Racconto epica: Iliade. La morte di Achille

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Come tutti sappiamo, Omero non ha descritto la morte di Achille nel suo celebre poema. Ho provato ad immaginarmi nei panni di Achille e ho descritto la situazione. Anche questo un racconto brevissimo. XD. Spero vi piaccia

By Novelty02

Ero lì, fermo, in quella bolla statica di immensa pace notturna. I Troiani dormivano beandosi del banchetto poco prima tenuto fino a tarda notte, stanchi dopo aver bevuto tanti calici di buon vino. Fieri di aver vinto questa guerra. Una guerra non ancora terminata. Un ringhio basso e animalesco mi salì dal petto fin su in gola, come una prova di quanto ciò mi mandasse in bestia. Eravamo tutti ad un passo dal distruggere Troia, da appiccare il fuoco che avrebbe dilaniato la città con le sue fiamme ardenti. Sentii i nervi tendersi per il nervosismo: nonostante la città fosse calma e completamente dormiente, dovevamo agire con dovuta cautela. Magari evitando di risvegliare le guardie e mandare in fumo l'effetto "sorpresa".

In quel momento la spada vibrò pesante come un macigno al mio fianco, chiusa nel fodero metallico. Mi sentii meschino per un misero istante: attaccare durante la notte ci avrebbe consentito la vincita e senza dubbio un vantaggio enorme, d'altra parte affrontarli come in ogni battaglia era più dignitoso che tagliare loro la gola mentre sonnecchiavano. Onori a Odisseo certo, ovviamente un'idea ingegnosa, grazie alla sua idea ben presto ognuno di noi sarebbe giunto a casa e ai propri doveri.

Sentii il respiro silenzioso del manipolo di Achei dietro di me pronti a sferrare l'attacco. Piegato sulle ginocchia dietro il cavallo di legno, da cui eravamo appena scesi, sentii la solita calma gelida invadere il mio cuore. Ed ogni dubbio svanì.

Sollevai il braccio con il palmo della mano ben aperto e visibile a tutti i soldati. Un mio ordine, e avrebbero eseguito il massacro. Senza indugio, chiusi la mano a pugno. E i soldati scivolarono dietro di me, silenziosi e si diressero verso le prime guardie dormienti. Alcuni di noi erano già andati con Odisseo, altri con Agamennone stesso. L'obbiettivo era eliminare le guardie intorno alle mura prima di entrare all'interno del Palazzo di Priamo.

Lentamente mi sollevai in posizione eretta e portai la mano alla mia spada. Con passi lenti e calcolati, raggiunsi i soldati Achei che avevano già squarciato le gole ai soldati di vedetta e si dirigevano verso gli altri. Mi diressi verso uno dei sorveglianti dormienti, premetti la mano sulla sua bocca con forza e i suoi occhi scuri si aprirono di scatto contro i miei. La luce nei suoi occhi mutò: dal dormiveglia al terrore. Estrassi il pugnale dalla cintola e lo premetti contro la gola senza alcuna pietà. Lo sentii mugolare contro il palmo della mia mano, tentò di agitarsi ma invano, la presa ferrea delle mie braccia lo costrinse bloccato tra il muro e il pugnale.

Con un movimento svelto del braccio tranciai di netto la gola del malcapitato, macchiando il pugnale di rosso vermiglio. Mi presi del tempo per osservare gli occhi del soldato perdere la luce, divenire fiochi e infine spegnersi. Solo quando vidi la vita fluirgli via, tolsi la mano dalla sua bocca. Mi presi del tempo per osservare la sua gola segnata da un taglio netto da cui sgorgava il sangue di un affascinante colore rosso, scivolava tracciando linee sul collo dell'uomo, sulla sua divisa. Osservai la bottiglia vuota nelle sue mani, sul punto di cadere. Osservai gli occhi del ragazzo. Era giovane, troppo giovane. Con un sorriso senza felicità, amaro, chiusi gli occhi del giovane soldato. Vederli, mi ricordava troppo lui: Patroclo.

Inspirai pesantemente l'aria che gonfiò i polmoni. Dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non cadere in ginocchio e piangere come una donnetta. Pulii la lama del pugnale sul mantello dell'armatura. Sentii le giunture di questa scricchiolare appena sotto il movimento dei muscoli. Finita l'operazione, senza indugio, mi diressi verso i prossimi soldati, uno ad uno morirono con la lama del mio pugnale, ed evitai di guardare i loro occhi vuoti. In quel momento ognuno di loro sembrava Patroclo nella mia mente.

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