Capitolo 8

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John dopo quella nuotata fuori programma s'ammalò. Emily gli stava sempre accanto e ce la metteva tutta per curarlo. John non sene accorgeva del suo impegno perché per lui era normale che qualcuno gli stesse sempre intorno. Quando dormiva Emily lo sentiva parlare nel sonno di Zefira e allora solo s'allontanava da lui, per andare a piangere nel bagno della nave.

Quando Emily passava accanto a Angelo non  gli guardava  mai negli occhi per non far vedere la propria pena.

Quando John era sveglio chiedeva sempre di Zefira"Emy, dove   è Zefira? Perché non è anche lei qua attorno a me a curarmi?"

"Jonny, lascia stare Zefira. Non è qua perché ti disprezza. Non ti vuole. Perché ti ostini a correrle dietro? Lo vedi con i tuoi occhi che rifiuta L'amore."

Quella ultima affermazione non era  del tutto vera. Zefira non rifiutava l'amore di per se. Lei rifiutava l'amore di John.

Zefira rifiutava di dormire della stessa cabina con John, la sua malattia era solamente  una scusa per non dover stare con lui. Quindi si era sistemata un paio di coperte lì dove s'era addormentata il giorno degli squali.

Zefira ogni giorno andava a nuotare e Angelo la stava sempre a guardare. Un giorno Zefira chiese a Angelo:" Perché non vieni con me a nuotare?" 

"Guarda e dimmi a quale animale assomigliano i miei occhi."

"A...un gatto, o qualche altro felino."

"Esatto. Lo sai che ai gatti non piace l'acqua."

Zefira rise"Hai paura dell'acqua!" e lo schizzò. Angelo saltò via al indietro ed atterrò su quattro zampe soffiando.

"Sembri davvero un gatto." disse stupita  Zefira.

"Hai paura dell'acqua... non ci posso credere.." continuò a ridere Zefira.

"Direi  che la tua paura è molto più banale."

"Quale paura?" chiese perplessa Zefira.

"La paura dell'amore."

Zefira arrossì violentemente e rispose "N..no...non è v..v..vero!"

"Ricorda che leggo l'anima delle persone. Questa poi è anche la spiegazione perché hai respinto così duramente John. Povero ragazzo. Non dico che non è stupido ma...ha tanta paura di te."

" Perché dovrebbe avere paura di me?"

"Perché con lui sei così crudele." Angelo la guadò negli occhi e disse"Sei turbata. Non ti piace essere temuta."

"Mi ricorda mio padre. Un ubriacone che ha ucciso mia madre quando ero piccola, che mi trattava con freddezza di un ghiacciolo. Credeva che fossi impossessata dal diavolo perché adoro combattere,correre, nuotare, arrampicarmi, tutte discipline maschili. Non sopporto cucire e ricamare, se cerco di cucinare mi esce un pasticcio. Ho paura di amare perché tutto ciò che ho amato è stato distrutto davanti i miei occhi. Mia madre, il mio cane, il mio giocattolo preferito (un piccolo arco). Così ho imparato a essere fredda e ostile a tutto e a tutti."

Per la prima volta dopo anni Zefira sentì una tristezza sconfinata. Si accorse che stava piangendo solo quando Angelo le appoggiò la testa sulla sua spalla e cominciò ad accarezzarla piano, sussurrando parole  di conforto. Zefira pianse sulla sua spalla per un ora intera, poi si calmò a poco a poco e s'addormentò. Angelo allora le  appoggiò la testa sul parapetto, le tolse un ciuffo di capelli che le era scivolato sugli occhi, la coprii con una coperta e se ne andò.

                                                         *                                             *                                        *

Zefira si svegliò con un terribile mal di testa per via del pianto. Con imbarazzo si ricordò ciò che era accaduto. Era notte ed Angelo si era addormentato accanto a lei. Zefira lo guardò un attimo e poi se ne andò. In cabina non voleva tornare, quindi decise di andare a nuotare. Era una serena notte di luna piena. Tutte le altre ragazza avrebbero pensato che è un momento romantico ma Zefira con la luna piena pensava ai lupi, lupi mannari.

Si tuffò vestita come sempre. Nuotava nel riflesso della luna sull'acqua. Quando risalì una mano dal buio le tese un asciugamano. Angelo. 

"Grazie." sussurrò Zefira.

"Ho deciso." disse Angelo"voglio combattere la mia paura. Mi insegni a nuotare?"

"Ma i gatti non nuotano..."

"Ma io non sono completamente un gatto."

"Va bene. Ti insegno."

Zefira prese una fune bella grossa e la legò al parapetto. Poi si tuffò e disse a Angelo di calarsi con la fune. Angelo lo fece. Sussultò appena toccò l'acqua.

"Quanto è profondo?" chiese con voce preoccupata e tremante.

"Tanto. Non ti preoccupare. Reggiti alla fune e stenditi sull'acqua. Bravo, ora rilassati e respira regolare. Vedrai che se hai abbastanza aria nei polmoni galleggi." 

La lezione durò finché Angelo non ebbe le labbra blu.  poi risalirono. Presero due coperte e fregarono dalle cucine da mangiare e una tisana calda. 

Si sedettero in prua dove sempre e mangiarono in silenzio, cercando di scaldarsi. Angelo guardò a Zefira negli occhi. "Cosa hai letto nei miei occhi?" chiese Zefira. "Ti voglio aiutare anche io con la tua paura." disse Angelo. Poi le prese il viso tra le mani e la baciò, ridendo."Hai paura."disse. "E tu? non ne hai?" 

"A essere sincero, si. Ho paura."


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