Capitolo 2

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Pov Winter


«Winter, vuoi aspettarmi!» alzò leggermente la voce un uomo dai capelli neri, di cui spiccavano molto le ciocche bianche... occhi viola si puntarono in quelli azzurri.


«Allora Harth, sbrigati, non abbiamo molto tempo, se no siamo capaci di fare tardi al ricevimento per noi generali.»


Finalmente Harth riuscì ad arrivarmi vicino e dandomi una pacca sulla spalla ridendo mi disse: «Da quando è scomparso quel ragazzino, sei diventato troppo efficiente sai...»


«Harth, se sono diventato così è perché non voglio pensarci» ringhiai leggermente.


«Sei proprio cotto amico... di uno con il quale sei stato a letto solo una sera durante quel periodo dell'anno.»


«Tu non capisci Harth... con quel ragazzo è stato...» abbassai lo sguardo. «Ho avuto parecchi amanti... ma con nessuno avevo sentito sensazioni così intense, e, con nessuno avevo mai desiderato di volerlo accanto a me.»


«Winter, lo troveremo vedrai, ci mettiamo a cercarlo dopo l'ufficializzazione dei nostri ruoli nell'esercito. A quanto ho capito, noi due saremo sotto il diretto controllo del principe Harlem.»



Mossi leggermente le mie orecchie chiare facendo tintinnare l'orecchino che ornava uno di questi.


«Lo troverò e lo renderò mio.»


«Dai, adesso entriamo nella sala che dobbiamo presentarci di fronte al re e i principi.» dicendo così Harth si diresse con le mani nelle tasche della sua uniforme scura nel castello, precedendomi. Harth era il mio miglior amico.


Appena arrivati alla porta, uno dei valletti ci mostrò dove andare, naturalmente a noi toccava la prima fila, e non appena arrivammo ai nostri posti si alzarono le fanfare annunciando l'ingresso del re con i propri figli, e tutti i presenti si chinarono in un profondo inchino, sguardi bassi sul pavimento.


Il re Camol arrivò al trono sedendosi e sulla sua destra e sinistra rimasero in piedi con espressioni solenni anche i suoi due figli, i principi gemelli. Le loro uniforme bianche erano in contrasto con i loro capelli come la notte... erano due bei lupacchiotti, quasi uguali, se non fosse che la ragazza portava i capelli scuri come la notte, mentre il ragazzo li aveva molto più lunghi.



Pov Harlem


Passai lentamente lo sguardo sulla prima fila, dove da una parte c'erano coloro che avrebbero preso ordini da Evita, mentre dall'altra quelli che sarebbero stati sotto di me.


Poi la mia sbirciata si fermò... gli occhi mi si sgranarono leggermente, mentre il mio sguardo accarezzò gentilmente le orecchie e capelli argentei dell'uomo inchinato al mio cospetto. Il sangue lasciò completamente il mio viso. Mia sorella si girò verso di me... la magia l'aveva avvertita che c'era un cambiamento del mio stato d'animo. Seguì il mio sguardo e quello che vide la fece sorridere leggermente.


«Alzatevi.»


Fu il re a parlare. Gli uomini e donne al suo cospetto si alzarono con eleganza alzando anche i loro visi verso il re, che aveva permesso loro di avere questo onore.


Eppure uno degli ufficiali si irrigidì. I suoi occhi fissi su di me che guardavo con egual sorpresa.



Pov Winter


«Per Framar, mi sono fatto il principe.»


«Voi siete i migliori combattenti e maghi del regno, vi do il benvenuto nella capitale di Damina. I vostri superiori saranno mio figlio Harlem e mia figlia Evita.»


Non appena nominato i due gemelli fecero passi avanti unirono le mani e una luce dorata inondò la sala e di fronte a loro si formarono due globi di cristallo.


Ognuno pese il proprio scendendo le scale fermandosi di fronte a coloro che sarebbero stati i loro diretti sottoposti.


E mentre Harlem era di fronte a me, il re parlò di nuovo.


«Dovete giurare fedeltà alla famiglia reale... con le mani appoggiate sul globo della verità.»



Pov Harlem


Non sentivo quello che diceva mio padre continuavo a fissare gli occhi viola dell'uomo di fronte a me. Non riuscivo ancora a credere che fosse lì... e anche un mio diretto sottoposto.


Alzai leggermente il globo e i nostri sguardi non si staccarono mente Winter con voce ferma parlò.


«Io Winter del Bosco giuro sulla mia vita e sul mio onore di servire con tutte le mie forze la famiglia reale» e poi sottovoce aggiunse «e amare il mio principe, proteggerlo dal male a costo di morire.»


Socchiusi le labbra fissandolo sconvolto, mentre il globo brillò di una luce chiara, in affermazione che quello che l'uomo di fronte a me aveva detto era la verità.


Il Regno dei LupiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora