Scoperte

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[Colonna sonora: Einherjer - Adrian Von Ziegler]

Le prime luci del mattino inondavano il bosco e la strada. L’aria frizzante sferzava energicamente i rami e la pelle, riversando su ogni cosa l’odore del mare e dell’estate che stava arrivando. I gabbiani volavano alti in cielo, compiendo ampie e lente volute sopra l’acqua e i loro strilli si disperdevano nel vento.

Liam amava quei luoghi, riuscivano a fargli provare una sensazione di pace che non aveva mai conosciuto prima; ma in quel momento non riusciva a goderne: cupo in viso, attendeva l’arrivo di Donald, appoggiato alla sua auto con le braccia incrociate al petto e la sigaretta fra le labbra.

Sospettava di lui fin dai tempi dell’arresto della banda di Wallace, ma non aveva prove a sufficienza per incriminarlo. Per questo motivo, quando gli aveva sentito dire che sarebbe tornato sul luogo dell’incidente, aveva convinto Ken a seguirlo.

Lo avevano visto inoltrarsi nel bosco, seguito poco dopo da uno dei poliziotti. Avevano aspettato un po’, nascosti poco distante dalla grotta. Non erano riusciti a sentire tutto, ma abbastanza per capire che quei due erano coinvolti e che Wallace era diretto a Newcastle; Ken si era allontanato per avvertire la polizia della cittadina, mentre Liam era rimasto ad osservare i movimenti di Donald e Joey; quando quest ultimo se ne era andato, lui aveva deciso di raggiungere l’auto di Donald ed aspettarlo lì, facendo segno a Ken di andare a controllare cosa ci fosse nella grotta. 

Donald era distratto: stava scrivendo un messaggio col cellulare e si era accorto di Liam soltanto quando era a pochi passi dall’auto;  era impallidito quando lo aveva visto; era stata questione di un attimo, ma Liam se ne era accorto. Non si era mosso di un millimetro, se non per togliere la sigaretta dalle labbra e buttarla in terra. 

- Sai quanti anni ti possono dare, per complicità? – gli aveva chiesto, con tono calmo. In realtà la sua voce sembrava ruggire, tanto era roca. 

Donald aveva scosso il capo e raggiunto lo sportello della propria auto, a pochi centimetri da lui. 

- Non so di cosa tu stia parlando. Sei stanco, vai a riposare. 

Liam socchiuse gli occhi per un momento, poi afferrò Donald per la collottola della giacca con la mano sinistra, spingendolo con violenza con la faccia contro l’abitacolo dell’auto, premendogli tutto il proprio peso addosso per tenerlo fermo. Aveva estratto la pistola dalla fondina e gliela stava puntando alla tempia.

- Non fare il furbo con me. Vi ho sentiti, nel bosco. Dimmi, è viva?

L’altro riusciva a mala pena a respirare mentre cercava di liberarsi, invano, da quella presa.

- Non so nulla! – gemette; Liam aumentò la pressione. Il viso di Donald si fece paonazzo – Lo giuro, non lo so. Credo sia viva. Wallace non le farebbe mai del male! – aveva aggiunto con la voce ridotta a un rantolo. -Devi credermi… Ti prego.

In quel momento sopraggiunse Ken, trafelato.

- Liam, lascialo stare. Lo ucciderai. Liam! – aveva cercato di dividerli, ma Liam era irremovibile.

- Chiamalo. Voglio che lo chiami adesso.  E che tu ti faccia dire dov’è. – aveva ringhiato rabbiosamente all’orecchio del coordinatore poi lo lasciò libero e Donald si accasciò contro l’auto, tossendo.

- Tu sei matto… – sussurrò

- Chiamalo, ho detto! Adesso! E non fare scherzi.

- Se capisce che lo sto fottendo…

Ken si era avvicinato a Donald, gli aveva messo una mano sulla spalla. Sembrava un gesto paterno, il suo, ma lo sguardo del poliziotto era freddo, carico di rabbia repressa: aveva appena scoperto che Joey, uno dei suoi sottoposti, era coinvolto in tutta quella storia e sebbene non amasse usare i metodi di Liam, sapeva esser altrettanto intimidatorio. 

- Donald, fai come ti dice. Wallace non potrà farti nulla. E nemmeno Joey.

Il ragazzo si era deciso, infine. Aveva preso il cellulare e composto il numero del fuggitivo. Trascorsero diversi secondi prima che questo rispondesse, ma alla fine Donald riuscì a parlargli. Lo sentirono scambiare poche parole, biascicate in gaelico, ma comunque era quello che volevano dicesse.

Quando aveva chiuso la comunicazione, Donald aveva sollevato lo sguardo su gli altri due, con aria preoccupata.

- Si sono fermati nei pressi di Drumnadroicht. Ripartiranno domattina. Eve sta male. 

- Dannazione! -Liam aveva dato un calcio alla fiancata dell’auto, poi aveva preso Donald per il bavero della giacca attirandolo a sé di modo da ritrovarselo col viso a poca distanza dal proprio – Dove, esattamente?

- In un casolare abbandonato che c’è lungo la strada.

- Perfetto. Tu verrai con noi. 

Lo aveva afferrato per un braccio e trascinato fin verso l’auto, mentre Ken li precedeva per mettersi al posto di guida; quando tutti e tre furono a bordo del veicolo, aveva chiamato un suo agente e gli aveva chiesto di tenere d’occhio Joey. Non voleva che sospettasse di esser stato scoperto, ma nemmeno che approfittasse di quel momento per sparire: presto avrebbe dovuto comunicare che avevano trovato il sospettato e quindi anche Joey lo avrebbe saputo. 

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