Cosa faccio durante l'estate?

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Cosa faccio durante l'estate? Questa è la domanda che mi sto ponendo da quasi un mese. Oramai la scuola sta finendo, è rimasta solo una settimana di lezioni ed io non ho ancora organizzato niente. Dalla mattina alla sera non faccio altro che esaminare brochure, ma nessuno di quei posti è adatto a me. Possibile che sia così difficile organizzare delle vacanze.

Oggi Roma sembra invasa da un vento fortissimo che non fa altro che farmi finire le ciocche brune e la piuma banca a loro attaccata sul viso. Se fossi poco più magra poteri di venir trasportata via, a causa delle grandi folate. Controllo il telefono. La foto multifandom sullo sfondo mi impedisce però di vedere l'ora. Sto camminando per le vie di Roma con la macchina fotografica in mano e sto facendo numerose foto a tutti i monumenti che incontro. Senza sapere bene come, dopo due ore mi ritrovo a Piazza del Popolo. Decido quindi di dirigermi dentro Via del Corso. Sono attratta dai molti negozi della strada, ma, ad un certo punto, vengo fermata da un ragazzo di una ventina d'anni. Sembra un dio greco. Ha i capelli biondi molto spettinati, però si nota subito che lo ha fatto a posta, e gli occhi più azzurri del cielo. Indossa una camicia blu aperta con sotto una maglietta bianca e dei jeans abbastanza consumati. Mi sorride e mi passa un volantino dicendomi:

-Qui ci sono tutte le informazioni per partecipare al Crazy Camp, un campo estivo molto particolare, spero che ti piaccia!- Gli do un'occhiata di sfuggita e lo metto subito in borsa senza pensarci troppo. Come al solito sarà uno di quei fogli che cestinerò dopo una veloce lettura.

Quando finalmente arrivo a casa sono le sette, ma fuori c'è ancora moltissima luce. Ecco l'unica cosa buona di questa stagione. Mi distendo sul letto per leggere questo opuscolo, sapendo che, però, di sicuro non sarebbe stato il posto per me. Sin da piccola infatti ho sempre avuto molti problemi a sentirmi a mio agio in mezzo agli altri, a causa del fatto che nessuno ha mai avuto i miei stessi interessi. Mentre lo leggo risulta sempre più interessante ed esaltante, devo ammettere che credo di aver trovato il luogo giusto dove passare la mia estate. Decido perciò di parlarne a cena con i miei per vedere cosa ne pensano. Quando siamo finalmente tutti riuniti gli mostro il foglio con tutte le informazioni e, dopo un po'di titubanza, accettano, dicendo che la mattina seguente avrebbero prenotato, ovviamente avendo preso tutte le informazioni necessarie sulla questione. Mio padre si è dimostrato sempre molto scettico in queste situazioni.

Alle dieci in punto mi alzo di soprassalto, che tradotto vuol dire cadendo dal letto con la delicatezza di un elefante, e corro in cucina. Lì trovo mia madre, mio padre e mia sorella a fare colazione. Ansimando per la corsa gli chiedo:

-Avete chiamato?- Mamma posa la tazza di tè che aveva in mano e risponde:

-Sì.

-E cos'hanno detto?- Vedendo il suo sguardo severo mi preoccupo ho paura che non sarò ammessa al camping dei miei sogni, invece subito si addolcisce.

-Sei stata presa, sabato prossimo partirai per l'Amazzonia dove si tiene il campo.- Comincio ad urlare e fangherlizzare sapendo che molti eroi dei miei libri preferiti avevano scoperto la loro strada andando in uno di questi posti.

La settimana passa in fretta ed io non faccio altro che correre per casa facendo i bagagli. Alla fine si racchiude tutto in uno zainetto di pelle nera ed una valigia dove ho messo anche un'altro zaino più sportivo. Sabato mattina mi alzo alle sei, percorro il corridoio di casa in silenzio cercando di non svegliare nessuno, ma tanto so che mia sorella si sarà di sicuro svegliata lo stesso conoscendola. Arrivo nel bagno dove, passati pochi secondi, entro nella doccia. L'acqua che mi scende lungo tutto il corpo mi fa dimenticare tutti i pensieri, mi rilassa e fa rimanere dentro di me solo l'immensa gioia che provo per quello che sto per vivere. Tornata in camera prendo i vestiti che avevo preparato in precedenza e inizio a vestirmi di corsa, nonostante non sia per niente in ritardo. Alla fine il mio look si compone di un vestitino strutturato da due parti, quella superiore è formata da una stoffa lavorata nera e bianca, mentre la gonna rimane solo sul colore più scuro del corpetto e degli anfibi. Alle dieci in punto finalmente arriva l'ora di partire, afferro il mio zainetto, la valigia e la cosa più importante: il mio diario e mi dirigo all'auto. Il viaggio in macchina è tranquillo anche se noto negli sguardi dei miei familiari del dispiacere, infondo, anche se litighiamo spesso, rimangono sempre la mia famiglia e li capisco, non dev'essere facile vedermi partire, neanche se si tratta di soli tre mesi. Fiumicino è molto grande, ci si potrebbe perdere dentro, così mi accompagnano fino al check in. Per la voglia che ho di andare, quasi senza rendermene conto, li abbraccio e li saluto velocemente, per poi dirigermi subito ad imbarcarmi.

Trovo subito il mio posto, è il 28A. Mi siedo, allaccio la cintura e tiro fuori il mio libro preferito, che rileggerei all'infinito, ovvero Il sangue dell'Olimpo. Accanto a me si siede una ragazza dai capelli biondi raccolti in una coda, ha gli occhi azzurri molto profondi, è mediamente alta e magra. Mi sorride e mi dice:

-Ti piace Percy Jackson?

-Si molto, infatti sono una mezzosangue!

-Anch'io!- In quel momento sto per cominciare ad esultare, ma, preventivamente, decido di farle una domanda sulla saga, tanto per essere sicura che non sia una mortale o per meglio dire una finta fan.

-Comunque quello che succede con gli spiriti dei soldati delle legioni nella casa di Ade è davvero incredibile!

-Sono d'accordo, poi se non ci fosse stato Frank che essendo un figlio di Marte poteva controllarli non so come sarebbe potuta andare a finire!- Si è una fangirl!

-Be' si, però per fortuna che Jason lo ha avanzato di grado altrimenti non sarebbe stato tutto utile. Comunque piacere io sono Bianca Argento!

-Io invece mi chiamo Martina Fiore!

-Anche tu stai andando al Crazy Camp?

-Esatto, non vedo l'ora di arrivare, è il primo anno che lo frequento!

-Ti capisco perfettamente!- Rispondo divertita, mentre ripropongo il libro nello zaino, a quanto pare non mi servirà per il momento, per la prima volta nella mia vita ho trovato qualcuno di disagiato quanto me con cui parlare.

Il viaggio dura diciannove ore e qualcosa, che noi passiamo a chiacchierare di fandom e altre cose simili, quindi per fortuna la stanchezza non si fa quasi per niente sentire. Ricuperiamo i nostri bagagli e poi ci dedichiamo alla ricerca di un taxi per andare finalmente al campo, il quale è situato all'inizio della foresta amazzonica, ergo si prospetta qualcosa alla Indiana Jones. Il giro, tra le infinite stradine, dura quindici minuti, dopo di che proseguiamo a piedi su un sentiero sterrato, armate di valige e borsoni. Lì la luce, filtrata dalle spesse foglie della natura circostante, sembra verde, facendoti credere di essere quasi in un altro modo, così che, per un istante o forse più, ci dimentichiamo di ogni cosa, ma, d'un tratto uno striscione, appeso su due alberi, ci riporta alla realtà con una frase che mi ricorderò per sempre: "Benvenuti al Crazy Camp".

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