Eric Bilmar de Fornier. La passione ha il tuo nome.

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Capitolo 35

Emily.

Mi aggiusto il rossetto sbavato, ripromettendomi di non provocare mai più la curiosità di Eric. Con le mani che mi tremano ancora, vado a scegliere l'abito: di seta nera, lungo, con una profonda scollatura sulla schiena e uno spacco vertiginoso su un lato. Lui è nella cabina armadio, che si abbottona, i gemelli alla camicia nera. Abbasso lo sguardo avvilita dal suo umore accigliato e capisco dalla lentezza con cui si muove, che non è intenzionato a lasciarmi la privacy. Dandogli le spalle, lo ignoro e mi sfilo la vestaglia, e sento i suoi occhi ardenti addosso: goditi lo spettacolo Bilmar! Così impari a provocarmi gli ormoni. Elettrizzata da questa piccola vendetta, m'infilo l'abito e torno in camera. Prendendo un profumo con una fragranza muschiata, ne metto due gocce dietro alle orecchie, poi mi guardo allo specchio, controllando che il vestito scenda perfetto, poiché ho leggermente il ventre gonfio: dovrò decidermi a parlarne con lui, ma prima comprerò e farò un test di gravidanza per essere sicura che fosse solo un ritardo, come spero che sia. E lui avvicinandosi al mio fianco, <<ruberesti la scena persino a una diva>> ed io rimango incantata da quel tono così inaspettatamente carezzevole. Non mi sono mai mancati dei complimenti, ma nessuno ha sortito un tal effetto su di me ed è anche la prima volta che ne ricevo uno spontaneo da parte sua. E il suo umore è di nuovo cambiato e questo mi fa girare la testa. Traggo un respiro di sollievo e fingendo di raddrizzargli il papillon e sistemandogli la giacca dello smoking nero, dal taglio perfetto, esclamo <<anche tu non sei male!>>. Eric rigirandomi verso lo specchio, stando alle mie spalle, <<a quest'abito manca qualcosa>> e mi avvolge al collo, come se fosse una sciarpa, un lungo filo di diamanti in un intreccio di foglie, lasciandolo pendere sulla mia schiena nuda, poi ne mette un altro uguale al mio polso affermando <<adesso è perfetto>>. Portando la mano alla collana e sfiorandola, con un tono, però, che non svelasse il mio essere sorpreso, <<ma... perché?>> <<Un'altra mi sarebbe saltata al collo per ringraziarmi, tu invece sembri quasi offesa>> <<alquanto, perché penso che tu faccia così con tutte>>. Da dove è venuta fuori questa frase! Io volevo dirgli che non ho bisogno di regali simili, per essere perdonato. <<Tutte chi? Tu sei visionaria, ma adesso sorridi e abbracciami>>. Oddio, come m'indispettisce il suo tono autoritario, ma questa pretesa non gliela do vinta e voltandomi mi stringo a lui dandogli delle pacche amichevoli e incoraggianti sulla schiena <<va bene così?>> domando, sapendo di deludere le sue aspettative. <<No! Ci vorrebbe anche altro>> e mi porge il braccio con un sorriso abbacinante. Lo prendo e afferrando la pochette poggiata sul letto, gli chiedo, scherzando <<Bilmar per caso, stai cercando di sedurmi con i diamanti?>> <<No, io miro a molto di più! Desidero conquistare una cosa tua, vitale per entrambi>>. Si riferisce al mio cuore: oh, quello è già tuo, vorrei dirti che ti amo, ma non posso per il tuo bene. Usciamo da casa, e subito mi assale un senso d'ansia.

Eric mi apre lo sportello, suscitando il mio stupore poiché non lo fa mai, poi parte spedito per la statale facendo aumentare la mia ansia per come corre sulla strada. Dal finestrino guardo il cielo e provo a distrarmi dal senso d'oppressione, contando quante più stelle posso. Per me, il cielo stellato è uno dei doni più belli che Dio abbia fatto all'uomo. A un tratto lui, mi poggia la mano sul ginocchio, scoperto dallo spacco, ed io quasi sussulto avendo la sensazione che mi avesse marchiato a fuoco e accarezzandolo con il pollice, <<perché sei così silenziosa?>> <<Mi stavo chiedendo, perché siamo usciti senza la scorta>> rispondo prontamente per non innervosirlo lamentandomi della sua guida, <<non mi piace averli tra i piedi. Con me sei al sicuro>> <<se lo dici tu>> <<certo! Rilassati>>. Arriviamo all'ingresso del Royal hotel. Eric consegna le chiavi dell'auto a un facchino e poi l'invito a una hostess. Cammino, sul red carpet, con lui che mi tiene per mano e mi sento veramente una diva ammirata, anche se so che gli sguardi d'ammirazione della gente, sono per lo più rivolti ai gioielli che indosso e al mio accompagnatore, che stasera è più affascinante del solito. Appena oltrepassiamo la hall dell'hotel, lui mi dice, con aria divertita <<Emily, solo per curiosità, ma poi dopo indossato l'abito, le mutandine le hai messe?>>. Quasi inciampo nei miei piedi, mentre mi tasto il fianco per accertarmene <<oh mio Dio!>> esclamo sentendomi il volto in fiamme. Eric scoppia a ridere <<deduco di no, dalla tua reazione!>>. I tessuti delicati e sottili della mia biancheria, comprata da lui, difficilmente si avvertono addosso, ma questa mia dimenticanza era solo colpa sua. Se non mi avesse sconvolto con quel bacio, intimorita con i suoi cambi d'umore e per finire rimbambita con complimento e diamanti, me ne sarei ricordata! Imbarazzata, gli dico <<e adesso come faccio? Dobbiamo tornare a casa>> <<oh non se ne parla! Mi piace troppo saperti nuda, sotto quell'abito. Apre prospettive per del sesso trasgressivo>> mi dice, lasciandomi senza parole mentre entriamo in una sala d'epoca ricca di volte e di affreschi, affollata da gente elegante, tutte appartenenti a un certo rango, e riconosco diverse persone importanti, della politica e dello spettacolo: l'élite. Oddio, che agitazione! E l'imbarazzo per la mancanza di mutandine è sostituito dallo stupore per tanta fastosità.

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