Mrs Atwood - Past

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N/A: tardissimo, ma adesso mi muovo giuro. Con gli aggiornamenti, intendo. Come sto? Non bene, considerando la kunghezza impressionante di questo scritto e cosa mi ha spinto a scriverlo. Non mi espongo, ho proprio un vuoto posato sullo stomaco. Ma bando alle ciance, avete conosciuto tutti i personaggi (tranne Connor, lo so, ma lui è tutta un'altra cosa) e vorrei che al termine di questo capitolo mi diceste chi per voi è il peggiore fra tutti --- o meglio  chi nella vostra opinione ha dato davvero la spinta più massacrante. Mi auguro commentiate tutti perché mi occorreranno i vostri commenti. Ci conto! 

Patto, pattarello. se commentate in molti per la cosa su richiesta domani arriverà il prossimo capitolo che è - a mio parere - il secondo migliore dell'intera storia. Se so scriverlo. HO DETTO TUTTO! Un bacio xx.

Oh, che teatro meraviglioso, il vostro! Mi piacerà di certo esibirmici, peccato lo spettacolo sgradevole e breve nel quale con la mia vocina insistente e alta accompagnerò i vostri occhi. Sono i danni collaterali di qualsiasi storia senza un lieto fine, immagino. Non ne posso essere sicuro, ma vorrà dire che ci faremo male stanotte.

Che sbadato!, dovete concedermi il vostro catatonico perdono. È la frenesia, l'ansia da prestazione e l'intero meccanismo che viene a suggellare un patto tra lingua e significato! Il mio concetto di esistenza è piuttosto narcisista ed egocentrico, se lasciato fluire com'è giusto che sia. Di cosa sto parlando? Che idea volete io ne abbia, lettori curiosi e ben fissi nella voglia di trovare il prossimo accusato in questo testo sfacciato e sgrammatico, cosicché possiate accanire il vostro rammaricarvi all'interno di una trama diversa, ma il filo logico mica si perde! Non scandalizzatevi, è la magia di una buona scrittura --- o di una pessima. È la magia di ogni arte e delle lettere in particolar modo: assumere la distruzione, la tragicità e l'agonia di ciascun evento ed aizzare l'opera perfetta. Che crederete mai, gli artisti sono le puttane peggiori o forse le loro muse, lo sono. Ma ciò che - tragicamente - più avverto è l'assunzione del malessere pieno e struggente di colui che si trova dietro una penna e la tramutazione di quest'ultimo in una chance di attirare a sé una fama di mago delle parole. Gli artisti sono semplicemente degli stronzi fruitori delle vicende altrui per la creazione di arte che venderà sullo sconforto degli stessi che sono stati utilizzati e di altri. È commercio.

Posso ammettere di avere il lavoro più allettante ed affascinante di ogni tempo, tuttavia, l'unico che esiste dall'era dei tempi. Insieme alla prostituzione. Ma peggiore di essa. E più lodato. Mi persuade un formicolio nel parlarvene e ovvio, potete avere il mio nome scorbutico e violentato dai tempi odierni. Sono il Talento e no, non risiedo in ognuno e no, non vengo acquisito con dello studio approfondito né con i complimenti né con un posto acclamato tra le opere d'arte. Sono insito nelle personcine particolari, ci sono da quando a stento possono tenere gli occhi aperti e mi accumulo nel loro organismo, infiammandolo di passione.

Voglio scrivere; non so che cazzo scrivere. Sono io! Voglio emergere, voglio avviluppare l'intero corpo e far sì che le capacità fuoriescano. Potete credere io sia in chiunque vi pare, ma la genialità del mio avvento sta nella pazzia di chi scelgo possa ospitarmi. Mi sono spiegato? Ringraziando il cielo no, quindi possiamo muoverci verso la vicenda che tanto aspettate. Posso sognarvi giocare con l'aggeggio che tenete fra le dita intorpidite e chiedervi perché io stia divagando così tanto a vostro discapito. Non vi occorre una risposta, come frequentemente accade l'avete dinanzi allo sguardo addormentato ed entusiasta. È la peggiore parte del nostro palcoscenico (la vita): siete tutti troppo addormentati o troppo eccitati, o eccitati durante il sonno. O assonnati nell'eccitazione. Siete prevedibili. È l'umanità --- siamo identificabili, // lo siete ed è qui che sorge la mia forza, si ramifica e assume un controllo totale.

La prima volta, ad ogni modo, che Jennifer Atwood parlò (ho bisogno di scavare a fondo nei racconti da lei esposti in classe) disse "Libro". Me lo ricordo io, eh, disse proprio libro. E poi "cacca, pipì, mamma, papà, pappa"; venne tutto dopo. Disse proprio libro e la fase sconvolgente risiede nel fatto che la prima parola che, invece, fu pronunciata da Carolina è "scrittura". Che delusione per i suoi genitori (di entrambe) e per i fratelli maggiori (di entrambe) e per il postino che in quell'esatto attimo consegnava la bolletta del gas.

CarolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora