[N/A: le lettere, ovviamente, restano scritte da ragazzi in cui vi è dubbia conoscenza della lingua. Gli errori sono desiderati. In questo, preparatevi a tante imperfezioni della forma VOLUTE]
Carolina,
Morte,
ammettere che possa trattarsi di un piacere, sarebbe un eufemismo. È che ho paura. Io, ho preso due lettere che vi appartenevano. Non voglio scusarmi, ma l'ho fatto. Ma tanto siete morte. Che vi importa?Non ho tanto da dire. È che c'è un senso di colpa che mi soffoca e non riesco a liberarmene. Josh e Catherine sembrano stare bene, adesso. Invece voglio scusarmi.
Non l'ho fatto quando eri in vita ma tu eri tutto quello che io non sono. Avevi un bellissimo corpo, e eri intelligente. Sapevi sempre cosa dire e continuo ad odiarlo. È brutto? Io, non credo.
Una volta mi hai detto che non si può annullarsi per piacere di qualcun altro. Ne sei ancora convinta? Perché l'hai fatto allora? Io non ti ho mica costretta. Ti ci sei buttata di tua spontanea volontà dal ponte e non venirmi a fare la predica! Perché, cosa dovrei dirti? Mi dispiace? Νο. Lo hai scelto. Volevi farmi sentire in colpa, e è anche tuo tipico. Tu guardi con quegli occhi, e ti viene da dire "Ho sbagliato io". O forse no. Non ti ho uccisa, Carolina. Se lo avessi fatto me lo ricorderei.
Come hai potuto? Vomito di più. Mia madre non sa nemmeno che sei morta. Le uniche volte che mi guarda è per chiedermi se a scuola... Anzi mamma non mi guarda proprio. A tavola mi sente, non mi ascolta. Papà pure. È odioso. Tu ti sei uccisa per buttare altra merda sulla mia vita lo so.
Vomito. Vomito. Vengo una schifezza anche nelle foto. Lui continua a scoparsi quella troia. E ci sono ancora ragazze più belle di me. Tu sei morta ma tutto è come prima. Ma tu manchi. Non a me, eh. Eri antipatica.
Parlavi, parlavi. Ma non ti scocciavi? Piangevi sempre. Eri odiosa. Ora in classe non parla più nessuno, l'insegnante di filosofia si scoccia a conversare con noi "Ora questa classe è ancora più mediocre" ti rendi conto? Ora in classe c'è un silenzio peggiore delle tue chiacchiere.
Eri vittimista. Hai fatto bene a buttarti.
Ma allora perché mi sento in colpa? Ma che cazzo di senso ha questa lettera?
Ma che dico? No che non hai fatto bene. Non meritavi di morire. Non seguo il telegiornale, so scrivere però (anche perché sei stata l'unica a correggermi, eri odiosa) ma sono sicura che non dovevi ucciderti. Il suicidio non è la soluzione. Commemorazioni adesso. Commemorazioni su commemorazioni. È asfissiante. Mi dispiace.
Mi dispiace perché anche adesso che non ci sei più, ti ricordo quanto mi dessi fastidio. Come posso? Avevi ragione, sono futile. Leggo libri per farci le foto per tumblr e non so, voglio ancora ammazzarmi perché sono più belle di me. Ma tu ti sei uccisa per altro. Avevi proprio ragione: sono così superficiale. E se questo è parlarmi dietro, credo di aver sbagliato tutto. Ma tu parlavi sempre.
Non credo che il suicidio sia la risposta, fa paura l'altra parte dopo tutto. Cosa si prova? Fa male? È vero che il dolore lo sente chi resta? (Lo hai detto tu una volta in classe e io risi).
Penso che tu potessi risparmiarcelo. È disgustoso che lo hai fatto per un dispetto... Ma non lo era, vero?
Mi dispiace. Eri perfetta anche se ti odiavo. Dovevo rendermene conto prima. Prima di farti ammazzare. Ma resta il fatto che lo hai scelto tu, non ti ho costretta.
Ma ti ci ho portata con la mano. Lo so. Mi dispiace. Ma non del tutto. Non riesco a pentirmi del tutto perché eri così perfettina che uh! Pure nel morire. Ti è riuscito subito.
Mi dispiace.
Spero ti basta. Davvero. Avrei preferito tu non lo avessi fatto.
Ed non perché io adesso non dormo ma perché non lo meritavi.
Salutami la morte.
Elizabeth.
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Carolina
General FictionNove Ottobre 2017, Carolina Porter si getta dal ponte della sua cittadina da appena ventimila abitanti. Apparentemente nessuna motivazione che la possa aver spinta al suicidio. C'è un momento in cui non si trovano spiegazioni o moventi per condurre...