19 Vampireville

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Tornati alla soffitta di Harry, dopo settimane di avventure con i vampiri gemelli alle
nostre spalle, io e Harry avevamo finalmente la possibilità di rimanere soli e di
rilassarci.
Avevo un sacco di tempo per recuperare il tempo perso “nel campo delle nostre labbra
in azione”. Ci coccolammo e ci baciammo sulla sua comoda sedia finché non pensai che
il mio cuore mi esplodesse fuori dal petto. Lui mi mordicchiava scherzosamente il collo,
e io mi chiedevo se fosse per lui difficile resistere a me mortale.
"In qualsiasi momento in cui tu ti senti pronto," mi offrii. "Il cimitero si trova a pochi
chilometri di distanza."
"Mi piaci esattamente come sei", disse, e allontanò qualche ciocca di capelli dal mio
viso. "Tu lo sai".
"Ma potrei piacerti di più," dissi in tono scherzoso.
Cominciò a farmi il solletico, e io piansi dalle risate. Mi appoggiai indietro e
accidentalmente colpii qualcosa di duro contro il muro.
Era la maniglia della porta della sua stanza nascosta nell’attico.
Subito mi riportò alla realtà della situazione.
"Solo per un minuto?" lo implorai.
Harry esitò.
"Dopo tutto quello che ho passato. Che tutti abbiamo passato. Significherebbe il mondo per me," aggiunsi.
Harry prese tempo. I suoi occhi color mezzanotte non potevano mascherare l’oscuro
conflitto che stava cercando di vincere nella sua anima. Dopo un attimo si alzò dalla
sedia e mi offrì la sua mano.
Un senso di euforia mi attraversò l’anima come se fossi Veruca Salt in procinto di
entrare nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.
Harry estrasse un passpartou dalla tasca, allontanò la sedia comoda, e aprì la porta
segreta.
Lentamente aprì la via di accesso al suo mondo nascosto.
Lì, come avevo visto pochi giorni prima, c’era un segreto a forma di scrigno - una
semplice bara nera aperta circondata da un po’ di terra sparsa a casaccio. Accanto ad
essa c’era un tavolo di legno con un candela spenta consumata per metà ed un mio
piccolo ritratto dipinto con dolcezza.
Entrai nella stanza. Harry mi seguì e accese i candelabri. La stanza era spoglia senza né una testata decorativa sul tema del calcio come in quella di Zayn né poster di
squadre sportive appesi alle pareti come in quella di Billy Boy.
Sbirciai nella sua bara: lenzuola nere, un cuscino nero, e una coperta sgualcita.
"Mi piace. E non ti rifai neppure la bara. Proprio come qualsiasi teenager."
Lo guardai nei suoi occhi solitari, che ora brillavano.
Poi notai un oggetto d'argento che giaceva sul cuscino, e che catturava la luce delle
candele. Mi chinai e lo raccolsi. Si trattava della mia collana di onice nero che
Harry aveva sostituito con il bacio di vampiro che lui una volta aveva fatto per me.
Il mio cuore si sciolse non appena lo presi in mano.
"Dormo meglio sapendo che ho una parte di te vicino a me."
Nessuno aveva mai significato tanto per me, come Harry. Per tutta la mia vita,
avevo sofferto perché escluso dal gruppo. Il fatto che, a grazie a me, anche lui si sentisse
meno solo nel suo mondo era un’emozione quasi troppo grande da sopportare per questo sognante ragazzo goth.
I miei occhi si riempirono di lacrime.
"Posso?" Chiesi, indicando la bara.
Harry corrugò la fronte, ma poi un sorriso prese il sopravvento sul suo volto come
se finalmente si sentisse sollevato di poter condividere una parte di sè che doveva tenere
nascosta al mondo.
Mi slacciai gli stivali e mi sorressi alla porta della soffitta, mentre Harry mi aiutava
a sfilarli. Mi tenne la mano mentre entravo nella sua bara. Il materasso era soffice contro
i miei calzini. Mi distesi di spalle, e mi coprii con quell’accogliente piumone nero.
I candelabri illuminavano delicatamente la stanza e le ombre danzavano intorno come
piccoli pipistrelli vampiri. Sentii il dolce profumo di Drakar sul cuscino.
La bara era piccola e claustrofobica. I lati della bara mi seppellivano. Mi sentivo come
uno dei non-morti.
"E’ davvero fantastico!" Urlai.
Sorrisi al mio ragazzo mentre guardava giù verso di me con orgoglio.
"Sono pronto".
"Non credo-"
"Ma devo ... ho bisogno di sapere come ci si sente."
Una piccola maniglia era inchiodata all'interno del coperchio con una catena penzoloni.
Raggiunsi e afferrai la catena.
Presi un respiro profondo. Tirai con delicatezza la catena verso di me. Il pesante
coperchio iniziò ad abbassarsi lentamente. Il volto sorridente di Harry iniziò a
scomparire dalla mia vista. Poi le spalle, e la sua T-shirt AFI. Infine tutto ciò che vidi fu
la fibbia della sua cintura di manette. La luce nella bara a poco a poco si trasformò in un
buio fitto e nero finché non riuscii neppure più a vedere la catena che stavo tirando; da
ultimo, anche la mia stessa mano scomparve.
Mi sentivo come se mi avessero sepolto vivo.
Il coperchio della bara d’un tratto si aprì e fui colpito da un’esplosione di luce.
"Harry" sentii chiamare con voce flebile dall'altra stanza.
Socchiusi gli occhi e cercai di abituarmi alla luce di candela, mentre mi mettevo a
sedere.
Harry mi tese la mano e mi trasse fuori dalla bara.
"Ma non ho neppure avuto il tempo di…-," cominciai a dire, come un bambino deluso.
"Dobbiamo andare-"
"Harry", chiamava Jameson mentre bussava sulla porta della camera. "Sto per
ritirarmi per la sera e mi piacerebbe poter dare la buona notte a  Louis", disse il
maggiordomo.
Harry afferrò le mie scarpe, spense le candele, e chiuse a chiave la stanza.
"Saremo lì subito," rispose Harry mentre indossavo e riallacciavo i miei stivali.
Se Jameson fosse arrivato pochi minuti più tardi, avrei saputo cosa significava ritirarsi
per l'eternità.
Quella notte, mentre riposavo nel mio letto, - un ampio letto a due piazze, senza né muri
né coperchi - mi chiedevo cosa avrei provato se fossi rimasta a giacere rinchiuso nella
bara di Harry. Nella totale oscurità, senza nemmeno un debole lampione al
illuminarla.
Immaginai come doveva essere stato difficile per Harry permettere a qualcuno, a
chiunque, perfino a me, di entrare nel suo mondo buio dietro la porta segreta della
soffitta. Sorrisi, consapevole di cosa dovevo significare per lui, essendo l’unico con cui
aveva condiviso il suo segreto.
Non appena chiusi gli occhi, immaginai il mio vero amore che trascorreva le sue ore di
sole da solo, nella sua bara, dentro i confini di una stanza nascosta, sepolto lontano da
qualsiasi fonte di vita – il canto degli uccelli, la pioggia, o le persone. Il mondo che
Harry pensava fosse così freddo, buio e solitario era proprio quello. Il mio cuore si
ruppe e cominciò a frantumarsi in un milione di piccoli pezzi. Lacrime cominciarono a
sgorgare dai miei occhi al pensiero che mentre io ero a scuola, circondato da studenti e
insegnanti, l'amore della mia vita era rinchiuso, da solo, nel buio. Non c'era nessuno da
toccare, a cui raccontare i bei sogni, da baciare o da abbracciare. Mi chiedevo se il
mondo su cui avevo romanticamente fantasticato per tanto tempo - il suo mondo - come Harry spesso mi aveva detto, non fosse dopo tutto così romantico.
La città di Dullsville tornò alla normalità. All’inizio, gli studenti del Liceo di Dullsville
spettegolavano sul Galà del Cimitero e sui malaticci fratelli provenienti dalla Romania -
"Erano davvero fantasmi, vampiri, o semplicemente ragazzi goth come Louis?". Ma
non ci furono più avvistamenti dei due stravaganti gemelli di Dullsville né alle partite di
calcio, né alla tavola calda di Hatsy, né ai cimiteri. A scuola, ben presto, si ricominciò a
parlare di esami imminenti e di balli studenteschi.
Zayn, con la sua rinnovata popolarità, tornò a segnare goal fuori e dentro il campo di
calcio. Sentii un nodo allo stomaco quando mi resi conto che era divenuto ancora più
popolare di prima.
Tuttavia, dovetti constatare un leggero cambiamento nel comportamento della mia
nemesi nei miei confronti. Lui non mi invitava alle feste, né mi accompagnava in
macchina a scuola, e neppure si offriva di portarmi i libri, ma ogni tanto mi accorgevo
che mi fissava. Una volta fece cenno a me e a Niall di passare davanti a lui nella fila
per il pranzo. Un’altra volta feci cadere il mio quaderno di inglese in corridoio, e rimasi
stupito nel sentirmi dire: "Ti è caduto il quaderno, Louis," invece dell’appellativo
"Mostriciattolo".
La mia sorpresa più grande, però, fu quando, un giorno, mi mise con le spalle al muro
alla fontana e mi disse: "Mi chiedo che cosa sarebbe successo se fosse stata la mia
famiglia a trasferirsi nel Maniero invece degli Styles".
"In tal caso ci sarebbe Harry a parlare con me in questo momento, al posto tuo", gli
dissi, e mi allontanai.
Non potevo resistere dal provocare la mia nemesi innamorata. Credo che il calciatore
snob aveva avuto un assaggio della sua stessa medicina: ora sapeva cosa volesse dire
non essere accettati. L’avrei lasciato macerare ancora per un po'.
Io e Niall decidemmo di frequentarci più spesso - oltre al pomeriggio che trascorrevamo da Hatsy per un frullato una volta a settimana dopo la scuola
- mentre lui e Liam continuavano a uscire insieme.
Il sole di primavera cuoceva la mia pelle pallida e io provavo sollievo solo quando il
sole tramontava e potevo vedere di nuovo Harry. Di sera, io e  Harry tornavamo
di nascosto nel cimitero di Dullsville con sacchetti per l’immondizia e raccoglievamo
lattine e bottiglie finché non ci sentivamo esausti. Scoprimmo che le bare, le unghie e gli altri memorabili oggetti gotici che si trovavano nella casa sull'albero di Henry erano stati
misteriosamente rimossi da lì, forse dallo stesso Jagger quando lui e Luna fuggirono da
Dullsville.
Il fine settimana successivo, Henry ed i suoi genitori ci vollero testimoniare la loro
gratitudine per esserci presi cura di Henry. Organizzarono un piccolo barbecue in cortile
per la famiglia Madison e ci chiesero di invitare alcuni amici.
Il cortile era pervaso dall’odore di hot dog e di hamburger grigliati, di panini freschi
appena usciti dal forno, e di tutti i cetrioli sottaceto aromatizzati all’aneto che si
potevano mangiare. Il cielo era così limpido da mettere in bella mostra un milione di
stelle scintillanti sopra le nostre teste. Henry e Billy Boy si esercitavano a fare tuffi nella
piscina riscaldata. La madre di Henry accompagnava la mia mamma in giro per la loro
enorme casa fornita di ben cinque camere da letto. Suo padre e mio padre giocavano a
golf nel cortile. Nina, la governante, serviva bibite fresche a Ruby e a Jameson in un tavolo da picnic. Il maggiordomo sembrava contento di avere, per una volta, qualcun
altro che lo servisse. Liam e Niall mangiavano s'mores e passeggiavano per il giardino
fiorito.
Io e Harry ci sedemmo insieme su un’altalena in cortile. "E’ come un sogno che si
avvera", disse Harry, mentre ci dondolavamo dolcemente avanti e indietro.
"Finalmente ora possiamo concentrarci solo su noi due. Continua la leggenda in cui 'Un
ragazzo incontra un ragazzo, il ragazzo si innamora del ragazzo, e il ragazzo gli rivela di
essere un vampiro'".
Mi misi a ridere, e Harry mi strinse la mano. Potevo affermare con certezza che lui
era sollevato quanto me del fatto che finalmente Jagger e Luna se ne fossero andati via
da Dullsville.
"Mi mancherà la vita da vampiro," ammisi a bassa voce. "Mi ci stavo davvero
abituando. Nascondermi dalla luce del giorno, trovare l'avventura al chiaro di luna.
Avere appuntamento con un vampiro. Devo ammettere che c’è una piccola parte di me
che sentirà la mancanza di Luna, forse perché lei ha una vita che io ho sempre sognato, o
forse perché mi ha accettato. E c'è una piccolissima parte di me che pensa con affetto a
Jagger, - non certo per il suo lato vendicativo, - ma per la passione che lui mostra per
quello che è: un vampiro. "
"E' giusto provare sentimenti contrastanti nei loro confronti," mi rassicurò Harry.
"Erano diversi da chiunque tu avessi mai conosciuto fino ad allora. Ecco ciò che provo
verso di te."
"Mi sentivo come se avessi trovato un gruppo al quale finalmente appartenevo - mortale o no".
"E’ così che mi sento quando sto con te. Noi siamo davvero fatti per stare insieme",
disse Harry, con i suoi occhi solitari che ora apparivano un po' meno soli. "Non
importa dove siamo".
Poi mi ricordai quanto mi sentissi solo quando non eravamo insieme. Anche se il suo mondo oscuro non era poi così romantico come avevo immaginato, quanto poteva essere brutto viverci se fossimo stati insieme?
"Forse un giorno non lontano potremmo rendere il mio sogno più duraturo ...", suggerii.
Era stato divertente far credere a dei vampiri che fossi una di loro. Ora dovevo solo
convincerne un terzo. Ma poi mi chiesi se Jagger avesse ragione nel sostenere che io ero
più simile ad un vampiro di quanto non lo fosse Harry. Se fossi diventato un
vampiro, sarei stato il tipo di vampiro che era Harry - o piuttosto il tipo che erano
Jagger e Luna?
Guardai Harry, in attesa della sua risposta.
Billy Boy uscì dalla piscina arrampicandosi sul bordo. Corse verso di me e mi scosse
addosso i capelli fradici come un cane bagnato.
"Smettila, rompiscatole!" Gridai, riparandomi dagli spruzzi.
Mio fratello si mise a ridere, e notai che anche Harry ridacchiava mentre si
asciugava l'acqua dal braccio pallido. Billy Boy corse verso la sdraio dove si trovavano i
suoi vestiti prima che io potessi torcergli il collo.
"Forse possiamo dormire nella casa sull'albero, ora che i tuoi genitori sono tornati,"
disse Billy Boy a Henry mentre afferrava il suo asciugamano.
"Già," disse, salendo fuori dalla piscina. "Devo farla pulire prima che quel tizio venga a
vederla."
"C'è qualcuno che sta pensando di comprare la tua casa sull'albero?" chiesi, prendendolo in giro.
"Basta scriverci su una relazione," disse Billy Boy con orgoglio. "Io e Henry abbiamo
visto questo tizio in biblioteca e abbiamo sentito che chiedeva al bibliotecario
informazioni riguardo alle case sugli alberi della zona. Naturalmente è Henry che ha la
casa più bella, quindi gliene ho dovuto parlare".
"Beh, dovreste stare attenti ad invitare su degli estranei," li avvertii, con un tono che
suonava come quello di mia madre.
"Non è pericoloso”, disse Billy. "Ha solo undici anni ed è più secco di me."
"Ma lui è un tipo strano," constatò Henry.
Billy Boy rise mentre si asciugava i capelli con l’asciugamano. "E' davvero strano -
sembra che sia lui tuo fratello invece di me," disse Billy Boy scherzando. "Pelle chiara,
buchi alle orecchie, unghie nere." Smisi di dondolarmi sull'altalena. "Questo ragazzo ha un nome?"
Billy Boy annuì.
"Qual è?" Gli chiesi in faccia.
"Ti costerà", rispose lui.
"Costerà di più a te se non me lo dici", dissi, prendendogli l’asciugamano e minacciando
di buttarlo ai suoi piedi.
"Va bene", disse a denti stretti. "Si chiama Valentine." Si riprese l’asciugamano. "Il suo
nome è Valentine Maxwell".
Valentine? Così si chiamava il fratello minore di Luna. Un vampiro di undici anni.
Guardai Harry, che mi lanciò uno sguardo d'intesa.
Mi sentii raggelare. Il mio sangue scorreva veloce. Il mio cuore si fermò.
Oh. Mio. Goth. Una cosa era dover conoscere un nefasto e vendicativo vampiro
adolescente, poi incontrare l'ira della sua gemella nsotrasformata, e averli tra i piedi a
mettere il mio mondo sottosopra. Una cosa completamente diversa era avere un
ragazzino vampiro che ora stava in agguato e frequentava la stessa libreria e la stessa
casa sull'albero di mio fratello più piccolo.
Io non riuscivo neanche a capire le caratteristiche di un vampiro di undici anni - le sue
motivazioni, di cosa avesse fame, quali poteri avrebbe potuto avere.
Se Jagger e Luna erano scomparsi la notte del Galà al cimitero, che ci faceva a
Dullsville il loro fratello vampiro più giovane, Valentine?
Sapevo una sola cosa: avrei dovuto scoprirlo.

ᴠᴀᴍᴘɪʀɪ ɪɴ ᴄɪᴛᴛà. Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora