Capitolo 7 - Why'd you only call me when you're high?

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La normalità era tornata nei cuori in tempesta, ma purtroppo per lei, pensò Grace, Arabella esisteva ancora,ma a chi importava più.
Alex era lì, seduto al suo tavolino, il giornale e la seconda tazza a metà, gli occhi scuri fissi e concentrati si muovevano impercettibilmente per seguire le parole.
Aveva appena appoggiato, per fortuna, la tazza sul tavolo quando spostò lo sguardo, mise giù il giornale, si alzò di scatto e tese le orecchie
I'm a puppet on a string
Tracy island, time travelling
Diamond could have shaped heartaches...
Grace smise di lucidare la tazzina, lasciò straccio e ceramica con poca grazia e uscì da dietro al bancone.
Si fermò a metà della stanza.
Alex sgranò gli occhi e a Grace si aprì un sorriso a trentadue denti, si guardarono, Alex sembrava aver visto un fantasma mentre Grace era efuorica, gli gettò le braccia al collo e lui la prese al volo.
-O mio dio Alex!!!-
And I go crazy cause here isn't where i wanna be
And satisfaction feels like a distant memory
And I can't help myself all I
Wanna hear her say is R U Mine?
-Sto sognando?-
-No è la tua fottuta canzone!!!!-
Nel sentirlo dire lo sgomento si tramutò in una risata, la strinse a se più forte.
-La mia canzone...in radio...-
Solo il bacio che Grace gli lasciò sulla guancia lo riportò alla realtà.

-Che fai stasera?- le chiese, senza una particolare ragione,quando la vide uscire senza grembiule per la pausa pranzo.
-Divano e serie tv, lavoro tutto il giorno!-
-Io e i ragazzi saremo al Blue Lagoon invece, probabilmente strafatti di qualcosa-
-Intendi qualcosa che non sia caffeina?-
-Molto spiritosa, forse non sai neanche cosa sia la droga.-
-Forse hai detto?Vediamo se indovini-
-Io dico di no-
-Sbagliato, CD nuovo per me in arrivo!!-
-Non ci credo. Allora perché non vieni a farmi vedere?- la provocò
-Sarà anche vicino a casa mia ma per stavolta passo, non sia mai che la tua ragazza mi vede con te-
A questo non ci aveva pensato, non aveva idea di dove Arabella sarebbe andata quella sera, decise di proposito di non dirle nulla, ancora non aveva dimenticato ciò che Grace gli aveva detto su di lei.

Come immaginava, si ritrovò sul divano di velluto circondato dai suoi amici, già strafatto, il telefono in mano, chiamava Grace, non era venuta, gli mancava da impazzire e non sapeva perché.
Si alzò in po' barcollando,ma era abituato a reggere certe dosi, si avvicinò al bancone per ordinare qualcosa, si sedette, si guardò intorno, era strafatto, non stupido.
La si notava benissimo, bionda platino in fondo alla sala, come se volesse nascondersi, sapeva che lui era con gli altri membri, ma di certo non credeva di trovarsi nello stesso posto.
Spense la sua solita sigaretta organica che stava fumando su un tavolino al lato del divano rosso e si alzò per raggiungere un ragazzo nella mischia, ballò con lui strusciando i fianchi prosperosi sul suo corpo.
Alex sollevò il bicchiere colmo di un liquido blu, mandò giù in un sorso, un altro, facevano schifo, meglio una birra...anzi no, un bel Jack, voleva sentire in gola il bruciore che non voleva uscire dalla sua bocca sotto forma di bestemmie, era troppo fatto per arrabbiarsi, si sentiva sempre peggio, chiamò Grace altre 5 volte almeno, lei non rispondeva, gli lasciò dei messaggi, i primi di una lunga serie, voleva urlare che aveva ragione, voleva urlare quanto si sentiva stupido,invece salutò i suoi e uscì barcollando il triplo di prima.
Arabella, ma che diamine, una puttana.
Cercò di mollarsi un pugno da solo, fece come una piroetta e rischiò di cadere.
Procedette verso il fondo della via, attraversó la strada dopo l'hotel e suonò il campanello almeno tre volte.
Grace sei li? Si che ci sei, ti prego ho bisogno di te, lo pensò soltanto perché non voleva svegliare il vicinato ma a pensarci,per lei, avrebbe potuto.
Aspettò un bel po, non sapeva cosa fare, così tornò indietro e attraversò di nuovo la strada.

10 chiamate, 15 messaggi, non era la prima volta che la chiamava quando era fatto o ubriaco ma non era mai stato così insistente, per un attimo provò pena per lui.
L'ultimo messaggio
"Babe pls I miss ya"
Chissà se lo pensava davvero, gli rispose soltanto: "Why'd you only call me when you're high?"
Subito dopo un altro messaggio.
"I'm here pls come down"
Non rispose, ma era sotto casa sua...
"I need you"
-Oh al diavolo!- esclamò tra sé e sé, indossava solo una maglietta lunga che le arrivava al ginocchio e il suo solito cardigan ma non le importava di meno, infilò un paio di stivaletti bassi e corse giù per le scale.
Aprì la porta, non lo trovò lì, ma poté scorgere la sua familiare figura al di là della strada, la vide, sorrise, barcollò e cadde a terra.
Fu a quel punto che senza pensarci corse sulle strisce rischiando di farsi investire.
Si inginocchiò accanto a lui e con uno sforzo disumano lo aiutò a rialzarsi.
-Quella...-lo sentì cominciare
-Alex non ti sforzare, collabora piuttosto- passò un suo braccio sulle sue spalle e mosse qualche passo con fatica.
-...fottuta puttana...- continuò.
-Lo so-
-Me lo avevi detto...-
-So anche questo- sorrise.
La porta piu vicina era fortunatamente quella dell'hotel, non si sognò neanche di fargli attraversare la strada di nuovo in quelle condizioni.
-Una camera, una qualunque, una notte sola-
La paffuta signora alla reception sorrise divertita porgendole la chiave 505.
-Una bella sbornia eh?-
-Già esatto, paghiamo domattina-
-Oh si non preoccuparti, terzo piano a sinistra!-
Grace si sentì mancare, no non aveva sentito male: terzo piano.
Cominciò la scalata dell'Everest, che portò a termine con successo.
Trovò la stanza 505, non immaginava fosse così grande come hotel, e dopo aver armeggiato con la serratura per 30 secondi buoni, con Alex che scivolava dalla sua presa, aprì la porta con un calcio e fece gli ultimi passi verso il letto, dove crollò sfinita accanto ad Alex.
Fece scivolare via le scarpe e lo trascinò fino al cuscino, dove lo sistemò su un fianco.
Dopo aver ripreso fiato si avvicinò di più a lui, gli spostò i capelli scompigliati dal viso e si soffermò ad accarezzargli la guancia, tracciò il profilo della mandibola e risalì fin sotto l'occhio, così per molte altre volte sulla sua pelle liscia e bollente, con il pollice sfiorò le sue labbra, fu sorpresa dal tocco leggero delle sue dita che fermò la sua mano proprio li per poi intrecciarle alle sue, mentre cercava di riaprire gli occhi e guardarla, ci riuscì per qualche secondo ma le palpebre erano troppo pesanti e gli fu permesso di guardarla solo il tempo di pronunciare una frase, prima di scivolare in un sonno profondo che li trascinò entrambi.
-Ti amo, Grace-
Sicura di aver sentito ma troppo stanca per esprimere una qualsiasi reazione, le loro mani ancora unite, il suo ultimo pensiero fu per il suo profumo di caffè, quando cadde tra le braccia del suo Elvis.

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