6:Sguardi e scrutamenti

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Impiegai una buona manciata di secondi ferma stante dietro la porta chiusa per elaborare la frase pronunciata da Cassie e quando, finalmente, riuscii a comprenderne il significato metaforico, aprii la bocca per urlare contro la mia migliore amica. Immediatamente, però, la richiusi, impedendo a qualsiasi rimprovero di fuoriuscire dalle mie labbra, consapevole del fatto che se fosse passato qualcuno in quella frazione di tempo e mi avesse sorpresa a gridare insulti e ad agitare le braccia per aria davanti alla porta di casa mia, mi avrebbe presa per una pazza, poiché, apparantemente, stavo discutendo con un oggetto inanimato.

Scossi, dunque, la testa, interdetta dalla furberia o, gergalmente parlando, paraculaggine della rossa. Sapeva fin dal principio, essendo a conoscenza della decennale disputa esistente tra me e il fratello, che mandarci insieme a quella maledetta cena sarebbe stata una mossa più che azzardata e avrebbe solo portato allo scoppio di un'animate lite tra di noi, o anche se non lo avesse sospettato nel momento in cui lo aveva proposto, aveva avuto modo di scoprirlo nell'assistere alle nostre prove di coppia, ergo non si poteva annullare il tutto ed evitare una simile catastrofe? No. Era necessario che io mi presentassi a quella rimpatriata con il mio ipotetico ragazzo, affinché mi potessi vendicare del male subito in passato da Melody ed Harry e non era importante se un intero ristorante rischiava di saltare in aria se qualcosa fosse andato storto e sicuramente sarebbe stato così.

Del resto, Cassandra non doveva minimamente preoccuparsene. Di fatti, nel caso in cui un evento simile si fosse verificato, lei non avrebbe subito alcun danno, poiché, avendo immaginato che io e Cameron avremmo finito col discutere pesantemente, aveva ben pensato di rintanarsi al sicuro in casa mia, dove avrebbe atteso seduta il mio ritorno per potersi, poi, godere la sfuriata che avrei riservato a Cameron una volta rientrati, sempre se fosse riuscito ad uscire vivo dal locale.

«Questa me la paghi.», sibilai a denti stretti e a voce bassa contro la ragazza accampatasi nel mio appartamento, per poi girare letteralmente sui tacchi e dirigermi verso le scale, pensando, nel frattempo, ad una degna punizione da farle scontare.

Questi pensieri vendicativi non ebbero, però, lunga durata poiché, ben presto, dovetti iniziare a preoccuparmi della mia incolumità. Scendere le scale con quei trampoli indossati sotto ricatto, infatti, si era rivelata un'impresa assai ardua, con un'alta probabilità di farmi tutte le sei rampe di scale a ruzzoloni e, quindi, di rompermi l'osso del collo.

«Stupidi tacchi.», imprecai e maledissi mentalmente Cassie per avermi obbligata a metterli, appuntandomi mentalmente di tener conto anche di questo dettaglio nella decisione della vendetta che le avrei rifilato in seguito.

Tentai, dunque, in vari modi di portare a termine tale missione tanto semplice per gli altri quanto inequivocabile complessa per me ma, non trovando soluzioni adatte, alla fine, stanca e innervosita, mi sfilai direttamente le scarpe e arrivai a piedi scalzi giù nell'androne. Almeno, in quel modo, ero giunta a destinazione sana e salva e con tutte le ossa ancora intatte.

Ai piedi delle scale, mi fermai, mi pulii con dei fazzoletti la pianta dei piedi e mi rinfilai i tacchi, tenuti in mano durante il tragitto di discesa, per poi specchiarmi un'ultima volta nei vetri del portone per assicurarmi che fossi in ordine. Presi, poi, un gran respiro per tranquillizzarmi e scaricare un po' della tensione che aveva preso possesso del mio corpo e della mia mente ma non riuscii nel mio intento.

«Ok, Isy.» - , dissi tra me e me, - «Stai calma. Non hai nulla da temere, non hai niente che non va, quindi quei due non potranno criticarti. Sei bella, sei forte, sei andata avanti e hai un accompagnatore, che sarà pure una martellata sulle gengive, ma è pur sempre un ragazzo che ti farà fare bella figura. Quindi, ora vai a quella maledetta cena e spacca tutto!», mi incitai e così, anche se il mio più grande desiderio era quello di non varcare la soglia di quella porta, ma restare fino al giorno successivo protetta all'interno delle mura dell'edificio, mi feci forza e uscii dal palazzo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2017 ⏰

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