Il Clown Blu (Parte Quarta)

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Il Signor Februs rinvenì. Erano passate diverse ore da quando era stato mutilato e sfregiato. Si alzò da terra, di fianco a lui il camino ormai si era spento ma nella cucina era ancora intensa la puzza di sangue e carne bruciata. La sua pelle era rimasta appiccicata al vetro e adesso si era seccata. Dolorante si sedette, aveva gravi ustioni che si estendevano dal mento alla fronte della parte sinistra del suo volto. Il sopracciglio si era carbonizzato, la palpebra si era cotta e l'occhio sinistro ormai era irrecuperabile. Si recò nel bagno alla ricerca di un kit del pronto soccorso. Passò davanti alla porta della cantina 'Non mi sono dimenticato di te' si disse pensando al ragazzo.
Nel bagno trovò delle bende, le avvolse attorno al moncherino e delicatamente, imbevute di alcool, le appoggiò sul viso. Mentre si medicava aveva i denti serrati, come una morsa, e un respiro sempre più veloce per via del dolore. Stava soffrendo e non si era dimenticato chi era la causa di tutto quello. Si guardò allo specchio e adesso era un Mostro a tutti gli effetti, sia dentro che fuori. Tornò nella cucina e nel cassetto della credenza prese la maschera con la quale si era guadagnato il nome di Clown Blu.
Prese un paio di forbici e la tagliò a metà. Era una maschera normalissima: bianca con delle decorazioni colore rosso e nero, nella parte superiore erano stati incollati dei capelli finti blu.
Il signor F prese la parte sinistra della maschera, tolse quel mucchietto di capelli finti rimasti appiccicati e grazie ad un elastico si coprì la parte del volto sfregiato.

Laurence nel frattempo stava cercando di raggiungere la chiave. Dopo aver perso l'occhio perse anche il senso della tridimensionalità e solamente dopo si accorse che la chiave della salvezza era a pochi centimetri da lui, infatti gli bastò allungare la mano per prenderla. Si liberò dalle catene e prima di andare di sopra decise di armarsi. Prese il martello sporco di sangue con il quale aveva spappolato la mano di quel vecchio. Sul tavolo notò anche un altro attrezzo che gli sarebbe servito: una sparachiodi. La impugnò saldamente e per esercitarsi la puntò verso il muro, premette il 'grilletto' e vide il chiodo conficcarsi con successo nel cemento.
Adesso era pronto ad un eventuale scontro con il Mostro e nel caso avesse vinto se ne sarebbe andato, riabbracciato i suoi genitori e rivisto il suo migliore amico Matthew. Incominciò a salire le scale, gradino dopo gradino si avvicinava sempre di più alla porta e la paura era tanta. Impugnava saldamente con entrambe le mani la sparachiodi mentre il martello lo teneva nella tasca. Improvvisamente la porta si aprì, era lui, adesso si ritrovava davanti ad una figura raccapricciante, mezza faccia da una parte e mezza maschera dall'altra. Smise di pensare e con la sparachiodi fece fuoco, il primo chiodo sorvolò la testa. Non c'era tempo da perdere così sparò di nuovo, il secondo andò in tutt'altra direzione, nel frattempo F si stava avvicinando, 2 metri, 1 metro, mezzo metro, 'Sei mio'.

'Ahhhhhhhhhh'

Il terzo chiodo si conficcò nella gamba destra, sopra il ginocchio. Nella casa rimbombarono di nuovo urla di dolore 'Stupido ragazzino, mi hai fatto proprio incazzare', Februs afferrò Laurence per il collo e lo spinse giù dalle scale facendolo tornare in cantina, al punto di partenza.
Il ragazzo rotolò giù per le scale, gradino dopo gradino, sbattendo dappertutto si ritrovò al punto di partenza.

Svenne.

Februs, di nuovo dolorante e in preda alla rabbia, senza pensarci due volte si tolse il chiodo dalla gamba(questa volta trattenne le urla), prese una corda e raggiunse Laurence.
Dopo averla legata al piede tornò in cima alle scale e tirò con tutta la sua forza.

Si riprese, questa volta non era più nella cantina, adesso si trovava nella cucina, seduto e con le mani legate alla sedia. Dall'altra parte del tavolo c'era di nuovo lui. 'Ti starai chiedendo della mezza maschera che sto portando, sappi che anche questo è a causa tua' se la tolse e vide con disgusto quello che aveva davanti. 'Mezza Maschera' disse 'suona bene' detto questo si ricoprì il volto. Laurence non era in grado di parlare, 'Non ti ricordavo così silenzioso, eppure quando eravamo amici parlavi sempre'
'Tu non sei mio amico, tu sei un Mostro!!!' urlò il ragazzo.
Il signor F come se non avesse sentito riprese 'Una volta avevo un migliore amico, sai, era uno di quelli speciali. Eravamo sempre insieme, facevamo tutto insieme, proprio come te e... come si chiama pure? '
il ragazzo rimase in ascolto
'Non ha importanza, lo troverò, torniamo a Percy, si chiamava così, prima che me lo portassero via' cadde una lacrima.

'Come si chiama, come cazzo si chiama?'

'Venne rapito, proprio come te, da un maniaco proprio come me' un ghigno scoprì i denti.

'Marcus? No non può essere'

'Quel sadico lo fece letteralmente a pezzi, non lo trovarono ma Percy si, dentro un sacco della spazzatura, quell'animale si era tenuto la testa, come trofeo pensarono.'

'Murphy? No pensa ancora'

Perfino Laurence si commosse.
'Credo che questa sia una delle ragioni che mi ha reso quello che sono' strinse il pugno 'faccio quello che faccio perché mi piace, voglio che tutti provino quello che ho provato io'
sorrise, il nome gli passò davanti.

'Martin? Matthew? Si è proprio Matthew, si cazzo è lui'

'Proverai quello che ho provato io quando ti porterò Matthew e lo sgozzerò come un maiale davanti a te'

'No animale non fargli del male'

'Ohhhh, eccome se gliene farò, la pagherai, soffrirai'

'No non farlo! Non fargli del male, lascialo stare!' Laurence cercò di dimenarsi e di urlare a squarciagola ma il signor F gli mise un fazzoletto in bocca.
'Quando tornerò avremo un ospite' un ghigno gli tornò sulla faccia, prese il martello e uscì di casa.
Fuori era buio, tutto era avvolto dall'oscurità e Matthew non sapeva che presto si sarebbe ritrovato nelle mani di Mezza Maschera.

Permanenza nella casa accogliente del vicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora