi risposto in questo modo mi avrebbe insultata nei peggio modi, adesso invece si limita a dire:

"La piccola Mad ha tirato fuori la sua parte cattiva" ride.

"Ancora non mi hai spiegato cosa vuoi da me e vedi di farlo nel raggio di tre secondi perché non ho tempo da perdere" mi appoggio al montante della porta e incrocio le braccia guardandolo con aria di sfida.

Sembra quasi non sappia cosa dire, brava Madison hai fatto centro!

"Oh beh, speravo fossi morta e per questo motivo non ti vedevo"

Rido.
"Trova una scusa migliore Price."
Faccio per chiudere la porta ma lui la blocca e così facendo la porta si riapre.

Lo guardo interrogativa.
Sono convinta che ci sia qualcuno che prega e che mi maledice.

Ah già, ce l'ho davanti.

"Puoi chiamarmi per nome come fanno tutti?" in effetti credo di essere l'unica a chiamarlo per cognome.

"Mi dispiace ma non sono una delle bamboline che ti corrono dietro e continuerò a chiamarti come voglio"
Sorrido falsamente e lo sento borbottare un "Vedremo" mentre chiudo la porta, oh no bello, vedrai non vedremo.

Continuo a fare quello che facevo prima, quindi mi metto un paio di jeans e una felpa leggera, prendo il telefono e le chiavi e esco.

La coach ha la febbre perciò per qualche giorno non mi allenerò con lei ma da sola, quindi posso andare agli orari che voglio. Oggi però è sabato e in questo giorno non mi allenerò mai, fatta eccezione per le settimane prima delle gare.

In dieci minuti mi ritrovo davanti alle onde.

È ormai ottobre inoltrato e fa piuttosto freddino, perciò non c'è nessuno in spiaggia.

Non mi sono mai piaciute le persone rumorose, quelle con cui non potrò mai sedermi sulla sabbia ad ascoltare il mare, quelle che riescono solo ad ascoltare la propria voce.
Mi sono sempre piaciute le persone silenziose, che a differenza del mondo non fanno rumore, come se sapessero che alcuni nella testa hanno già troppo casino da sopportare. Quelle come me.

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capitolo di passaggio, vi sta piacendo la storia?

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