Il Clown Blu (Parte Seconda)

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Passarono due ore. Dopo essere stato mutilato e colpito alla testa, Laurence si svegliò. Erano le nove e mezza di sera. Qualche ora prima si stava divertendo con il suo migliore amico Matthew e invece adesso era lì, senza un occhio e con un taglio lungo una decina di centimetri sulla fronte. Si sentiva molto stanco e debole, aveva perso tanto sangue in seguito allo scontro con il Mostro, lo aveva ridotto in fin di vita ed era uscito vivo da quel conflitto per miracolo. In bocca riusciva a sentire il sapore di quel liquido rosso (probabilmente qualche goccia era arrivata alle sue papille gustative), inoltre era affamato, molto affamato, e quella sera sperava di non avere una cena a base di sangue dal momento che continuava a mandarlo giù e incominciava ad avere gli sforzi del vomito. Quelle poche gocce che continuavano ad uscire dall'orbita oculare gli scorrevano prima sulla guancia, per poi arrivare alle labbra e infine all'interno della bocca. Era per terra, sdraiato su un pavimento freddo oltre che duro, essendo legato con una catena al muro era limitato nei movimenti, ma nelle condizioni fisiche in cui si ritrovava, muoversi era l'ultima cosa che poteva fare. Il piede sinistro era legato attorno ad una catena vecchia e arrugginita (se avesse avuto qualcosa di contundente probabilmente sarebbe riuscito a romperla), c'era anche un lucchetto nell'estremità della catena legata al piede che gli impediva di liberarsi. La parte sinistra del volto era parzialmente avvolta da un fazzoletto bianco e solamente al centro era inzuppato di sangue, probabilmente era stato il signor Fubres alias il Clown Blu che lo aveva medicato e cercato di rimediare a ciò che gli aveva fatto. Gli aveva anche messo un cerotto sulla fronte, fermando quella piccola emorragia, si era preso cura di lui soltanto per un motivo: non voleva che il suo giocattolo morisse perché presto ci avrebbe giocato.

Laurence si trovava in un luogo buio e freddo, conosceva a memoria la casa e tutte le stanze di quel vecchio sadico, ma non era in grado di capire in quale fosse. Probabilmente era lo scantinato, dove il ragazzo non era mai entrato perché gli era stato proibito dal signor F.
Ma adesso, aveva scoperto, per sua sfortuna, che non era un semplice seminterrato, anzi era l' ultimo posto in cui sarebbe voluto essere. Improvvisamente la luce si accese. In quella stanza non c'era un lampadario ma soltanto una lampadina collegata ad un filo. Grazie alla luce riusciva a vedere un tavolo da lavoro sporco di un rosso chiaro (sperava che non si fosse trattato di sangue, invece era proprio quello). Sembrava secco, ciò significava che era passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui si era veramente divertito. Quanto avrebbe voluto che la luce non si fosse mai accesa. Sopra quel bancone il ragazzo riconobbe parecchi utensili di ogni genere, dai martelli ai cacciaviti, dai chiodi ai bulloni e altri materiali da falegnameria. Poco dopo si rese conto che nelle pareti (ormai verdi ) dominava la muffa, probabilmente dovuta ad un'infiltrazione d'acqua, e inoltre vide crepe e fessure dove probabilmente si insidiavano ragni e insetti, in quel momento pensò a Matthew, perché sapeva che il suo migliore amico odiava a morte quelle bestiacce.
Una volta, il giorno del decimo compleanno di Matt, Laurence decise di fargli una bella sorpresa: prendere il ragno più grande che avesse trovato e metterlo nella confezione in cui Matt sperava di trovare un signor regalo. Invece le cose non andarono esattamente così perché, dopo aver aperto il pacco quello che trovò non era un signor regalo ma un signor aracnide, peloso oltretutto e talmente grande da poter divorare un topolino. Matthew appena lo vide fece un balzo indietro di due metri, Laurence invece si mise a ridere, ma rise per poco dato che il festeggiato gli stampò una bella manata in faccia.

Dopo aver pensato a quei bei ricordi Laurence per un attimo sorrise e per un attimo si dimenticò di essere lì, ma nel giro di pochi secondi tornò in quella fredda e buia stanza, e fu in quel momento che pensò ai suoi genitori. Adesso lui era li, solo come un cane, loro invece, probabilmente erano sicuri che fosse ancora a casa di Matthew e sua mamma, incollata all'orologio per poi fargli notare i minuti di ritardo, stava già pensando ad una adeguata punizione.
Avrebbe preferito rimanere in punizione a vita piuttosto che trovarsi li.

Il seminterrato era collegato al piano terra grazie ad una scala. Dopo che la luce si accese sentì lo scricchiolio di una porta che si apriva e poco dopo qualcuno scese le scale, Laurence non riconobbe subito la figura che si ritrovò di fronte (gli era rimasto solo un occhio e inoltre era accecato dalla luce che emanava quella dannata lampadina), ma non aveva dubbi, era di certo il signor Februs.

Il nome completo di quel vecchio era Dabok Kolski Februs ma tutti lo chiamavano signor Februs. Era un tipo solitario, di lui nessuno sapeva niente. L'unica cosa che si riusciva a capire era la sua provenienza, dal nome si capiva che era originario della Russia oppure della Polonia. Nessuno sapeva il suo segreto, o meglio, qualcuno lo sapeva ma in quel momento era molto probabile che fosse sotto terra. Se Laurence non si fosse inventato qualcosa al più presto ci sarebbe finito anche lui.
Il signor F non aveva alcuna maschera, sulla faccia aveva soltanto un sorriso a trentadue denti, sicuramente erano più quelli finti che quelli veri. Si avvicinò al tavolo, impugnò un martello e fece una domanda che gelò il sangue al ragazzo:"Vogliamo giocare ?" .

Permanenza nella casa accogliente del vicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora