Capitolo 11 - Stop the world and find me.

397 27 10
                                    

Ottenuto il permesso di usare la doccia, Alex si abbandonò sotto l'acqua bollente, poggiò la testa alla parete e chiuse gli occhi,con il getto al massimo non poté udire i rumorosi pensieri di Grace che, nella sua stanza, camminava avanti e indietro con una strada idea in testa.
Lo faccio. Non lo faccio? È una cazzata? Sara divertente.
Ci mise pochi istanti a decidere, doveva sbrigarsi.
Infilò i suoi shorts sotto alla maglia di Alex, che tenne per sé, lasciò le calze e afferrò le converse,nere.
Pacchetto di post-it mai usati prima, perfetto.
Doveva decisamente sbrigarsi.
Alex uscì molto tempo dopo, non aveva mai fatto una doccia così lunga in vita sua, forse per concedersi di respirare il piu possibile il suo profumo.
Con solo un asciugamano addosso vagò per la casa.
C'era troppo silenzio.
-Grace?- esclamò. Il niente.
In cucina, vuoto piu totale.
In soggiorno il suo cd ancora girava in pausa nello stereo accanto al divano.
Tornò in camera e si accorse improvvisamente dei suoi vestiti sistemati sul letto, meno che la sua maglietta, sostituita con una maglia grigia piu o meno della sua misura con sopra...un post-it giallo.
"Prima di tutto ti ho procurato una delle magliette che uso per dormire perché col cavolo che ti facevo uscire senza con tutte le possibili donne per strada" sorrise già " Secondo, vestiti con molta calma, non sono molto organizzata.
Da qui, dove tutto è sbocciato, comincia dove tutto è cominciato"
Incredulità mista a stupore,mista a una curiosità irrefrenabile.
La sua piccola Grace che improvvisava una caccia al tesoro, tremendamente affascinante.
Si vestì in fretta, al contrario di come gli era stato detto, e imboccò l'uscita.
Dove tutto è cominciato.
Frenò appena in tempo per puntare a un parcheggio libero e accostò alla strada che tanto gli era familiare.
Cominciò dal fondo, entrò nello starbucks dove una ragazzina gli sorrise, facendogli trovare pronto un caffè da asporto in un cartone con un post-it "Prosegui, John, sterminatore di camicie"
Rise di gusto e uscì per svoltare verso il negozio di CD.
-Charlie, hai qualcosa per me?- disse senza preamboli.
-Mi sa che ti tocca cercare un po'-
Disse porgendogli un post-it.
"Mi hai regalato molti CD e no, non voglio che tu cerchi il primo, troppi facile, i secondi due che mi hai regalato una settimana dopo"
Alex alzò gli occhi al cielo, cominciò a correre verso gli anni '90.
Americana degli Offspring...
"Bravo, ora il secondo"
E Kerplunk dei Green Day, se li ricordava.
"Dove abbiamo passato il nostro tempo giorno dopo giorno,tazza dopo tazza"
Ovviamente.
Corse fino al caffè in pochi secondi.
-Lea, ciao, sai chi sono immagino...-
-Ecco a te, ma prima devi berlo-
Una tazza grande di cappuccino decorata con un paio di occhiali, di nuovo.
"Si lo so che hai già bevuto un caffè,ma il nostro è più buono.
Mettiti comodo.
Quando avrai finito, torna alla sera che avrei voluto dimenticare solo a metà, quella in cui mi hai dato un bacio, proprio qui sulla mia guancia sinistra."
-Dio...- doveva raggiungere il locale dove aveva suonato più di una settimana prima.
Overdose di caffeina a parte, era elettrizzato a tal punto da inciampare in mezzo al caffè per poi rialzarsi senza che nulla fosse successo e sfrecciare verso la macchina.
Our Black Heart raggiunto, era chiuso, ma sulla porta una serie di post it gialli formava un cuore, uno al centro,l'unico scritto.
"Apre soltanto di sera, ma se sei arrivato qui hai dimostrato di esser disposto a girare tutta Londra pur di trovarmi ma credimi, non sarà difficile.
Salto nel tempo. Tocca al luogo dello scontro, mio paladino, il luogo della resa dei conti."
Fino al pub a Camden Town. Ma quanto era stata veloce? In cosi poco tempo aveva girato tutta Londra in macchina al doppio della sua velocità,precendendolo ad ogni mossa.
-Thomas!!- entrò di corsa.
Lui gli allungò una birra ambrata sul bancone massiccio.
-Oh mio dio ma quanto mi fa bere-
-È il metodo per farti andare piano,su amico che appena finisci ci sono gli ultimi due post-it, resisti!-
Bevve più veloce che poté e si pulì la schiuma dalle labbra.
-Andiamo, voglio il mio indizio-
-Cavolo se sei veloce, ecco a te-
"Torna un po' indietro ad una serata davvero speciale, anche comica se vogliamo, quando: "Quella fottuta puttana" mi dicesti, e io non potevo essere più felice. Dove hai aperto gli occhi"
Doveva essere quasi in fondo alla caccia, giunse in fretta al Blue Lagoon, che era aperto a pranzo come un pub, ed entrò, si avvicinò al bancone e notò l'ultimo foglietto giallo che lo aspettava sulla seduta di uno sgabello vuoto.
"I'm going back to 505, if it's a seven hour flight or a forty-five minute drive.
Dove mi hai detto ti amo e neanche lo sai"
Quelle poche parole, sussurrate dalla sua testa, un sorriso spuntò sulle sue labbra, mentre usciva con tutta la calma del mondo, a piedi.
Camminava lentamente, come se l'attesa fosse preziosa, eppure la sua meta si trovava proprio a pochi metri, tra un tatuatore e le strisce pedonali, quel piccolo hotel.
È vero, se ci pensava, le aveva detto ti amo mentre era ubriaco, fatto, stanco, ma erano parole vere, non poteva esserne più sicuro, e glielo avrebbe detto di nuovo, sulle sue labbra stavolta, morbide, attese.
Entrò e la stessa signora grassa alla reception gli sorrise, si avvicinò.
-La porta è aperta. Sei fortunato ragazzo-
-Lo so.- le rispose.
Imboccò le scale strette che Grace aveva percorso con lui sulle spalle, milioni di sorrisi al ricordo di ogni momento, il cuore accelerato e il respiro affannato.
Una lentezza estenuante fino al piano che voleva, in fondo al corridoio.
La porta nera, tre numeri in metallo.
Room 505.
Perché la mano gli tremava?
Voleva vederla, voleva stringerla a se, anche se erano passate solo poche ore, voleva baciarla.
Abbassò la maniglia, lentamente.
Aprì la porta e una ballata folk invase le sue orecchie.
Percorse il minuscolo salottino prima di vederla lì, distesa su un fianco ad occhi chiusi,le ginocchia vicine al petto e le mani tra le gambe, immobile.
Fece un passo verso di lei e i suoi occhi si aprirono, gemme verdi e frammenti di pirite.
Si alzò, indossava ancora la sua maglietta, i suoi pantaloncini e le calze, aggiustò i capelli scompigliati e gli sorrise, dio quel sorriso.
Con uno slancio la raggiunse, la abbracciò e inspirò il profumo dei suoi capelli, le prese il volto tra le mani e affondò nelle sue labbra,con dolcezza, con la passione crescente.
Si staccò e appoggiò la fronte alla sua.
Grace ispirò profondamente, un bacio così semplice in grado di scuoterla dalle fondamenta e lasciarle una sensazione di fuoco nel petto.
-Tu sei pazza Adams-
-Grazie- gli strappò una risata.
Alex le prese una mano, le loro dita si incrociarono, un altro bacio, ancora più trasporto.
-Ti amo, Grace- stavolta lo disse, lo sussurrò a fior di labbra.
Un altro bacio, forse due, quattro o cinque, fino a rimanere senza fiato.
-Non sai da quanto ti amo io, Alex Turner-

The end

AMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora