Capitolo 9: melodie

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Torno a casa, dopo quasi due ore passate sul prato a pensare. Mi avvicino a casa con dei passi stanchi, quasi esausta dal viaggio nella memoria e nel tempo appena fatto. Cammino lentamente, per posticipare il mio rientro in quella gabbia di matti, conosciuta anche come casa mia. Faccio il giro del mio isolato ben tre volte, fin quando non sento un pungente languore e, guardando l'orologio, mi accorgo che la notte sta per calare.

Varco la porta di casa con fare molto tranquillo e menefreghista, chiedendo subito a mia mamma un piatto di pasta. Lei mi fa un "ok" con la mano destra, e io mi butto sul divano con un paio di cuffiette alle orecchie, con la canzone Drown dei Bring Me The Horizon. Per colpa del volume, ignoro del tutto le domande che mi fa mia mamma, e nemmeno mi dispiace. Mangio il mio piatto di pasta e mi fiondo in camera, cadendo in un sonno profondo.


"Mi manchi. Tradirti è stato l'errore più grande che potessi mai fare, credimi, non succederà mai più. Mai mai mai più. Sono stato uno stupido, ho tradito te e la tua fiducia. Ti prego, fammi spiegare dal vivo questa situazione, perché solo parlarne a quattr'occhi ti farà capire quanto io sia sincero e quanto io ti ami. Per sempre tuo, Kevin."
"Mi chiedo se sia serio! Ti tradisce con QUELLA, e ha pure il coraggio di venire a chiederti di perdonarlo?", esclama Ylenia, sinceramente scioccata e turbata dalla situazione. "Ti prego, dimmi che non lo perdonerai."
"Io lo amo", rispondo io, decisa dei miei sentimenti per lui. "Fa parte della mia vita, ormai. Lui è tutto per me, e non saprei cosa fare senza."

"Sarà sempre così se non ti fai valere, Alex. Ti farai prendere per il culo a vita."


Mi sveglio con la testa più leggera e il cuore più pesante. Mi vesto in fretta e furia e fiondo fuori dalla porta, salutando appena la mia famiglia. Fiduciosa di incontrare Marco alla fermata dell'autobus, mi reco lì qualche minuto in anticipo. Il tempo è particolarmente freddo e brutto, quasi a presagire una giornata negativa. Mi appoggio al palo della fermata, infreddolita, con le braccia strette al petto e le mie piccole mani completamente congelate.
Inaspettatamente, sento stringermi da dietro e sento un calore completamente nuovo ed esterno, lo stesso calore che sento qualche secondo dopo nella voce che mi sussurra un "buongiorno" nell'orecchio destro.
"Buongiorno straniero", gli dico io, quasi certa di sapere chi fosse.
"Come sta, signorina? Vedo che è qua ad aspettare la limousine che la porterà alla sua lussuosa scuola privata. Non si sente onorata?", ironizza.
"Oh no, straniero, qui le limousine sono da poveri. Preferisco l'elicottero", ribatto io, stando al suo gioco.
Molla la presa e si piazza davanti a me, con il suo fare spavaldo e sicuro di sé, abbassandosi e dandomi un bacio sulla fronte. Adesso so con certezza che è lui, che è Marco. "So che lei non si ricorda niente dell'altra sera, signorina. Vuole ripetere l'esperienza? Le do una seconda occasione".
Scossa dalla sua proposta, e un po' eccitata, gli faccio cenno di sì con la testa senza neanche fiatare.
"Vieni a casa mia. Abitiamo vicini mi pare di capire", mi propone lui, quasi sfacciatamente.
Di nuovo, incapace di parlare, gli faccio un cenno di approvazione con la testa. Sono rimasta abbagliata da lui, dai suoi occhi lucenti, a volte fin troppo distratti e curiosi di scrutare ogni minimo dettaglio intorno a lui. Ogni volta che li distoglie dai miei, un senso di tristezza inspiegabile si propaga in tutto il corpo. Ho bisogno di quegli occhi.

Saliamo sull'autobus in silenzio, lui saluta un paio di amici e si siede accanto a Marika, una studentessa molto carina dell'ultimo anno che avevo già incrociato per i corridoi, e che molto cordialmente mi saluta con un mezzo sorriso sulla faccia. Mi siedo nei posti in fondo, e quando Marco mi rivolge lo sguardo vedendo che sono sola, si alza, scusandosi con Marika, e si siede accanto a me. Poggio la sua testa sulla sua spalla sinistra e lui mi porge una cuffia, invitandomi ad ascoltare i Nirvana insieme a lui.
"Condividere la musica è qualcosa di speciale, non credi?"


E facciamo l'amore. Con lui, non faccio sesso, faccio l'amore. In sottofondo, la canzone preferita di Kevin, Iris dei The Goo Goo Dolls, e il suo corpo sopra il mio, che sembra muoversi al ritmo della canzone. Le sue mani delicate che mi accarezzano il collo e mi provocano un brivido fino ai piedi, la sua bocca calda che mi bacia il petto, e il mio cuore che batte più forte che mai.
"Adoro condividere questa canzone con te. Condivido con te la parte più importante di me, la mia anima, i miei pensieri, i miei demoni. Con te, posso essere me stesso."
E continuiamo a fare l'amore. Continuiamo come se non ci fosse un domani, continuiamo come se nell'altro ci fosse l'ossigeno di cui abbiamo bisogno per sopravvivere.
"Ricorda che ti amo, e questo non cambierà mai", mi sussurra.

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