Catherine - Now

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N/A: alcune informazioni basilari per comprendere l'altrimenti bislacca struttura della storia. Le persone che scriveranno a Carolina, lo faranno per un motivo particolare che capirete poi. Non sono tantissime, ma ognuna di loro avrà il suo giorno nel presente  o qualcun in più (esattamente poco dopo che Carolina si è tolta la vita) che verrà narrato -- come in questo capitolo -- in seconda persona.
Avrà il suo spazio in una lettera che, ovviamente, racconterà i fatti in prima persona.
Ed avrà un posto nel passato che verrà narrato in terza persona.
Questa mescolanza dovrebbe avere una propria logicità, spero di non confondervi e che ciò che ho intenzione di raccontare vi lasci qualcosa. I capitoli avranno una lunghezza misurata al motivo che capirete poi.

È scontato dire che potreste non capirci niente, all'inizio, ma spero che l'intreccio si dissolva in maniera chiara. Grazie e ciao ciao


Primo giorno - Presente

Chiudi in fretta il tuo armadietto grigiastro e tieni con presa stretta i tuoi libri di testo fra le braccia gracili.

Non noti io ti stia osservando, ma procedi lentamente e non badi ai numerosi cartelloni che pronunciano politiche becere contro il suicidio. Potresti emulare una persona interessata, fintamente compassionevole, ma attraversi il corridoio con disprezzo palpabile e cammini verso la classe di biologia.

«Catherine!» Chris ti insegue spensierata per i corridoi, attenta che la gonna nera non si muova eccessivamente nel passo veloce che la caratterizza. I suoi stivaletti tracciano i pavimenti consumati della feticcia scuola e tu ti volti appena, osservandola sorriderti nei suoi lineamenti graziosi, «Vai a biologia, sì?»

La fissi, cercando te stessa negli indeterminati pensieri, ed annuisci, scrollando semplicemente le spalle. Trattieni di più il respiro, stringi con maggiore calore i libri a te e sorridi appena, sconsiderata e vagamente intristita.

Ridacchia e ti fa cenno di incamminarvi, una di fianco all'altra, raccontandoti di William, il suo bel fidanzatino canadese. Falsifichi un'espressione interessata, scuoti il capo alle sue domande retoriche ed è adesso che la tua andatura cede: sei davanti al suo armadietto ed il cuore accelera improvvisamente.

I tuoi occhi si serrano, divieni impetuosamente pietrificata ed a stento emetti una parola, dimenticando Christina che è intenta a parlarti.

«Cath? Stai bene?» fai cenno di sì con la testa e la presa al tuo materiale scolastico diventa fredda, osservando le varie foto che altri hanno deciso di appendere alla porticina del misero armadietto altrimenti esattamente come altri.

«Già, era una brava ragazza. Ci vuole coraggio a finirla così presto: mi chiedo cosa l'abbia spinta.» e torna a pensare di fretta al suo ragazzo biondo, giocatore affascinante di golf e figlio di un'ottima famiglia.

«Ed io mi chiedo il perché di tutte queste foto. Ipocriti del cazzo. Nessuno le voleva davvero bene, nessuno che --»

«E tu sì, Cath? Almeno loro hanno la decenza di pensarla,» si incammina senza aspettarti e tu svii lo sguardo dall'insieme di foto e bigliettini, rincorrendola nell'affollato corridoio gremito di studenti con la voglia di parlottare a voce alta.

«Decenza? È comico, Chris. Loro --» persisti, non ti arrendi ed aggiusti il tuo berretto di lana verdastra, raccogliendo i lunghi capelli mossi fra le mani e portandoli lungo una spalla.

«È morta da più di una settimana. L'ha scelto, Cath. Fattene una ragione. Che poi, era stupida.» fanatica ed insolente, lo butta fuori. Permette addirittura che un sorriso le trapassi il viso delicato, contornato da una chioma corvina ben sistemata. Il suo cardigan le risalta la pelle color caramello e le palpebre sono particolarmente risaltate dal trucco accentuato.

«Giuro di averti vista con un fogliettino rosa, ieri.» le rammenti, mentre entrate nella classe con la professoressa che già interroga per recuperare il tempo opportuno.

«Senti, Cath.- si ferma, inerme, ed infine si volta per mostrarti l'assoluta indifferenza che risiede desiderata nei suoi occhioni castani, «So che le volevi bene, e mi dispiace. Ti assicuro, ma non puoi struggerti all'infinito per un anello debole della società.» ti tocca persino la spalla coperta dal giubbotto di jeans ed inclina il capo come per addolcire la batosta che ti sta gettando a terra con violenza, frantumando la tua corazza.

Annuisci ed accenni ad un sorriso, tu, girandoti per un attimo misero nella mia direzione, senza notarmi, e poi siedi accanto a Christina in uno dei primi banchi, evitando il terzo a sinistra nel quale sedevi con lei --- Carolina, che beffeggiava costantemente l'accento straniero della professoressa.

«Hai fatto gli esercizi?» osa domandarti, tornandosene nel suo mondo adatto tenuto su da pilastri ben saldi.

Dici di no, non ascolti altro. Ti appoggi al tuo palmo e giochi leggermente con la matita, mentre Christina saluta cordialmente la professoressa che ha interrotto l'interrogazione solamente per rivolgere la parola alla sua alunna prediletta.

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