Capitolo 2.

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Rebecca.

A me la rabbia piace, ti fa andare avanti, ti rende forte e impassibile.

La rabbia è la risposta a un insulto, all'ignoranza.

La rabbia è una forza sovrumana che ti spinge a espellerla in qualche modo.

Urlando. Calciando qualcosa, lanciandola lontano.

Non sono una fan del "respirare piano" e contare fino a dieci, forse questo la aumenterebbe a dismisura.

Io credo solo che quando sei incazzato, la devi usare bene la rabbia.

Perché quella forte non si trova così facilmente, devi coltivarla pian piano.

Però, quando sei incazzata nera, così forte che butteresti giù il muro mentre piangi; a quel punto decidi come devi usarla.

Io l'ho usata per dimagrire.

Pesavo 68 chili, e arrivavo solo a un  metro e cinquanta. Un giorno ho iniziato ad odiarmi così forte che sono cambiata: prima interiormente e poi esteriormente.

Non sono stata come quelle stupide bambine che piangono mentre mangiano cioccolato o si tagliano. Io ho iniziato a correre.

Solamente questo. Correvo lentamente, e continuavo finché non mi esplodevano i polmoni e mi girava la testa. Sono partita solo dalla corsa, e ho finito con imparare a cosa mangiare e non.

Sono passati tre anni e ora sono magra.

Non peso forma, sono MAGRA. Impariamo la differenza per favore.

Per quanto riguarda il mio carattere l'ho cambiato del tutto, non sono più timida, ho abbandonato gli occhiali e ho buttato i romanzi d'amore insieme ai manga.

Al posto loro è arrivato il trucco, i ragazzi, le feste e la media sopra alla sufficienza solo per tenere buoni i miei genitori.

Soprattutto la popolarità.

Ho fatto tutto questo per amarmi, e ora mi amo.

Ma come sono finita a farmi chiamare da figa a puttana?

La stessa rabbia cieca dopo due anni ha ripreso il possesso di me, e mi sono costretta sfogarla tutto il restante fine settimana in corse chilometriche.

Per colpa di chi? Alessio e Alessandro. Ho deciso, popolarità o no, li voglio fuori dalla mia vita!

La campanella suona indicando l'inizio della pausa pranzo, così insieme alle altre mi dirigo in mensa a consumare il mio pranzo. Le regola della nostra pazza dieta: ci si abbuffa a colazione, a pranzo tanta frutta e verdura e a fine giornata un pacchetto di cracker. Mi siedo al tavolo ad 'ascoltare' gli entusiasmanti discorsi delle mie Compagne di Squadra.

"Ei Rebi!" mi chiama Susanna toccandomi la spalla con l'indice.

"Si, dimmi" la guardo negli occhi a mandorla. Mentre Su parla e gesticola provo invidia per quella ragazza semi-giapponese con i suoi capelli lunghi e mossi, scuri come suoi occhi. Il mio sguardo si concentra sulle sue labbra che si muovono. Come fa una ragazza orientale sembrare tanto occidentale? Quelle labbra tinte di rossetto e il suo seno non sono sproporzionati per le sue origini.

"Hai capito?" sbatte più volte le ciglia quasi offesa dal fatto di non essere stata ascoltata.

"No scusami ripeti" cerco questa volta di stare più attenta a ciò che mi dice quando, entra nella mia visuale Alessandro che viene verso di me.

Davanti alle mie Compagne di Squadra si ferma e mi sorride aspettandosi chissà cosa.

Rosa, con le sue manie di protagonismo decide di farsi sentire "Ciao Ale! Scusami se io e tuo fratello abbiamo fatto casino sabato notte, ma è davvero bravo!"

Starnazza a voce alta attirando l'attenzione di chi non stava già assistendo alla scena, nella mia mente passa prima disgusto e poi rabbia.

Lui la guarda inorridito "Certe cose evitale di dirle" fa un pausa in silenzio e guardandola negli occhi aggiunge "troia"

Tutte rimangono impietrite da ciò che ha detto, me compresa. È come se mi avesse letto nella mente, ed ha avuto il coraggio di dirglielo in faccia. Stima.

Così la gallina alfa prende le sue cose e se ne va, spalleggiandolo.

E poi Alessandro si gira verso di me e mi guarda. Ci fissiamo negli occhi per interi secondi senza dire una parola.

"Vorrei scusarmi da parte mia e di mio fratello per ciò che è successo" mi sorride, si sistema gli occhiali sul naso e se ne va.

Lo guardo andare via, camminando lentamente come se non mi avesse appena sparato una pallottola di verità sulla mia fronte.

Mi piace.

Non nel senso 'sono innamorata di lui'. Però lo voglio con me.

Su interrompe di nuovo il corso dei miei pensieri cinguettando "Che è successo Reb?"

Ma stai zitta cazzo.

Mi alzo di corsa e lo seguo.

A grandi passi lo inseguo, senza mai correre ovviamente. Soprattutto quando si entra nei corridoi.

È sempre davanti a me, e inconsapevole di essere inseguito va in bagno.

Mi fermo di colpo.

Okay, magari non posso entrare lì. Cosa faccio lo aspetto fuori?

Sembrerei una stalker.

Alla fine mi appoggio al muro e sto lì finché non suona la campanella dell'inizio delle lezioni.

Su mi raggiunge e si stranisce di trovarmi ferma a fissare la porta del bagno dei maschi. Ma decide comunque di non approfondire.

"Vieni, andiamo in classe. Ti devo raccontare l'attacco isterico di Rosa"

Mi prende a braccetto e mi porta via, mentre il mio sguardo rimane sullo stesso punto.

Alessandro, io e te diventeremo amici. Penso, quasi a modi minaccia.

Il Fratello Sbagliato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora