Il Clown Blu (Parte Terza)

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Adesso erano faccia a faccia. Il ragazzo era terrorizzato, si sentiva impotente e non riusciva a capire perché proprio lui dovesse ritrovarsi in una situazione del genere. Il Mostro, al contrario, era contento, con un ghigno stampato sulla faccia
'' Sarai affamato, immagino, se farai il bravo presto ti porterò qualcosa da mangiare, ma soltanto se farai il bravo '' e aggiunse ''Ma prima ci dobbiamo divertite''. Laurence iniziò a tremare come una foglia e il signor Februs per tranquillizzarlo gli disse ''Non penserai che sia uno di quei pedofili malati di mente che se la spassano con i bambini, vero? Io sono soltanto un malato di mente'' e dopo aver concluso la frase si mise a ridere a crepapelle e dovette appoggiarsi al bancone da lavoro per evitare di cadere. Gli sfuggì qualche lacrima. Dopo essersi ripreso si sedette e si mise al lavoro progettando uno dei suoi nuovi strumenti di tortura. Mentre il vecchio lavorava, Laurence si guardò intorno, alla ricerca di qualche oggetto (raggiungibile) che sarebbe potuto tornare utile. Scrutò con attenzione il pavimento in legno e vide un piccolo chiodo, non piantato del tutto, fuoriuscire da un'asse. Nel frattempo il signor Februs era concentrato sul suo nuovo marchingegno e non badava al ragazzo. Così Laurence allungò il braccio verso il chiodino sporgente, lo afferrò con l'indice e il pollice e tirò con tutta la sua forza. Quando estrasse il chiodo l'asse di legno si alzò di qualche centimetro rispetto agli altri. Si udì uno scricchiolio ma il Signor F era troppo impegnato per accorgersene. Dopo essere uscito vittorioso da un'impresa simile a quella della spada nella roccia si infilò il chiodo nella tasca, sapeva che presto gli sarebbe servito.

Dopo quasi mezz'ora il Clown Blu era ancora al lavoro ma ad un certo punto perse la pazienza ''Al diavolo, non ce la faccio più, userò qualcos'altro'' , così si alzò, prese il martello che era appoggiato sul tavolo e si diresse verso il ragazzo. Fece qualche passo verso di lui, si fermò e furibondo disse ''Ho deciso che ridurrò in poltiglia la tua manina destra, quindi dovrai imparare a fartele con la sinistra''. Riprese la camminata a passo sostenuto ma inciampò sull'asse di legno rialzato che Laurence aveva spostato poco prima. Cadde con le braccia in avanti verso il ragazzo a pochi centimetri da lui, colpì la testa sul pavimento e perse i sensi.
Il martello atterrò vicino a Laurence, allungò abbastanza la mano da riuscire ad impugnarlo, tentò invano di rompere le catene. Gli venne un'idea di cui presto si sarebbe pentito. Si fece coraggio, prese il chiodo dalla tasca, appoggiò la punta sulla mano destra del vecchio e pensò Sarai tu da ora in poi a fartele con la sinistra. Con il martello colpì ripetutamente il chiodo, che sprofondò nella carne e nelle ossa, e anche se era stato piantato completamente nella mano, continuò a colpire quest'ultima, poco dopo fu il turno delle dita, le spezzò una ad una. Laurence sentiva il rumore delle ossa sgretolarsi e polverizzarsi e vedeva la carne trasformarsi nella stessa consistenza di un hamburger. Era felice perché quel bastardo stava soffrendo.

Il signor F si riprese quasi subito, fu cosciente per la maggior parte del tempo e nel giro di pochi secondi vide la sua mano andare in frantumi, diventare gelatina e fondersi con il pavimento. Gridò come un dannato ''La mia mano! La mia mano! "
Più che vedere percepiva soltanto un gran dolore perché ormai il volto era interamente ricoperto di sangue, che proveniva da quella che una volta era la sua mano destra.
Prima che Laurence incominciasse a frantumare anche la sinistra il vecchio indietreggiò, la mano destra era sottile quanto un foglio di carta. Il dito medio e il mignolo erano sul pavimento, le altre dita di lì a poco si sarebbero staccate e il resto era irrecuperabile. Dolorante e con lacrime (di dolore questa volta) disse ''La pagherai cara per ciò che hai fatto stronzetto''. Sembrava che sapesse già come vendicarsi. Detto questo prese il seghino, strinse un pezzo di legno tra i denti, appoggiò la mano destra (o quello che ne restava) sul tavolo e tagliò ciò che era rimasto di quel mucchio di carne tritata. Resistette al dolore, non svenne, ma dal moncherino uscì un mare di sangue, cercò di rallentare l'emorragia mettendo sulla ferita un fazzoletto. Mandò di nuovo al diavolo il ragazzo e salì le scale.

Era inverno e il Signor F nei periodi più freddi dell'anno teneva sempre acceso il camino per evitare di morire congelato. Sarà stato un sadico serial killer ma la vecchiaia la sentono tutti.
Così andò in cucina, si mise davanti al camino (che era protetto da un vetro temperato) e prima di fare qualcosa, secondo lui di stupido, pensò. Quello che stava per fare la riteneva una cosa giusta, non voleva morire dissanguato e doveva farla pagare a quel bamboccio. Chiuse gli occhi, avvicinò lentamente il moncherino alla lastra rovente e lo spinse contro il vetro per cauterizzare la ferita. Urlò fino a perdere la voce, nel frattempo la carne viva del polso stava friggendo. Per via del dolore non era più in grado di stare in piedi, cadde in avanti e colpì violentemente il vetro ustionante con la parte sinistra del volto. Sapeva che doveva togliere la faccia da lì ma ormai non ce la faceva più, aveva perso molto sangue e aveva riportato gravi ustioni. L'unica cosa che gli dette forza fu la rabbia, Me la pagherai stronzetto, si ripeteva.
Tentò di staccare il volto da quello che per lui era l'inferno, ci riuscì ma buona parte della sua faccia era diventata formaggio fuso. Ormai non aveva più voce, gli era andata via a causa delle urla, soffrì in silenzio e svenì nuovamente. Purtroppo non morì ma aveva avuto ciò che si meritava. La parte sinistra della faccia era andata, quelle ustioni lo rendevano molto simile a Due Facce.
Il vetro era diventato talmente nero che non si riusciva a vedere attraverso. Inoltre in cucina c'era una gran puzza di strinato che giunse fino al naso di Laurence.

Il ragazzo, dallo scantinato non aveva sentito altro che le urla di quel pazzo diventare sempre meno rumorose fino a cessare. Nell'aria percepiva anche una puzza di bruciato. Speriamo sia morto, pensò.
La mano del Clown Blu era a qualche metro da lui mentre il sangue era talmente vicino da riuscire a sentirne l'inconfondibile aroma. Non ne poteva più di sangue e mutilazioni, voleva soltanto mangiare, ma sapeva che sarebbe passato molto tempo dal suo prossimo pasto.
Laurence aveva ancora il martello ed era pronto ad usarlo di nuovo se fosse stato necessario. Mentre pensava a cosa gli avrebbe potuto fare il signor F vide sul pavimento, ad un paio di metri, una chiave che probabilmente era caduta da una tasca del Mostro mentre si automutilava e probabilmente era la chiave che lo avrebbe reso libero.
Pensò ad un modo per poterle prendere.

Permanenza nella casa accogliente del vicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora