The prison of heaven

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-Cover by @@rebbyAthena

Lo vidi per pochi secondi prima di essere sbattuta con la faccia al muro da qualcuno. Le mani mi vennero strette in qualcosa che faceva male, manette probabilmente, mentre mi tenevano ferma. Non ostacolavo il loro lavoro, rimanevo semplice ferma ad aspettare quella che sarebbe stata la mia punizione definitiva.

"Portatela in cella, è ancora minorenne." Sentii gridare dal cancelliere, la sua voce era sempre inconfondibile...

Le guardie mi fecero avanzare velocemente, a passi sempre controllati da loro, le mani dietro la schiena imprigionate dalle manette, e i loro corpi ai lati del mio. Guardai il posto che ben presto raggiungemmo: lo sky box, la prigione del cielo. Milioni di stanze, alcune d'isolamento, altre semplici celle, ma naturalmente a me aspettò la prima opzione. La stanza era vuota, contornata però da qualche disegno ben fatto, c'era uno di questi disegnato proprio su quello che chiamavamo pavimento di ferro: era definito nei minimi dettagli, creato con quelli che dovevano essere gessetti. Sembrava davvero la terra. Per qualche secondo chiusi perfino gli occhi credendo di essere davvero lì, ma il sogno durò ben poco.

"Clarke evita di fare altre stronzate come questa, okay?" Una voce attirò la mia attenzione, così come la porta che si apriva permettendo l'ingresso a 2 persone. "Non dovevo stare in isolamento?" Chiese una ragazza, aveva dei capelli biondi e gli occhi di un blu profondo. Non era troppo alta, sembrava avere la mia età. Sul suo polso c'era una fascia da ferita, lo nascose quasi subito nel notare il punto interrogativo che si rifletteva nei miei occhi.

"Non c'erano altre celle d'isolamento se non questa, e secondo loro... devo stare lontana da tutti." Rispondo alla sua domanda, chiarendo quel dubbio che vedo nascosto nei suoi occhi. L'altra donna, che riconosco come la dottoressa e membro del consiglio Abby Griffin, annuisce alla ragazza, sparendo subito dopo averle regalato un sorriso.

"Quindi adesso mettono in isolamento 2 persone alla volta?" Chiese la giovane, io la guardai meglio: era dipinto un gentile sorriso sul suo viso, gli occhi adesso ritraevano qualche cosa simile alla felicità, anche se non sono poi tanto sicura di questo. La felicità qui sull'Arca... non sapevamo nemmeno cosa fosse.

Mi allungò la mano subito dopo, cercando di essere il più gentile e possibile. Mi guardò negli occhi a lungo, aspettando una mia possibile reazione. "Clarissa..." Mi presentai, le strinsi la mano che mi porgeva con forza, lei mi sorrise ancora. "L'hai fatto tu?" Le chiesi indicando il disegno che mi aveva precedentemente incantato, lei mi sorrise osservandolo. Annuì, confermando le mie idee. "Complimenti... è davvero molto bello." Le regalai un sorriso solo in quel momento. Quel disegno meritava una risposta degna di un sorriso, perché almeno quello... rappresentava una possibile felicità.


****

"Nove mesi... non ce la faccio più, porco cavolo!" Esclamai, Clarke rise sentendomi. Non ricambiai quella sua dolcezza, certo avevamo parlato parecchio in tutto questo tempo, ma nessun legame da parte mia. Aveva confermato le mie idee, era quella Clarke che ricordavo. Avevamo frequentato insieme delle lezioni, prima di finire entrambe qui dentro. Non era il mio tipo nemmeno allora, certo era intelligente e questa era una cosa più che positiva e che adoravo, ma aveva sempre la dannata voglia di salvare il mondo in qualche modo, e Dio! Sarò perché sono un po' egoista, ma non capivo come facesse. Tutto sommato però non era male... Mi sedetti a terra, con la schiena contro una delle pareti e sbuffai sonoramente. Vedere sempre una sola persona, sentire sempre le stesse cose, non uscire mai e stare rinchiusa in solo 4 mura... non facevano per me. "Eppure sai... siamo state rinchiuse tutto questo tempo insieme, ma non mi hai ancora detto il perché ti hanno messa in isolamento." Lo chiese a voce bassa, non provò a guardarmi negli occhi preferendo il suo disegno. La curiosità delle persone mi piaceva, ma quando era moderata, quella di Clarke non lo era. "L'Arca ti incolpa anche per le cose più stupide, Clarke." Chiusi lì il discorso, e a proclamarlo tale fu proprio il rumore della serratura, scattò e la porta si aprì. Due uomini con la divisa da guardia entrarono nella stanza, le armi apportata di mano nel caso fossero state necessarie.

"Prigioniera 319, faccia al muro." Clarke si alzò da terra, dove stava ancora disegnando, per fare ciò che gli era stato appena chiesto. "Che significa?" Chiese lei, il suo tono era più che preoccupato. Ero più grande di Clarke, se avessero dovuto cominciare a giustiziare le persone... avrebbero preso prima me. Cercai di tranquillizzarla, guardandola negli occhi. Mi alzai da terra, l'altra guardia entrò nella stanza e si mise molto vicino a me, per evitare qualsiasi disastro avessi intenzione di fare. "Silenzio, alza il braccio destro." Le rispose l'agente. "No, non è il mio momento, compirò 18 anni il mese prossimo." "Dammi il braccio." La guardia gli si avvicinò con uno strano bracciale di metallo, all'interno di questo c'erano alcuni aghi, aghi che dovevano penetrare nella pelle di Clarke a quanto pare. "Togli l'orologio." Le ordinarono ancora, ma era una richiesta che già sapevo che non avrebbe soddisfatto. "No, era di mio padre!" Clarke si dimenò, sfuggendo alle guardie velocemente. Uscì fuori dalla stanza, ma prima che potessi solo correrle dietro e vedere cosa stesse succedendo, la porta della nostra meravigliosa cella venne chiusa, oscurandomi il tutto.

"Bene, adesso sono anche da sola." Pensai, ma nonostante provassi a concentrarmi su me stessa, la preoccupazione per Clarke si fece sentire presto. Dopo tutto quella ragazza... non era per niente male.

The 100 StepsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora