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Rimasi a fissare il telefono in stato di shock sotto lo sguardo interrogativo di Justin. Non trovavo le parole per spiegargli quella assurda e impossibile situazione, non riuscivo a capire se fosse meglio darmi fuoco o aspettare Fleur per vedere come avrebbe reagito.

Sicuramente non si sarebbe congratulata, questo era poco ma sicuro.
-Ellen?- chiese confuso avvicinandosi a me.
Sobbalzai quando posò la sua mano sulla mia spalla.

Rimasi a guardarlo con uno sguardo indecifrabile in volto, mentre lui si spazientiva.
-Mi dici cosa diavolo è successo?- per poco non urlò data la frustrazione di stare a parlare con una persona che sembrava non dare cenni di vita.
La mia mente intanto lavorava dieci volte più veloce del normale, fino a quando non realizzai che il pericolo sarebbe stato principalmente trovare Fleur e Justin faccia a faccia. Non potevo prevedere come avrebbero reagito, per cui cominciai a camminare nervosamente in giro per la stanza sperando che mi cadesse una risposta dal soffitto.

Mi bloccai solo quando sentii le braccia di Justin circondarmi in un abbraccio, mentre mi tirava dolcemente stringendomi al suo petto.
-Mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo?- domandò al mio orecchio.
Sospirai -Fleur sta venendo qui e sa' che sono con te. Non ho idea di come lo sappia- risposi mordendomi il labbro.

Mi girai confusa quando lo sentii scivolare via da me per dirigersi di corsa al piano di sopra. Avevo paura che avrebbe chiamato gli altri, e in tal caso ciò avrebbe segnato la morte non solo di Fleur, ma anche mia.

Ma justin non poteva farmi una cosa del genere, no?

Aspettai per quelle che mi parvero ore, quando tornò di sotto con in mano una pistola.
Una pistola?

Sgranai gli occhi avvicinandomi a lui -Dico, stai scherzando?- urlai indicandola.
Mi guardò furioso -Ti sembra una situazione divertente? Non mi pare lo sia- rispose freddamente prima di tirare fuori dei proiettili da un cassetto.
-Non puoi spararle, è la mia migliore amica!- gli feci notare alzando il tono di voce.

Si girò sorridendomi malignamente -Sinceramente non me ne potrebbe fregare di meno- rispose sfacciatamente sedendosi comodamente sul divano.
Aggrottai la fronte -Così non ti importa nulla di farmi stare male? Lei non ha fatto nulla, sta venendo qui da sola.- dissi calma, guardandolo come per capire ciò che stava pensando.

Non reagì -Non puoi spararle, non ti ha fatto nien..- iniziai, ma mi interruppe

Si alzò infastidito -stai zitta, parli troppo, cazzo!- urlò spingendomi e facendomi sbattere forte al muro.

Rimasi immobile cercando di realizzare ciò che aveva appena fatto. Quando lo feci, alzai lo sguardo per guardarlo delusa -Avevo ragione io, sei solo un delinquente- mormorai sospirando.

-Smettila di fare la stronza Ellen, perché non sei di certo migliore di me- urlò.
Aveva ragione.

Facevo le stesse identiche cose che faceva lui, era il nostro stile di vita, ma non avrei mai fatto del male a lui come lui ne faceva a me.
Lo guardai disgustata -Che coglione- commentai scuotendo la testa.

Posò la pistola su un tavolino prima di prendermi e buttarmi sul divano, mettendosi a cavalcioni sopra di me. Quella scena mi ricordò il nostro primo incontro, quando mi aveva portato in quel magazzino abbandonato per "darmi una lezione".

Peccato che non aveva capito con chi aveva a che fare.

Sperai che non andasse a finire come la scorsa volta, ma sicuramente quel giorno non sarei rimasta inerme a subire, avrei reagito.

Lo spinsi via tentando di alzarmi, ma mi recuperò tornando nuovamente alla posizione precedente.
Lo guardai negli occhi, che erano diventati freddi, velati di un'ombra scura, uno sguardo che sarebbe bastato a chiunque per far accapponare la pelle.
Sostenne il mio sguardo. Nel suo non trovai nessun senso di colpa, solo rabbia.

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