Numeri~4

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«Ecco vedi... forse dovresti dire:"si sanno già i sessi?"»rispose mio zio ridacchiando.

Letizia gli diedi una gomitata.

«E quanti sono?» domandai preoccupato.

Già l'idea di un bambino in casa non mi allettava tanto, ma se poi si rivelava essere più di uno...

«Tre. Due maschi e una femmina»esclamò Letizia con faccia sognante.

Tre.

Troppi.

Non gli bastavo già io?!

«E come li chiamerete?»

Zio scollò le spalle e Letizia scosse il capo.

«Allora la femmina la potete chiamare Ariadne e un maschio Ugo!»dissi io tutto d'un fiato.

Zio mi guardò storto poi si poggiò una mano sul viso e cominciò a scuotere la testa.

Alla ragazza invece l'idea era piaciuta. Il viso le si era illuminato e strillò "che bella idea!".

Beh... in effetti ho sempre splendide idee.

Zio sembrava perplesso:«Ma Ugo non è un nome un po', come dire... all'antica? E Ariadne? Non è troppo "English"?»

«E come li vorresti chiamare, caro? Chanel come la figlia di Totti per la femmminuccia per esempio??»domandò accigliata la sua compagna.

«Beh... che so. Maria Teresa? Antonietta? E per i maschi Marcaurelio e Gino?»chiese lui facendosi piccolo piccolo.

Ma che nomi erano?

Ma dov'era di casa zio? Alla corte del Re Sole? A Versailles?

Alzai gli occhi al cielo.

Un silenzio tombale, quasi insolito regnava nella stanza che di solito era sempre piena di rumori e voci, era viva.

Letizia interruppe questo silenzio con un fragoroso: "No mi rifiuto!"

Non aveva nessuno torto.

Anche io mi sarei rifiutato.

«Ho capito, ma Ariadne e Ugo non ce li chiamo a quelli!»rispose rabbioso zio.

«Fatemi scegliere il nome della ragazza almeno... il resto sceglietelo voi»proposi.

I due mi ispezionarono poi annuirono.

«Elettra Elena Esposito. Si chiamerà Elettra Elena Esposito»dissi con la voce più sicura del mondo.

Era il nome della mia mamma.

Zio Francesco abbassò lo sguardo triste nascondendo le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi lucidi

Letizia sembrava ignara di tutto ciò.

A quanto sapevo zio era molto legato a mia madre, nonostante non fossero parenti di sangue, ovviamente prima che... vabbé insomma avete capito.

Evitai il suo sguardo sofferente, non volevo altra tristezza in un solo giorno.

La notizia che mi avevano dato era stupenda, ma tre erano veramente troppi.

Cenammo tutti insieme, io continuavo a fare sorrisi finti e ridevo facendo battute.

Mai stato peggio come in quel giorno.

Al termine della serata Letizia uscì di casa tutta allegra e appena chiusi la porta, il mio falso sorriso svanì all'istante.

Mi girai verso zio, gli occhi glaciali, e senza parole lui capì tutto, abbassò lo sguardo e mimò uno "scusa" con le labbra.

Feci finta di non averlo neanche notato e andai impettito in camera.

La stanza era buia, immersa nel tetro nero.

Tastai i muri in cerca dell'interruttore e appena lo trovai ci schiacciai l'indice sopra, ma purtroppo la luce non si accese.

Lampadina scarica.

Sbattei la porta e mi gettai su quello che credevo fosse il letto, ma che in realtà si rivelò essere il crudo, freddo e duro pavimento in piastrelle.

Un dolore che non vi potete neanche immaginare.

Mi rialzai goffamente e cercai nel vuoto il mio letto sbuffando di tanto in tanto.

Finalmente trovai il mio giaciglio. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 30, 2017 ⏰

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