...Si sedette per terra pianse come un bambino, gridò, gridò più e più volte il mio nome e domandò più volte alla città perchè quelle persone l'avessero fatto. Prese dalla tasca dei pantaloni un coltellino e lo aprì, voleva tagliarsi le vene ma gridai con tutta la forza che avevo in corpo:" NO, NON LO FARE!" , lo spaventai e disse:" Camilla sei tu? dimmi che la tua morte è solo una finzione e che ti sei nascosta da qualche parte, ti prego dimmi che è cosi" capii che poteva sentirmi e con molta calma gli raccontai tutto:" L'ho fatto perchè il dolore che provavo era troppo forte sovrastava qualsiasi cosa, non ce la facevo veramente più" mi domandò poi:" Perchè non me ne hai mai parlato, noi non avevamo segreti!" gli risposi:" Non volevo farti soffrire, non volevo che li picchiassi, saresti andato dalla parte del torto nonostante avessi pienamente ragione! L'ho fatto per te, per i miei genitori e per ME" mi fece un'ultima domanda:" Come faccio a sentirti?" bella domanda, gli risposi:"Sinceramente non lo so ma so solo che ti ho appena impedito di fare una grandissima cazzata. Scendi da qui, rifugiati nella mia stanza starai molto meglio li!" Detto ciò scendemmo e andammo nella mia stanza li continuammo a parlare, ridemmo e scherzammo come un tempo, poi tirammo fuori ciò che era successo in questi ultimi giorni dalla mia morte fino a quel momento, gli dissi che io ero stata sempre presente, che avevo sentito TUTTO e avevo visto ogni cosa, gli dissi di essere stata io ad accarezzarlo quella notte e lo feci nuovamente. Ormai si era fatta notte fonda quando tirammo fuori l'argomento AMORE: oramai entrambi sapevamo i reciproci sentimenti, ci dicemmo cose carine per ore, fino a quando Simone non si addormentò sul mio letto. Era stata una piacevole serata tra chiacchiere spensierate come quando ero ancora in vita e parole smielate da film d'amore. Se solo potessi tornare indietro non rifarei più questa cazzata gigante...