Avevo sempre nutrito un forte amore per la pioggia, sin da quando ero bambina e non avevo ancora ben capito di cosa si trattasse. L'avevo sempre trovata affascinante, purificante ma, soprattutto, istruttiva. Pensavo, infatti, che le gocce d'acqua che toccavano il suolo non fossero altro che le lacrime del cielo, il quale aveva avuto un momento di debolezza e aveva sentito, quindi, la necessità di crollare e prosciugarsi momentaneamente per poi, però, tornare nuovamente pieno di vita e più limpido di prima, dimostrando la forza e il coraggio di superare il passato e andare avanti ed ero dell'idea che l'uomo dovesse trarre insegnamento da ciò e seguirne l'esempio.
Ma nonostante questo mio amore incondizionato e filosofico per tale fenomeno atmosferico, quel giorno lo odiai con tutta me stessa.
Erano le sette di sera ed ero appena uscita dal negozio in cui lavoravo, desiderosa più che mai di tornare a casa, quando un violento temporale mi sorprese sprovvista di ombrello. Non appena il mio corpo entrò in contatto con l'acqua gelata, rabbrividii e, per evitare di beccarmi un malanno, cominciai a correre il più velocemente possibile, per raggiungere il mio appartamento al più presto, schivando pozzanghere e bagni di fango offerti gratuitamente dalle macchine che sfrecciavano veloci accanto al marciapiede e rischiando anche di scivolare più di una volta.
Quando, finalmente, raggiunsi il mio condominio, quasi urlai di gioia e, sempre a passo svelto, entrai nel mio alloggio e mi diressi in bagno per farmi una bella doccia calda, più che meritata ma, a metà del corridoio, una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.
«Ma che hai fatto?», chiese e non appena collegai la voce alla sua proprietaria mi tranquillizzai e rilassai i muscoli, anche se mi sorsero dei dubbi sul come fosse riuscita ad entrare in casa mia senza possederne le chiavi.
«Come sei entrata qui dentro?», le domandai, girandomi nella sua direzione.
«Ti ho fregato la copia delle chiavi di casa.»-, rispose facendo spallucce, come se fosse la cosa più normale del mondo,-«Comunque,perchè sei tutta bagnata?»
Aprii bocca per ribattere, ma la richiusi subito, sapendo che sarebbe stato inutile, così mi limitai a rispondere alla sua domanda.
«Mentre uscivo dal negozio,ha iniziato a diluviare ed io mi sono beccata tutta l'acqua.»,spiegai.
«Wow.», commentò.
«Proprio wow.Ho bisogno di una benedetta auto.», mi lamentai, entrando in bagno, con Cassie al seguito.
«Sì, su questo sono d'accordo.», concordò e si sedette sul banchetto presente in bagno mentre io aprii la doccia e regolai la temperatura dell'acqua.
«Tanto non me la posso permettere,quindi lasciamo stare questi sogni impossibili.Come mai qui?», le chiesi e nel frattempo sfilai il cellulare dalla tasca, per poggiarlo sopra il mobile del lavandino, e mi spogliai, entrando poi nel box.
«Non mi andava di stare a casa con mio fratello, quindi ho comprato la pizza e sono venuta qui per mangiarla con te.», rivelò.
«Chi vorrebbe stare con tuo fratello? È insopportabile.», risposi io, mentre mi insaponavo.
«Molte ragazze ci vorrebbero stare quindi, evidentemente, non è poi così insopportabile.», mi fece notare lei ed io alzai gli occhi al cielo.
«Per me è solo un coglione che se la tira tanto perchè è un modello e quelle che gli vanno dietro sono delle stupide che guardano solo l'aspetto fisico. Oltretutto non è nemmeno così bello.», dissi io risoluta.
«Beh, brutto non è. È figo, di questo gli devi dare atto, altrimenti non farebbe il modello e non è nemmeno così coglione. È solo un po' stupido, a volte.», lo giustificó lei.