L'istante fra due battiti

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- Perché hai pensato a lui? – in realtà non ho altro che un sospetto, su Wallace ma non voglio coinvolgere Eve in questa storia, sebbene abbia l’impressione che lei sappia molto più di quanto credessi. L’unico modo per scoprirlo è cercare di farla parlare senza sbilanciarmi troppo.

Nel frattempo siamo arrivati davanti all’ospedale di Broadford, il più vicino a Kyle of Lochalsh. La luce blu della sirena dell’ambulanza fende il buio piovoso mentre Pat viene portato in barella all’interno della struttura. Ian, Mandy e Lucy lo seguono a piedi; sembrano tre fantasmi avvolti nelle coperte termiche del pronto soccorso, spaesati. Eve scuote il capo e scende dall’auto senza rispondermi, appena mi fermo. La seguo senza insistere, comprendendo che non sia il momento adatto per chiedere altro; avevo già intuito che fosse molto legata a Pat, ancor prima dell’incendio: ho osservato, sera dopo sera, ogni suo sguardo, ogni suo movimento ed espressione; sembrava sentirsi a proprio agio soltanto accanto a quell’omaccione che la sovrastava di parecchie teste. Dopo il suo tentativo folle di buttarsi fra le fiamme per salvarlo e il silenzio cereo nel quale si è chiusa ora che siamo entrati nell’ospedale, non ho che una conferma di quanto gli sia affezionata. 

Il tempo scorre lento, dentro gli ospedali, nonostante la frenesia che anima dottori ed infermieri; quando mi trovo in posti come questo, ho sempre la sensazione di entrare in una dimensione parallela nella quale due scenari sono stati sovrapposti a velocità differenti. Mi ritrovo, fermo, in mezzo al viavai del personale che si affanna per prestare le prime cure a Pat ed ai tre insieme a lui; mi guardo intorno e trovo un orologio appeso alla parete. Se lo fisso, concentrandomi sull’andamento cadenzato delle lancette, riesco a restare con i piedi per terra e non ripensare a quella notte maledetta in cui mi trovavo in un altro ospedale in attesa di scoprire cosa sarebbe stato di Rhona. È questo il segreto, per me, quando ho bisogno di restare lucido e mantenere la calma: dare un ritmo al tempo; l’ho imparato quando mi hanno insegnato a sparare e ad ascoltare le pulsazioni del mio cuore per sapere quando premere il grilletto: lo si fa, sempre, nell’istante fra due battiti. 

Pat viene portato nell’area dedicata agli ustionati; Ian, Mandy e Lucy nell’ambulatorio, ma ne escono dopo meno di mezz’ora: stanno bene, sono solo spaventati. Sposto lo sguardo su Eve che li raggiunge, si mostra forte per loro, li abbraccia, li conforta e lancia occhiate furtive verso le porte che si sono chiuse alle spalle della barella nascondendone loro la vista. Probabilmente starà pensando che sia passata un’eternità da quando siamo arrivati, è impaziente di avere notizie di Pat. La vedo confabulare con Ian, impallidire, annuire un paio di volte e poi guardare verso di me per un momento prima di tornare ad occuparsi dei colleghi: come una madre amorevole si preoccupa di farli sedere, porta loro una bevanda calda, riesce perfino a farli sorridere. Quando appaiono più tranquilli – o forse troppo stanchi per reggere la tensione – si separa da loro e mi si avvicina, con le braccia strette sotto al seno, così tanto da dar l’impressione che si stia abbracciando e confortando da sola. La seguo verso un angolo appartato; non mi guarda negli occhi ma sposta lo sguardo, nervosamente fra la porta del corridoio da cui vorrebbe veder uscire Pat e il gruppetto dei colleghi seduti al fondo della sala d’aspetto.

- Qualcuno ha appiccato il fuoco, non è stato un incidente.

- Te lo ha detto Ian?

Lei annuisce, socchiudendo gli occhi.

- Dice che hanno sentito il rumore di vetri infranti e che hanno visto una bottiglia cadere al’interno della sala principale; un attimo dopo si è scatenato l’inferno. 

- Una molotov… 

Eve fa di nuovo un cenno affermativo col capo; trema. Ed è rabbia, la sua. 

- Deve esser stato Wallace o qualcuno dei suoi. Pat, un paio di giorni prima della sera in cui suo nipote ci ha aggrediti, gli aveva tagliato i fondi. Per questo ha fatto quella scenata.- per un secondo mi pare che lei voglia aggiungere altro, ma rinuncia.

- È capace di arrivare a tanto, per vendicarsi?

Lei si morde il labbro inferiore e abbassa gli occhi, riflette e poi finalmente mi guarda

- Non so. L’unica cosa che mi viene in mente è che… Il pub è assicurato ed anche Pat ha un’assicurazione sulla vita. Wallace è uno dei beneficiari, insieme alla madre ed al fratello.

- Sicura? Non ti viene in mente altro? – tento; ho imparato a capire le persone, ho dovuto: e sono certo che Eve mi stia nascondendo qualcosa, anche se non me ne spiego il motivo.

In quel momento, proprio lui, l’oggetto della nostra conversazione, entra nel pronto soccorso. Ci guarda, o meglio, guarda Eve. Lei solleva il mento, sostiene il suo sguardo e lui sogghigna; però non viene verso di noi: mi ha visto, non è così stupido in fondo. 

Lo vediamo parlare con un’infermiera per chiedere informazioni sullo zio, poi uscire di nuovo, non senza aver rivolto un altro sguardo ad Eve. 

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