Corpi

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[Colonna Sonora: Celtic Flame - West One Music]

Avevano ripercorso insieme quello che secondo la polizia era accaduto lì dentro: dalla camera da letto, dove la scientifica stava prelevando campioni ed impronte, erano tornati in corridoio dove uno dei vasi era stato spinto a terra, poi giù per le scale, fino al punto in cui Liam aveva giù notato la macchia di sangue. I segni della colluttazione erano tangibili, ovunque lungo quel tragitto: Quadri storti, oggetti in terra, una delle scarpe di Eve abbandonata sui gradini. 

- Pensiamo la stesse aspettando quassù e che lei abbia cercato di fuggire, poi deve averla presa. 

- Sì, ma chi? 

Kenneth aveva mostrato a Liam la foto che avevano trovato sul letto.

- Quella “W.” scritta sul retro potrebbe stare per Wallace.

- O per qualcuno che vuol far credere si tratti di lui.

- Per quale motivo? Nessun altro ce l’ha con Eve. Qui le vogliono bene tutti.

Liam non aveva fatto in tempo a ribattere: dall’esterno aveva sentito provenire delle urla concitate. In realtà era già qualche minuto che si sentivano delle voci che sembravano arrivare dalla vallata come un tam tam nel silenzio ventoso della notte, ma era così concentrato nel tentativo di capire cosa potesse esser successo in quella casa che non vi aveva fatto caso. Stephen era entrato di corsa.

- Signore, hanno trovato qualcosa. – Kenneth e Liam si scambiarono un’occhiata; il primo aveva serrato la mascella e aveva superato il secondo per raggiungere l’agente, il quale aveva proseguito: – Hanno avvistato un corpo in un dirupo, lungo la strada che porta a Eilenan Donan.

Liam era rimasto pietrificato ai piedi delle scale. Tutti quanti lo erano. 

Kenneth non aveva detto una parola, aveva fatto soltanto un cenno al collega di Edimburgo per invitarlo ad accompagnarlo e si era diretto verso l’auto di servizio. Per tutto il tragitto da lì fino al punto in cui i lampeggianti blu dei pompieri, sopraggiunti per cercar di recuperare il corpo, indicavano che erano arrivati a destinazione, nessuno dei due aveva parlato.

Ken scese per primo dall’auto; Liam aveva atteso qualche secondo: non era sicuro di voler verificare che quel cadavere fosse quello di Eve, come temeva. Infine aveva fatto un respiro profondo, si era passato le mani sul viso e aveva seguito il collega, nonostante le gambe gli sembrassero macigni come quello che sentiva sul cuore. 

In quel tratto la strada compiva una curva, offrendo un panorama mozzafiato sul castello che si rifletteva nello specchio d’acqua sul quale sorgeva, ma Liam non era dell’umore adatto ad apprezzarlo. Gli sembrava che tutto intorno a lui si muovesse al rallentatore, sentiva le voci degli altri ma non capiva cosa dicessero. 

Sono passato di qui, venendo a Kyle of Lochalsh. Ero su questa strada, non meno di un’ora fa. Ero a pochi metri da questo burrone.” Non riusciva a pensare ad altro, se non che forse avrebbe potuto fare qualcosa, se soltanto avesse immaginato. 

Un paio di pompieri erano riusciti a calarsi nel crepaccio, mentre alcuni dei soccorritori illuminavano loro la strada con la luce delle torce. Avevano calato una barella sulla quale era stato caricato il corpo, l’avevano assicurata ad una corda e poi avevano dato il via libera perché altri uomini, sul bordo del fossato, la issassero fin sulla strada. 

Un’ambulanza era arrivata poco dopo, a sirene spente.

Anche se i soccorritori si urlavano istruzioni che rimbalzavano contro le rocce ricoperte di erica e muschio, la sensazione che regnava nella mente di Liam era di silenzio. Un silenzio gelido, pesante, allucinante. Con le mani affondate nelle tasche del giubbotto in pelle, il bavero alzato a ripararsi dalla brezza sferzante, restava immobile ai margini di quella scena da incubo mentre tutto il resto scorreva sotto ai suoi occhi in fotogrammi racchiusi in bagliori bluastri. 

La voce si era sparsa rapidamente e senza che lui se ne accorgesse, quel tratto di statale si era affollato degli abitanti del villaggio, ombre nell’ombra, silenziosi e tremanti, decine di paia d’occhi guardavano senza vedere, stretti in un abbraccio che cercava conforto, nella vana speranza che non fosse quello che temevano.

Gli agenti, i paramedici ed i pompieri avevano formato un capannello attorno alla barella, non appena questa era stata issata sull’asfalto. 

Liam aveva fatto un passo, come in trance. Poi un altro. Doveva sapere. 

Intravedeva, fra gli spiragli lasciati dalle gambe dei soccorritori, una sagoma distesa ed avvolta in una coperta; non riusciva a distinguere altri particolari, ma la corporatura che si intuiva, sembrava quella di una donna. Si era fermato di nuovo. Non riusciva a trovare il coraggio di proseguire ed avvicinarsi ulteriormente. Fa che non sia lei, aveva pregato, non sapeva nemmeno lui rivolgendosi a chi. 

Il gruppo di soccorritori venne scosso da un fremito. Era successo qualcosa. Uno degli agenti si era allontanato dal gruppo ed era corso verso la volante per attaccarsi alla radio. 

Liam si decise a raggiungerli: non sapere era un’agonia troppo lenta.

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