8.0

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Luke's POV

«Devo andare da lei. Devo.» esordii frustrato, passandomi una mano fra i capelli ormai scompigliati. Michael mi si avvicinò cauto.
«Luke, non puoi mollarci qui. Si sistemerà tutto.» cercò di rassicurarmi e di dissuadermi dal mio voler raggiungere Ella.
«Non so se si sistemerà. E se muore? Cosa faccio io se lei muore? Come potrò andare avanti senza neanche averla vista almeno una volta?!» sbottai irritato. Avevo bisogno di vederla. Di guardarla negli occhi e di sentire la sua voce.
«Luke, non morirà. Rilassati, stai esagerando!» esclamò Michael posandomi una mano sulla spalla, ma io mi scostai.
«Esagerando? Ha un fottuto cancro, non sto esagerando!» lo oltrepassai ed uscii dalla stanza, diretto dalla persona che qui più temiamo, colui che ci dirige.
Mike per fortuna non mi seguì. Quando arrivai alla stanza, mi fermai innanzi alla porta chiusa e bussai, attendendo che si aprisse. Poi mi si presentò un uomo robusto e alto, pochi capelli grigiastri e occhi grandi.
«Luke, che ti serve? Non dovresti essere con gli altri a ripassare i testi delle canzoni?» mi chiese, appoggiandosi allo stipite della porta.
Io rimasi fermo sul mio posto. «Sì, ma ho bisogno di chiederti una cosa. È importante.» cominciai con tono serio.
«Parla.» mi fece segno di entrare nella stanza e quando fummo dentro, chiuse la porta.
«Quindi?» mi incitò sedendosi su una poltrona un po' sgangherata, foderata da un tessuto bordeaux.
«Volevo chiederti se potevo prendermi una pausa di qualche giorno, massimo cinque.» gli spiegai dopo aver respirato a fondo.
«Beh, qui in città ci sono altre cose da fare e-» iniziò a dire, ma io lo interruppi.
«Non in città. Ho bisogno di partire. Devo andare in Europa.» dissi e sul suo volto si disegnò un'espressione divertita.
«Stai scherzando, spero.» sbottò e cambiò sguardo quando vide che non ridevo.
«Certo che no.» risposi.
«E perché mai dovresti andare in Europa? Ora?» mi chiese storcendo la bocca.
«Per questioni familiari.» mentii in parte. In realtà la mia famiglia neanche sapeva di Ella.
«Luke, io non credo che sia una scelta saggia partire ora. Siamo nel bel mezzo del lavoro.» continuò a dire, ma io neanche lo ascoltavo più. Avevo già preso la mia decisione.
«Partirò comunque.» affermai e feci per alzarmi, ma prendendomi per un polso, John, il nostro capo, mi spinse di nuovo giù.
«Te lo scordi. Luke, non puoi.» disse con tono fermo. Io evitai io suo sguardo.
«Non mi importa. È una questione seria.»
«Non importa a me. Hai un contratto da seguire!»
«Ma non puoi impedirmi di tornare a casa.»
«Non abiti in Europa. Sei di Sydney, quindi non c'entra la famiglia.» rispose con un ghigno.
«Ma vuoi farti i cazzi tuoi, per una volta?» non ce la facevo più.
«Come hai detto? Ti ricordo che sono il tuo superiore. Dovresti portare rispetto verso di me!» urlò facendomi solo alzare gli occhi al cielo.
«Non mi interessa quello che dici.» mormorai facendo per uscire dalla stanza. Ma sentii ciò che lui disse, che suonò più come una minaccia.
«Prova a partire e vedrò io che notizia diffondere sui social per infangarti un po'.» ringhiò ed io gli rivolsi un'occhiata truce per poi andarmene, imbestialito, nella mia 'stanza'.

HI OR HEY
più la storia va avanti, meno piace forse haha

'ndo stanno i voti e i commenti come prima?

-sorrynotsorry

-Mic

P.S. Siamo già al capitolo 80, wow

cancer » luke hemmings [IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora