Passi frettolosi ti hanno accompagnata; le tue gambe magre a stento hanno retto la rapida camminata di qualche isolato fino al ritrovamento di un taxi che ti ha accompagnata senza porti domande fino alla destinazione.
Un insolito fastidio inizia ad espandersi dal centro del tuo petto verso sinistra, poi si sposta a destra. In pochi attimi, invade il petto e incomincia la propria discesa negli inferi del tuo corpo. Tocchi la pancia con le mani curate, il tuo respiro non tiene le tue azioni e vorresti disperderti, diventare improvvisamente vento per sfuggire alle contrastanti emozioni che ti scandaglieranno da qui a poco. E vorresti gettarti per attutire l'insaziabile sentimento che corrode i tuoi muscoli, imperterrito.
I tuoi occhi si muovono all'entrata del posto desolato, vagavano e trovano una donna dagli abiti impacciati che vende fiori ai viandanti. I suoi modi ti paiono da subito grezzi e irrisoluti, come se non le sia stata insegnata educazione.
Ma abbandoni il pregiudizio e cammini verso lo stand, dicendoti che sarebbe sconveniente far visita a chi hai permesso si sia uccisa --- no, perché mi ammonisci e affermi di non avere colpe. È prassi, neppure ti interessa, ma lo fai. Sei così immobilizzata dalle scelte, dalle situazioni d'obbligo che nemmeno ti accorgi di star sciupando le tue mancanti idee.
Ti avvicini, il tuo passo è felpato e le tue dita giocano col cinturino della borsa e «Buongiorno.»
La donna sposta gli occhi dal cellulare a te e «Ciao, bella. Che fiori vuoi?»
«Preferirei mi desse il lei.»
«Allora sono certa troverai fiorai abbastanza educati dal darti del lei. Qui non accettiamo né bigotti né scostumati.» risponde veemente, tornandosene agli scoop delle telenovelas pomeridiane.
«Rischi di perdere una cliente. E poi sono soldi, che ti importa da chi arrivano?»
«Come dicevo, bigotti e scostumati non sono accetti.» non ti guarda neppure, stringi la presa alla borsa di marca che tieni fra i palmi. Ti stai innervosendo.
«Non sono né bigotta né scostumata.»
«Mi stai dando del tu, credo proprio che lo sei.» ti ha sorpresa, la sua argomentazione. Ti ha lasciata senza frasi o cacciate che potrebbero farti prevalere in questa conversazione di poco conto.
Lo spiazzale è silenzioso, non vi è auto se non dei custodi (immagini) e di qualche solita vecchia che si appresta a far visita ai familiare. Sospiri e «La prego, mi dia dei fiori.» riprendi il tuo accento da medio borghese.
«Ci sono delle regole.»
«Le regole devono essere scritte e --» ti interrompe indicando il cartello che riporta le succitate affermazioni: non si accettano bigotti e scostumati.
Quasi ridi, ma vuoi avere ragione. Ti prepari per essere scontrosa affinché tu vinca questa piccola faida temporanea, ma «Io la conosco. Anzi, mi spiego meglio, conosco le ragazze come lei. So perfettamente di dover dare del lei, ma una persona educata non lo fa notare. Credo che lei è abituata ad avere ragione, ma le dico una cosa: stia attenta a quel che dice perché non controlla la bocca e le parole feriscono. Ora, si trovi un fioraio alla sua altezza, principessa.» ti volta le spalle ed accoglie con un sorriso una donna anziana dai capelli di due colori diversi, fra il biondo e il grigio.
La signora dal fisico prorompente ed i capelli unti le dà del tu, la vecchia sorride e le chiede sempre con cortesia dei tulipani, ridendo. Respiri profondamente e giri i tacchi, camminando in fretta verso l'entrata e cercando con velocità la tomba della ragazza che detesti.
Le parole ripercorrono la tua mente, stanno solcando in te fossi di natura nuova, con arguta probabilità di colpa e tu odi avere torto.
Trovi la tomba, trovi Carolina che non ha nemmeno una foto e noti che vi sia qualcuno chinato di fianco, scavando con le mani.
Ti aggiri nelle circostanze, fai sì che non ti veda, ma riconosci i capelli e vedi che sta ponendo qualcosa nella buca, guardandosi attorno di sottecchi. Sai che ne vuoi sapere di più e quindi ti poni domande a cui non troverai facilmente risposta.
Aspetti che aggiusti dei tulipani gialli e che corra via, per avvicinarti e ripescare ciò che è stato nascosto.
Sei curiosa e consapevole che non ti spetti, ma trasalisci non appena raccosci fra le tue mani pallide due lettere.
Per Carolina. Per la Morte.
A Carolina. Alla Morte.Il cuore cade al di sotto delle tue scarpe di lusso e viene con mediocrità calpestato.
STAI LEGGENDO
Carolina
General FictionNove Ottobre 2017, Carolina Porter si getta dal ponte della sua cittadina da appena ventimila abitanti. Apparentemente nessuna motivazione che la possa aver spinta al suicidio. C'è un momento in cui non si trovano spiegazioni o moventi per condurre...