UN RICORDO PASSATO (PARTE 2)

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Come ha potuto quello stronzo, farmi una cosa del genere. Perché?
Marcio come una furia verso casa, sbattendo i piedi cosi forte da spaventare il gatto sul muretto a quattro case di distanza da dove mi trovo. Qualche vecchietta si è alzata dalla propria sedia in giardino per guardarmi curiosa. Stringo i pugni cosi forte che non li sento quasi più, ma sinceramente non mi interessa.
Non fare l'immaturo.
Stringo ancora più forte la stretta alle mani per quanto mi è possibile e solo poco dopo mi accorgo che ho iniziato a correre. Velocizzo il passo finché non sento l'aria mancarmi e le gambe cedere ogni tanto. Mi fermo in mezzo alla strada, appoggiando le mani, ormai formicolanti, sulle ginocchia per riprendere fiato. Tra un respiro e l'altro  mi ritorna in mente, la minuscola discussione che ho avuto poco fa:

"Taehyung?"
"Mi dispiace, amico."
"C-che cazzo stai facendo?"
"Alla fine ho aperto la porta, Jk. Non puoi farci niente."
"Perché? Perché l'hai fatto? Sapevi cosa provavo per lei. Sei un bastardo!"
"Dai Jk, non fare l'immaturo."
"E tu non fare lo stronzo!"
"Ragazzi, per favore smetterla!" Si era intromessa lei. "Kookie, mi dispiace davvero tanto. Spero potremmo restare comunque amici."
"No, non penso proprio."

E con un ultimo sguardo di disgusto verso di lui, me ne sono andato. Ero troppo frastornato per dire o fare qualcos'altro. Solo adesso mi balenano alla mente tantissime domande a cui probabilmente non avrò mai risposta. Ed ora eccomi qui, in mezzo alla strada a piangere come uno scemo. Grandioso, veramente grandioso.
Sento il telefono vibrarmi in tasca e per un istante ho la mezza idea di non rispondere, ma senza nemmeno accorgermene me lo ritrovo attaccato all'orecchio.

"Kookie- No, lascialo sta- Sta zitto! - Li avrai interrotti sul più bello, cretino!- oh..." sento Luhan e Jin discutere dall'altra parte del telefono, e nonostante l'argomento che accantonerei, abbozzo un piccolo sorriso.
"Hey Kookie, ti ho disturbato? ...Lu, non mi risponde! - Ti avevo detto di non disturbarlo..."
"Ragazzi, sto arrivando li adesso. Aspettatemi." E riattacco. Non voglio sapere la loro reazione adesso, non so nemmeno se il mio tono era abbastanza convincente. Mi volto e inizio a correre nella direzione opposta.

"Lui cosa?" Urlano entrambi, come se si fossero messi d'accordo per perforarmi i timpani. Sono seduto sul letto, con la schiena appoggiata al muro e sguardo sulle mie mani, che non smetto di tormentare. Jin mi siede affianco e prova a consolarmi, mentre Luhan cammina avanti e indietro per la stanza cercando di rielaborare la situazione.
Dopo aver pianto e urlato per quel che mi sembrava una mezz'oretta buona, sono riusciti a calmarmi e offrirmi del gelato.
Alla fine, entrambi non mi hanno espresso la loro opinione sull'accaduto, sono stati abbastanza imparziali. La cosa mi irrita, ma credo che lascerò stare.
Dopo quel episodio, io e Taehyung non ci siamo più rivisti, e forse è meglio cosi, penso che se l'avessi incontrato per strada l'avrei pestato.

[8 MESI DOPO]

Sento la pioggia tamburellare sul vetro della finestra e ogni tanto qualche tuono la fa vibrare leggermente. Mi godo un thè caldo, mentre guardo in televisione un programma pomeridiano. La scuola è finita da due giorni appena, e fortunatamente me la sono cavata con un 60 giusto. Certo, Luhan ha preso 70, invece Jin 100 ma non importa, perché non vedevo l'ora di andarmene da quella scuola.
Superiori, sto arrivando!

Sono ormai le 5 del pomeriggio e mamma dovrebbe tornare tra poco a casa dal lavoro. Mi volto verso la finestra per osservare il brutto tempo che c'è. La pioggia cade fitta sull'asfalto, battendo forte sui tetti e sulle grondaie, facendole risuonare per tutta la casa. Il vento soffia così forte da far muovere il palo di stop davanti casa e gli alberi ondeggiano in modo quasi spaventoso.
Bel modo per cominciare l'estate.

All'improvviso sento bussare forte alla porta d'entrata.
La mamma avrà dimenticato le chiavi...
In un attimo mi ritrovo li, per farla entrare e accoglierla in casa il più velocemente possibile. Spalancata la porta, una folata di aria fresca mi porta indietro tutti i capelli e svolazzare la maglietta un po' larga, che indosso. Tengo saldamente la porta per non farla sbattere contro la vetrata in parte ad essa. Guardo leggermente spaesato la persona che è difronte a me, non sapendo minimamente cosa fare.
Un impermeabile bianco gli copre le spalle e la testa, lasciando qualche ciuffo di capelli bagnati uscirne, che per via del vento, gli colpiscono ripetutamente il volto.
Il suo viso, per via della pioggia e l'aria fredda è rosso e bagnato, proprio come i suoi occhi, che mi stanno guardando con dolore. Il suo labbro inferiore trema lievemente, non capisco se è per via del freddo portato dal tempo, o se per un probabile pianto improvviso.
Deglutisco a fatica, continuando a fissare la figura davanti a me, la quale mi sembra così piccola e fragile che mi viene voglia di abbracciarla,
nonostante tutto.

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