Quando, finalmente, Cameron accostò la sua lussuosa auto - che non ero ancora riuscita ad identificare, date le mie scarse conoscenze in materia automobilistica - al marciapiede su cui si ergeva il palazzo nel quale risiedevo, ne discesi velocemente e mi rintanai nel portone del mio condominio dove, dopo essermi assicurata che il ragazzo fosse sfrecciato via, mi cimentai nella dedica di un ampio ringraziamento a Dio per avermi sottratta ad altri minuti di agonia in compagnia del suddetto individuo.
Per tutto il tragitto in macchina dal 'The Music's Den' fino a casa mia, la cui durata effettiva fu di dieci minuti, ma a me parve di ore, Cameron non aveva impiegato il tempo in altro modo che a sottopormi ad un interrogatorio su Alec, chiedendomi ogni tipologia di informazione che io fossi in grado di fornirgli al riguardo, neanche quel povero ragazzo fosse sospettato di omicidio colposo o fosse il soggetto di una qualche biografia di cui il fratello della mia migliore amica sarebbe dovuto essere l'autore. Le domande spaziavano dall'età anagrafica ai gusti di gelato preferiti e, nonostante mi fossi rifiutata più volte di rispondergli, giustificando la mia mancata predisposizione a procurare tali dati con la legge sul diritto alla privacy di cui tutti i civili godevano, Alexander compreso, alla fine, sotto ricatto, ero stata costretta a farlo.
Ovviamente, però, il moro non si era limitato ai quesiti. Non soddisfatto, infatti, ricevute le tanto bramate risposte, aveva iniziato a sfoderare commenti poco lusinghieri su Alec: ne aveva criticate le maniere, da gentiluomo a differenza delle sue da sfacciato, il modo di vestire, che era molto simile al suo, quindi si era autocriticato, il fisico che, invece, a parer mio e di tutte le ragazze di New York, e non solo, era paradisiaco e addirittura i capelli, elemento che lui non poteva assolutamente prendersi la briga di disprezzare, visti i suoi che erano talmente sparati in ogni direzione da sembrare che la mattina, anziché pettinarseli con la spazzola, se li pettinasse con un porcospino.
Una volta terminate le critiche infondate su quella buon'anima del mio collega, inoltre, non avevo fatto in tempo a gioire e a lodare il cielo per averlo fatto finalmente tacere, che Cameron aveva incominciato a pretendere di prepararsi per la cena a casa mia, giustificando tale esigenza con tre motivazioni a suo parere validissime mentre, secondo il mio, assolutamente melense: risparmiare tempo; poterci allenare ulteriormente prima del 'debutto finale'; offrirmi l'opportunità di ammirare la sua divina corporatura, così che se mi fossero state poste domande in merito, avrei potuto dare risposte sincere dettate dai sentimenti che il ricordo della sua immagine avrebbe suscitato in me, a detta sua.
Inutile dire che in ciò fossi stata irremovibile e tetragona ad ogni minaccia o tentativo di corruzione che il ragazzo sfoderasse come arma e che lo avessi malamente invitato a far uso della sua immensa villa per raggiungere il suo fine. E probabilmente dovetti risultare anche piuttosto convincente nella mia severità e caparbietà ,poiché, a quanto pareva, il ragazzo aveva deciso di seguire il mio minaccioso consiglio e togliersi dai piedi, lasciandomi così la possibilità di respirare.
Finita la mia lode al Signore e a tutti gli angeli del cielo, dunque, mi affrettai a raggiungere il mio appartamento dove,una volta entrata, non potei trovare altri se non Cassie.
Non ci sarebbe stato motivo di preoccupazione nel trovarsi la propria migliore amica in casa senza alcun preavviso, se solo lei fosse stata tranquillamente seduta sul divano a terminare tutte le scorte di cibo presenti nella dispensa o se fosse stata intenta a guardare qualche programma rispecchiante i suoi gusti in tv ma, ovviamente, Cassandra non era impegnata nel fare nè l'una nè l'altra cosa nel mio loft, né stava svolgendo qualsiasi altra normalissima azione.Si trovava ferma nel bel mezzo del salotto, mantenendo tra le braccia allargate a formare una sorta di cesta qualsiasi tipo di prodotto o strumento con l'apposita funzione di curare e migliorare la bellezza femminile e, a completare questo già allarmante quadretto, vi era anche l'espressione sul suo volto affatto rassicurante e che non prometteva nulla di buono.
