Capitolo 8

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Pov Irenco


Il daregar si alzò sopra le nuvole bianche trovando la corrente giusta che lo spingesse nella direzione datagli da me che ero sopra di lui. Socchiusi gli occhi ignorando il cielo, quel cielo che molte volte Hairaza mi descriveva come una immensa pianura azzurra che ti avvolgeva, il vento che ti accarezzava il viso.


Nella mia mente c'era solo il viso sorridente di mia nonna, che da sempre viveva da sola in quella casa ai confini di Damina, con il giardino che faceva parte di Ayema. Quella nonna che aveva accettato entrambi quando io ero solo un cucciolo in fasce e Hiron era poco più grande.


Un leggero sorriso si dipinse sul mio viso, sapendo bene che la nonna non approverebbe la tristezza nei miei occhi verdi smeraldo.


Le ali dell'animale risplendevano metallizzate facendo giochi di colori che raggiunsero le nuvole sotto di noi, creando immagini viola sul banco soffice. L'ombra si muoveva veloce, con scatto si abbassò, passando nella nuvola, volando dal cielo azzurro, mentre l'occhio fermo osservava il paesaggio, per non sbagliare e portare me, il suo cavaliere da un'altra parte.


La gente nel villaggio che stavamo sorvolando alzò lo sguardo, osservando la meraviglia che volava sopra le loro teste, lasciando dietro di se una scia di malinconia.


Continuavo a non accorgermene di quello che succedeva intorno a me. Sì, ero appoggiato sul collo dell'animale, socchiudendo gli occhi mentre riaffioravano i ricordi di quando ero piccolo, di come la nonna mi insegnava quali piante si potevano usare per le medicine, e quali per i veleni più potenti e come fare gli antidoti.


Mi scappò una leggera risata quando mi ricordai come per la prima volta, mio fratello maggiore usò la magia distruggendo metà stalla e uscendo dall'esplosione tutto bruciacchiato e come la nonna era corsa da lui.


Poi quando ci raccontava del grande amore che aveva avuto, ma non aveva potuto rimanere con lui, anche se aveva voluto sempre molto bene al nonno, che noi non avevamo conosciuto, morto durante il tempo della guerra tra Hayema e Damina.


Quello che mi aveva sorpreso che l'amore della nonna era un cane, con il quale si erano amati rischiando tutto, e lui morì tra le sue braccia facendosi promettere di aspettare il tempo che era stato deciso per lei. E di vivere anche per lui.


E poi l'immensa felicità della nonna quando arrivò Hiron, rosso in viso, sguardo basso, accompagnato da un alto ufficiale dell'esercito di Ayema presentandolo come il proprio compagno.


Eppure gli faceva male, un male assurdo, un dolore che avvolgeva il suo cuore, sapendo che non potrà più andarsi rifugiare dalla nonna quando ne avrà bisogno, di non potere andare a trovarla e farsi coccolare dai suoi sorrisi e scoprire sempre nuove leggende. E anche se il sorriso continuava a essere persistente sulle mie labbra, dagli occhi scappò qualche lacrima.




Pow Winter

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