Capitolo #2

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La città è sconvolta. Nessuno si sarebbe mai aspettato un omicidio qui a Gaterock.

Ricordo ancora le slide al corso di criminologia applicata: quattro gatti in croce eravamo noi e quattro gatti in croce erano i cadaveri mostrati nel corso come esempio.

Felini, nulla di più. Perché anche il relatore, con non poco disprezzo per nulla velato nei confronti di noi studenti, di noi futuri tutori della legge, indicava Gaterock come un punto di non ritorno per un agente di polizia. Un limbo fatto di gatti schiacciati da togliere dalla strada e vecchiette a cui dare una mano per portare la spesa.

Questa è la mia città. E ora è sconvolta. Ed è completamente deserta dalla giornata di ieri.

Non che ogni giorno si debba fare a pugni per camminare nei suoi marciapiedi color crema, ma solitamente qualche ragazzo che gioca con il tablet o un cane che si porta a spasso da solo, mentre il padrone rimane sulla panchina ad osservare il sedere delle passanti (poche!) c'è.

Oggi, invece, no.

Solamente odore di morte.

Salgo in macchina e mi reco presso la scuola superiore in cui è avvenuto l'omicidio del ragazzo su cui mi è stato dato il fascicolo. "Johnny Ring", ecco com'è che si chiama, o meglio si chiamava.

Vediamo un po'... "Provetto chitarrista... studente modello... bla bla bla..." dettagli di poco valore, anche se la mia è in fondo gelosia. Suonavo la chitarra anche io, ma non ero bravo; soprattutto non eccellevo a scuola.

Di sicuro non potevo immedesimarmi molto in quel ragazzo, in Johnny; anche se, effettivamente l'ispettore capo ha ragione: mi assomigliava parecchio.

Scorro fino in fondo quando, per puro caso, noto nella foto ingrandita dei suoi  averi  una borsa a tracolla. Ci sono libri che spuntano, fra i quali riesco a distinguere un volume di spartiti dei Led Zeppelin e una tavoletta, o meglio una tavoletta "ouyja".

L'avevo scambiata subito per la copertina di un libro, ma quegli angoli incisi, quelle lettere stampate non mi lasciavano dubbi, in passato avevo già avuto la spiacevole sorte di imbattermi in lei.

La ouyja non dovrebbe nemmeno essere nominata, non dovrebbe neppure esistere una cosa del genere. E' un portale per il mondo dei morti, e anche se sembra un gioco innocuo con cui cimentarsi spostando un bicchiere sulle sue lettere nere, non lo è. E' solo un varco con un solo percorso possibile. Un viaggio di sola andata per le anime dannate verso il nostro mondo.

E io voglio dimenticare, anche se la visione di questa mattina, apparsa, non so come, dopo aver sfiorato Ginevra è stata orribile.

Sono passati moltissimi anni da quel giorno e probabilmente non può  essere solo una coincidenza.

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