Capitolo 8 - Going back to 505

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Si svegliò più lentamente del solito, la testa gli pulsava e minacciava di esplodere, ci mise qualche secondo a ricordare gli eventi della sera prima, ma quando cercò di muovere la mano sinistra se la trovò intrecciata a quella di Grace, che ancora dormiva beata accanto a lui, i lunghissimi capelli le solleticavano il viso, glieli spostò come era sicuro avesse fatto lei la sera prima.
Cercando di non muoversi troppo, con la paura di svegliarla, le cinse la vita con la mano libera e si avvicinò di più a lei.
Poverina, si ricordò, era stata lei a rialzarlo da terra e portarlo su per tre piani di hotel in quelle condizioni.
Sorrise all'idea, ricordava ben pochi dettagli, da quando era uscito dal locale in poi.
E adesso? Pensò, avrebbe forse lasciato che Arabella la passasse liscia anche questa volta? Ancora non si capacitava di quanto fosse stato stupido, aveva lasciato che lo prendesse in giro per anni, aveva fatto qualsiasi cosa desiderasse, anche smettere di vedere Grace...anche permetterle di insultarla.
No,non stavolta.
Guardò il viso angelico che aveva davanti e se lo ricordò arrabbiato durante il loro primo incontro,preoccupato, stupito, lo aveva visto in ogni sua sfaccettatura, anche rigato da lacrime, illuminato il più delle volte, per lui.
Per tutto questo tempo, lei aveva sorriso solo per lui.
Aveva perso il conto, si conoscevano da quasi un mese e gli era bastato cosi poco.
Lost track of time and space.
Così poco per innamorarsi di lei, e non sapeva neanche di averglielo già detto.
Si ritrovò perso nei suoi lineamenti quando un paio di occhi verdi si aprì lentamente davanti ai suoi, e continuò a fissarli finché non vide un sorriso spuntare sul suo viso.
-Beh, che dire, buongiorno- disse a bassa voce, lei rise, già di prima mattina, rischiava di ucciderlo.
La teneva ancora stretta a se, quasi per paura che la sua stupidità potesse farla scomparire, di nuovo.
Lo sguardo di Grace si spostò sulle loro dita ancora intrecciate, lasciò la presa lentamente godendosi ogni carezza, ogni brivido che la sua pelle le provocava e arrotolò attorno all'indice la ciocca dei suoi capelli che formava il ricciolo sulla sua fronte,lo vide alzare gli occhi con un sorrisetto storto, e nuovamente scoprì quanto poteva essere adorabile anche senza fare niente.
-Sai quando ti ho scritto che avevo bisogno di te non pensavo "raccoglimi da terra e portami a dormire in una camera d'hotel" ma è andata meglio di come speravo-
Rise, ma come faceva?
-Beh direi che era sottinteso dato che sei caduto sul marciapiede come un sacco di patate proprio quando mi ero convinta a scendere-
-Non volevi farlo?-
-Hai interrotto la mia emozionante serata di serie tv, non so se capisci-
-Le serie tv sono più interessanti di me?-
No, per niente.
-Più interessante di una discoteca qualunque cosa. E poi mi sarei sentita fuori posto-
-Se è per Arabella sappiamo tutti e due come è andata...-
-No,perché ho smesso con quella roba, non è da me...-
-Prima o poi mi dovrai raccontare un po' della tua vita da ribelle, muoio dalla voglia-
-Non è un gran bel racconto, ma ti accontenterò. Piuttosto non vuoi raccontarmi che è successo ieri sera che ti ha illuminato finalmente? Tutto ciò che sei riuscito a dirmi è stato "quella fottuta puttana"-
Prima che potesse risponderle fu costretto a girarsi a pancia in su per ridere di gusto alla sua formidabile imitazione.
-Già,non so so era la stessa persona di cui mi volevi parlare tu ma sta di fatto che non era per niente sola, e per niente con le amiche...-
-Ma ti ha visto?-
-No, così ho il tempo di farle una sorpresina dopo, di sicuro se l'è portato a casa mia sapendo che io ero "fuori col gruppo"-
-Povera idiota...- si lasciò sfuggire Grace.
-No, l'idiota sono io- affermò, la guardò dritta negli occhi.
-Alex...-
-Non dire niente. Tutto quello che hai provato a dirmi fin dall'inizio era vero. Tutto quanto.A te è bastato un attimo per capire che persona fosse veramente.-
-Tu eri innamorato di lei. Ci sono passata anche io-
-No, non lo ero da un bel po, ma non lo sapevo-
-L'amore acceca-
-Che mi accechi allora- le disse con uno sguardo che nascondeva mille sottintesi.
Voleva baciarlo, ora più che mai,ma ci pensò lui al suo posto.
In un gesto che sembrò così naturale, poggiò una mano al lato del suo volto e schiuse leggermente le labbra per farle combaciare con le sue, niente di più, soltanto dolcezza, un incontro di sola pelle.
Si staccò da lei e la guardò sorridendo, non disse niente ma gli occhi si esprimevano da soli, le lasciò un secondo bacio di sole labbra prima di sussurrare, ancora con i volti vicini: -Che ne dici se ci alziamo?-
-Nah, sto bene qui, devo riprendermi-
Alex ridacchiò.
-Come vuoi-
Si alzò, andò in bagno a darsi una sistemata e tornò in camera solo per accertarsi di avere portafogli e telefono con se.
-Dove vai?- gli chiese lei, che si era alzata a sedere sul letto.
-A pagare e a fare qualcosa che avrei dovuto fare anni luce fa. Resta quanto vuoi- sorrise, uno dei suoi sorrisi, prima di sparire dietro la porta e lasciarla li.
Ricadde sul letto sorridendo, si sentiva di nuovo quindicenne, e non aspettava altro.

Alex recuperò la macchina, incredibilmente si ricordava perfino dove l'aveva parcheggiata, per raggiungere la sua villetta, di sicuro non vuota.
Posteggiò facendo più rumore del solito, intravide una figura dietro le tende della finestra al piano superiore scomparire in fretta al suo arrivo, con noncuranza indugiò nella sua macchina guardando dritto davanti a se, sistemò lo specchietto in modo che la visuale posteriore fosse perfetta e avvicinò il telefono all'orecchio,senza nessuno da chiamare.
Sapeva che sarebbe uscito dalla porta sul retro, facile, e avrebbe atteso dietro al muro prima di svignarsela assicuratosi che lui fosse entrato in casa dalla porta principale.
Sfilò le chiavi della macchina e ci giocherellò facendole roteare attorno all'indice, aprì il cancello e percorse il vialetto fino alla porta principale, poi si fermò, svoltò e giro intorno alla casa.
Il ragazzo sconosciuto della discoteca si pietrificò quando, voltandosi, incontrò un Alex piuttosto amareggiato che giocava minacciosamente con le chiavi.
-Oh che peccato, ho deciso di entrare dal retro-
Notando la sua espressione spaventata aggiunse: -no tranquillo non intendo usare le chiavi, sono un tipo alla vecchia maniera io- disse con un sorriso quasi maligno prima di assestargli un buon pugno dritto in faccia, senza preavviso, che lo fece balzare all'indietro.
-Questo è perché non posso picchiare lei stronzo. Sparisci, tanto ti avrebbe scaricato comunque-
Aprì la porta lentamente, dandole il tempo di attuare la messa in scena della dolce ragazza che lo aspettava già sveglia.
Salì le scale.
-Amore! Fatto baldoria ieri sera?-
-Il nostro solito, e tu?-
-Niente di particolare, ci siamo divertite un po'.-
Arabella, i capelli non nascondono i succhiotti sul collo se so che ci sono, avrebbe voluto dirglielo.
Si avvicinò a lei come per metterle una ciocca dietro le orecchie e lei, come previsto, indietreggiò impercettibilmente.
-Vuoi fare colazione? Se vuoi...- non le fece terminare la frase che, in un momento di distrazione le spostò tutti i capelli dalla spalla scoprendo i grossi segni rossi. Disgusto.
-Non mi serve la tua espressione sgomenta,lo sapevo già. Probabilmente gli ho appena rotto il naso.- gettò uno sguardo dietro di lei.
-Allora aveva ragione, è vero che ti piacciono le cravatte a fantasia.-
Patetici. Aveva anche dimenticato la cravatta, li avrebbe colti sul fatto in ogni caso.
-Mi trovavo per caso al Blue Lagoon coi ragazzi ieri sera, la fidanzata di Matt adora quel posto, che coincidenza.
Non c'è stato bisogno di interpretare quello che ho visto.
E sai Arabella, giusto per farti notare quanto io mi fidassi di te, Grace aveva cercato di dirmelo e non le ho minimamente creduto. Ti ho permesso di insultarla, di prendermi in giro, di allontanarla da me.
Ho dedicato anni della mia vita a te, ho scritto canzoni per te. E non mi accorgevo di niente.
L'incantesimo è finito.-
Vide i suoi occhi velarsi di lacrime, ma non era dispiacere, era solo vergogna per una maschera crollata che non poteva più riattaccare.
-Puoi piangere, te lo concedo, quanto vuoi. Puoi dirmi che siamo umani e gli umani sbagliano.
Ma la cattiveria non è uno sbaglio-
La vide sul punto di aprir bocca ma la fermò prima.
-Non chiedermi scusa. Non c'è proprio niente da dire. Ho passato dei momenti fantastici con te, lo sappiamo entrambi com'erano i primi tempi. Ma ora basta. Va e vivi la tua vita come meglio credi.-
Le lasciò fare la valigia e quando le andò incontro alla porta non c'era piu alcun imbarazzo, lei sostenne il suo sguardo, l'ultimo, e con un mezzo sorriso amaro se ne andò, lasciandolo solo in quella casa troppo grande e perfetta, fatta di carta e foglie d'oro, che avrebbe potuto spazzare via con un dito solo.
Respirò, accese la radio, sedette sulla poltrona vintage e accese una sigaretta aromatizzata alla frutta che gli ricordò vagamente Grace, il suo profumo inconfondibile.

Beccatevi altre 1500 parole, questa canzone ha ispirato un capitolo importante e che dire, grazie mille per tutti i voti e i bei commenti, manca davvero poco ormai :)
P.S. quando pubblichi due capitoli in un giorno e ti senti potente...

AMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora