L'indomani mi reco all'Università, quasi mi ero scordata ne frequentassi una, ma questi erano i patti con i miei genitori: se voglio provare a diventare attrice, devo anche studiare qualcosa di concreto. Sono appena arrivata nella mia bella facoltà di architettura.
Io un architetto, che buffo. Io che sono la persona meno regolare di questo mondo, io che ho bisogno di qualcuno che mi suggerisca se si metta prima il latte o prima i cereali nella tazza, dovrò progettare, costruire, riflettere e regolarmi.
Non mi so regolare, non sono mai stata per le misure, io le cose le ho sempre fatte senza regole. Anche per questo sono andata a vivere in una casina tutta mia. Dovevo evadere, scappare, respirare.
Non che non ami i miei genitori, ma non mi ci vedo a lavorare come cameriera nel loro buco di ristorante.
In realtà, non mi ci vedo nemmeno stamattina in questa Università. E non mi ci vedevo nemmeno ieri di fianco a Winona. Ops, volevo dire, un passo dietro Winona. Perché io al fianco non ci posso ancora stare, sono sempre un gradino sotto.
Un gradino sotto ad un cameriere, uno sotto ad un architetto, uno sotto ad un attore. Ma troverò mai il mio posto?!
Comunque non è il momento di pensare al film, alle tette alla gola, i capelli cotonati e la storia ottocentesca, oggi di 800 studierò solo qualche monumento.
Sbadiglio nel mio maglioncino grigio fumo, grigio un po' come la giornata di oggi. Mi avvicino alla bacheca degli avvisi.
«Ciao.» Un ragazzo cattura la mia attenzione.
«Ciao.» Farfuglio appena, non mi pare di conoscerlo.
«Eri a lezione qualche settimana fa con me, non so se ti ricordi.» Si porta una mano alla nuca, è uno di quei ragazzetti dalla faccia pulita, la barba appena accennata e il maglioncino largo.
«Oh, a lezione...» Ripeto, proprio non me lo ricordo. Non è che quelli così catturino la mia attenzione più di tanto. La mia attenzione la catturano i biondi, con gli occhi azzurri e una stronzaggine assurda a quanto pare.
«Non ti ricordi.» Sorride imbarazzato. «Comunque sono Will.» Mi porge la mano che afferro subito.
«Chanel, tanto piacere.»
«Chanel.» Ripete tra i denti. «Io devo seguire la prossima lezione, e tu?»
Io vorrei scappare via, ma non posso. Mi trattengo.
«Anche io, entriamo?»
«Prego.» Mi tiene aperta la porta.
Una volta fuori continua a non mollarmi. «Interessante, no?» Domanda, giusto per non spezzare la conversazione, sembra proprio non avere altri argomenti.
«No.» Sbotto annoiata. «Perdonami, non volevo essere scortese, ma no questa facoltà non mi piace per niente, non è l'architetto che voglio fare.
«E cosa vuoi fare?» Mi chiede, sembra davvero interessato.
«Non lo so, recito. Per il momento sono solo una comparsa, ma una comparsa al fianco di Winona Ryder e Leonardo DiCaprio non è niente male, no?» Sorrido e mi rilasso.
«Scherzi? Sei su un'ottima strada.» Sorride invogliandomi. «Caspita, sono due pezzi grossi. Ma DiCaprio è davvero stronzo come lo definiscono i giornali?» Ride.
No, se ti dicessi che mi ha baciata perché così gli andava non mi crederesti, dunque non te lo dico.
«Un pochino.» Sorrido.
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𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧 𝐮𝐫𝐚𝐠𝐚𝐧𝐨. -𝐋𝐞𝐨𝐧𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐃𝐢𝐂𝐚𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐟𝐟
FanfictionCosa succede se un uragano incontra cose sul suo cammino? Le travolge. Così, Chanel sarà per Leonardo, e Leonardo per Chanel: come un uragano. ----------------- La seguente fanfiction è presente su altri due siti, postata con altro nickname, dunque...