Anna non riuscì a prendere sonno facilmente. Il comportamento di sua figlia l'aveva preoccupata non poco. Non si aspettava certo di trovarla in quelle condizioni. Si chiese per l'ennesima volta se avessero fatto bene, lei e Robert, a cedere alle sue insistenze. Non credeva che sua figlia stesse male, sembrava più che altro agitata, spaventata forse. Sapeva della sua strana, e per lei inquietante, "passione" per l'antagonista di una serie di film di cui aveva scoperto solo da poco la reale esistenza. Che lo avesse visto? No, era da escludere. Se lo avesse visto e non avesse detto nulla avrebbe messo tutta la famiglia in pericolo. E la sua Jasmine non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Giusto?
Jasmine invece non riuscì a dormire per niente quella notte. Non riusciva, e forse anche non voleva, a togliersi dalla testa l'immagine di Jason sotto la sua finestra. Non si può certo dire che fosse terrorizzata. Piuttosto era agitata, come quando era ancora a scuola e doveva affrontare qualche verifica particolarmente difficile. Forse era proprio questo a preoccuparla: non era spaventata tanto quanto avrebbe dovuto esserlo.
Le ora trascorrevano e lei passava dal letto, alla scrivania, alla finestra a guardare la luna piena sopra le cime degli alberi, ma Jason non si fece vedere. Che la stesse osservando nascosto da qualche parte? Aveva sentito la conversazione avuta con Alex? E se sì, aveva capito qualcosa su quello che voleva fare?
Jasmine non voleva farlo arrabbiare o disturbarlo, ma non voleva neanche provare a corromperlo in qualche modo. Solo aveva in un certo senso imparato a conoscerlo, anche se in maniera indiretta, e aveva capito che erano più simili di quanto potesse sembrare a prima vista. Lei non andava di certo in giro ad uccidere gente, ma quella gente non le faceva neanche tanta simpatia.
Tra le cose che la rendevano nervosa ce n'era una in particolare: temeva di restare delusa.
Una sacco di domande le frullavano per la testa. Si chiedeva se Jason fosse come se lo era immaginato o se invece fosse completamente malvagio. Peggio ancora se fosse solo un pazzo che cercava di emularlo.
Jasmine sapeva, sperava, che lui fosse come lei credeva di aver capito: un bambino solo, triste e arrabbiato. Alto più di due metri, immortale, estremamente pericoloso e tutto il resto, ma pur sempre un bambino. Aveva sofferto tanto e non se la sentiva proprio di incolparlo per tutto quello che faceva. Anche se non lo giustificava completamente, sentiva di riuscire ad accettare la cosa senza troppi problemi, fintanto che quelli che amava restavano illesi. Sua madre una volta le aveva detto che aveva l'animo dell'infermiera: era sempre pronta ad aiutare chi ne aveva bisogno, anche i casi più disperati. "Solo se se lo meritano" aveva aggiunto lei.
E lei credeva davvero che Jason un po' d'aiuto e comprensione lo meritasse.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Come potete vedere questo capitolo è decisamente molto più corto dei precedenti (anche troppo forse). Credo sia meglio così però e proverò a seguire questo metodo anche per i successivi.
Per quanto riguarda l'immagine: l'ho trovata per caso girovagando su internet ed ho subito pensato "Oddio ma questa è Anna Hatefield!" e dunque eccola qui. Come potete vedere, Jasmine ha preso da lei gli occhi azzurri :3
Alla prossima!
STAI LEGGENDO
Welcome to Crystal Lake (ITA)
FanfictionUna ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa. Un lago, una foresta e un campeggio sventurato. Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale. Differenze, similarità e qualche salvataggio. Crystal Lake trove...