Era un ometto piccolo, con la carnagione abbronzata, la testa completamente calva e una barbetta curata a punta che si arricciava in due baffi sottili. Gli occhi scuri erano infossati, il naso dritto e appuntito, la bocca morbida e sensuale come quella di una donna. Vestiva in maniera fin troppo elegante. La toga candida lambiva il pavimento lercio del cubiculum del gladiatore, e gli anelli che portava a tutte le dita mandavano bagliori di smeraldi e rubini.
«Chi siete?» domandò Bruto, irritato per quell'intrusione.
«Mi chiamo Narciso, sono il consigliere del nostro amato imperatore Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico.» Aveva una voce flautata, che però contrastava con lo sguardo diretto che gli stava dedicando.
«Quale dei cinque?»
Narciso sollevò un sopracciglio perfettamente depilato. «Sì, mi avevano avvertito che hai una lingua tagliente, ma la mia lo è altrettanto.» Si accomodò su una seggiola. «Siediti.»
«Mi date ordini in casa mia?»
«Possiamo parlare come persone civili, oppure ordino ai Germani di tenerti buono.»
Bruto lanciò un'occhiata ai corpores custodes dell'imperatore che stanziavano fuori dalla stanza, e si lasciò cadere a sedere con un tonfo di rabbia. «Arrivate al dunque.»
«Ho sentito che di recente hai perso un'amica. La Provocator Tigris. Come la chiamavi tu?»
Il cuore di Bruto perse un battito. Erano passati solo alcuni giorni dalla morte di Dendra, e la ferita bruciava ancora. «Che cosa volete da me?»
Narciso si piegò in avanti, posando i gomiti sulle gambe accavallate e intrecciando le dita. «Ti voglio offrire la possibilità di vendicarti. Entra al mio servizio, segui le mie istruzioni, e giuro sugli dei tuoi e miei che ti consentirò di vendicarti di Valeria Messalina.»
Bruto ascoltò interessato la sua proposta di affrancarlo dalla gladiatura e farlo entrare nel suo giro di spie. Colse immediatamente il profitto che sarebbe derivato a lui, ma non comprese il gioco del segretario. Così Narciso gli spiegò che Messalina era una macchia di disonore sulla toga dell'imperatore: con i suoi amanti faceva parlare di sé l'Italia intera, e Claudio non era abbastanza forte da troncare quella storia. Non avrebbe mai ripudiato quella lupa. L'unica possibilità era di ottenere le prove dei suoi atti infami, portarle all'imperatore e ammazzarla, simulando un suicidio. La versione che avrebbero dato a Cesare sarebbe stata che la sua amata mogliettina si era tolta la vita, sommersa dal peso dei suoi atti impuri. Claudio avrebbe portato il lutto per un po', poi si sarebbe guardato attorno in cerca di un'altra moglie.
Narciso tacque, in attesa della sua risposta. E la risposta non si fece attendere.
«D'accordo, vi aiuterò a sbarazzarvi di lei.»
...
La ragazza era inginocchiata completamente nuda, salvo la maschera viola che le copriva tutto il volto, ad eccezione della bocca. Il suo amante le girava intorno, frusciandole un frustino sulla pelle. Lei fremeva, in attesa di quello che sarebbe arrivato dopo.
Il primo colpo la raggiunse in mezzo alle scapole. Lei sussultò, ma non emise un verso.
Il secondo la colpì alla base della schiena. La ragazza mugugnò qualcosa, divaricando impercettibilmente le cosce.
«Ti ho detto di non muoverti» sibilò l'uomo. Indossava anche lui una maschera da teatro dal sogghigno inquietante.
Le andò davanti, e le sollevò il mento col frustino. Lei alzò gli occhi su di lui. Il frustino le vibrò su un seno, strappandole un urlo.
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La vestale e il gladiatore
Ficção Histórica(COMPLETA) Vincitrice del concorso erotico di ladygodiva_ e dei Wattys2017 Roma 47 d.C. Dora e Bruto. Una ragazza che per amore della sorella e per salvare l'onore della famiglia si espone a un pericolo mortale. Un uomo che dopo una delusione d'amor...