Capitolo 18 - Introspezione

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Jasmine si stese sul divano, gettandosi a peso morto con un sospiro misto di preoccupazione e rassegnazione. I suoi genitori, o per lo meno suo padre, sapevano che era molto più informata di quanto avesse detto di essere su tutta quella "Situazione Jason". Sapeva che non l'avrebbero presa bene se avessero saputo quanto lei, e non si sarebbero lasciati convincere a trasferirsi lì. Doveva riconoscerlo, era stata un'egoista. Certo, prima di arrivare a Crystal Lake non sapeva se Jason ci fosse davvero, se fosse un imitatore o magari, chissà, solo un'enorme montatura per attirare turisti. Ma adesso lo sapeva. Non aveva ancora la sicurezza che fosse l'autentico Jason, 100% originale, ma ne era abbastanza sicura. Se fosse stato un imitatore avrebbe probabilmente ucciso anche lei, quel giorno al lago. A meno che non fosse un imitatore estremamente in character.

Quindi in realtà Jasmine aveva fatto ciò che aveva fatto senza certezze assolute, solo con una enorme speranza. E il solo pensiero che avesse regalato un'ascia ad un comunissimo essere umano - serial killer, sì, ma sempre umano - la faceva stare ancora peggio, anche se non si notava poi tanto da come si comportava.

Jasmine non era una che esternava le proprie emozioni, nella maggior parte dei casi, anche quando era profondamente turbata o incredibilmente felice. Aveva imparato ben presto che sarebbe stata presa di mira se mostrava sempre la parte migliore di lei: quella che si preoccupava per gli altri, sempre pronta a dare una mano, quella che difendeva il compagno di scuola bullizzato, quella che non ci pensava due volte a ridere fino a star male per la gioia o a piangere disperata per la tristezza. Così Jasmine imparò a tenersela per sé, quella parte migliore, e per la famiglia e gli amici veri. E imparò anche a mostrare per prima la parte peggiore, quella che se le facevi un torto ti restituiva il favore col doppio della potenza, quella che se le facevi lo sgambetto avresti fatto meglio a sperare che non si rialzasse. Perché la parte peggiore di Jasmine, che si nascondeva dietro una maschera di indifferenza ed emozioni attutite, che proteggeva e a sua volta nascondeva quella migliore, quando veniva fuori era pura rabbia.

Spuntó per la prima volta in seconda elementare, dopo vari atti di bullismo per aver preso le parti dei più deboli o essere lei stessa una di loro. E regolarmente comparì fino alla fine delle medie. Ad un certo punto non aveva più tenuto il conto di quante volte i suoi genitori erano stati convocati dal preside perché era stata coinvolta in una rissa, di quante volte era rimasta oltre l'orario delle lezioni in punizione, di quante volte si fosse dovuta difendere da delle imboscate vendicative fuori dalla scuola, di quante visite in infermeria, di quante volte fosse tornata a casa col il naso sanguinante, il labbro spaccato o un occhio nero. In qualche modo, la maggior parte delle volte, era sempre quella che ne usciva meglio, e che poi restava ad aiutare l'idiota che si era messo contro di lei, perché il sangue dal naso non ne voleva sapere di smettere di uscire, o il polso faceva così male che non riusciva a muoverlo. Perché la parte peggiore di lei non si risparmiava, lottava con le unghie e con i denti se necessario, e rispondeva alle minacce con le azioni, ma sapeva quando era il caso di lasciar fare capolino alla parte migliore, per non passare totalmente dalla parte del torto.

E così pian piano gli altri impararono a lasciarla in pace, per paura o per rispetto, o ad andarle a chiedere aiuto se i bulletti non ne volevano sapere di smetterla. Perché Jasmine era buona e brava, ma era alta, agile e, anche se non lo sembrava, era forte, e quando si arrabbiava faceva paura. Difendeva chi ne aveva bisogno e gli insegnava a non abbassare la testa e subire. Puniva chi lo meritava e gli insegnava che si raccoglie ciò che si semina.

Alle superiori non ebbe problemi, dato che chi aveva avuto a che fare con lei aveva messo in guardia o rassicurato tutti gli altri, a seconda dei casi. E anche perché il rapporto con i suoi genitori, specialmente con sua madre, si stava incrinando sempre di più a causa di questi scatti di rabbia, e Jasmine non voleva questo. Anna aveva iniziato a pensare che sua figlia potesse avere qualche problema, qualcosa che non andasse, tutta quella violenza nella sua dolce bambina non se la sarebbe mai immaginata. Anna non glielo aveva mai detto, ma Jasmine lo aveva capito da come la guardava e da come si comportava con lei.

La ragazza aveva provato a cambiare, di nuovo, ma all'inizio era stato difficile. Aveva chiesto di essere iscritta ad un corso di arti marziali, così poteva imparare a controllarsi, ma anche a difendersi come si deve quando necessario. Ma Anna pensava che le arti marziali fossero solo una scusa della figlia per poter fare a botte senza conseguenze, quindi non ne volle sapere nulla e le propose invece di iscriversi a danza, prendere lezioni di canto, o magari imparare a suonare uno strumento. Qualcosa di più femminile insomma. E da questa discussione nacque un altro dei loro litigi, frequenti in quel periodo. È strano come un singolo "no" venga ricordato più di tutti gli altri "sì". Era la prima volta che i suoi le impedivano di fare qualcosa a cui teneva davvero.

Così pian piano anche la parte peggiore andò a fare compagnia a quella migliore, entrambe nascoste dietro la Jasmine impassibile, che non si sbilanciava. Alla parte migliore era concesso venir fuori solo con i suoi genitori e i suoi tre migliori amici. Quella peggiore invece era segregata, e cresceva pian piano, come sempre fanno le emozioni negative quando non vengono manifestate per tanto tempo.

Ogni tanto Jasmine la percepiva, quando qualcosa la faceva arrabbiare, ma per amore del quieto vivere la lasciava dov'era, perché non sapeva cosa sarebbe successo se l'avesse lasciata libera.

Ecco perchè Jasmine non voleva assolutamente che Anna sapesse nulla o quasi di tutta quella faccenda. Probabilmente sua madre ne sarebbe rimasta delusa, l'avrebbe rimproverata come ormai non faceva da tanto, e Jasmine non sapeva se avrebbe avuto la forza di non ribattere, di non lasciar uscire il dolore e la rabbia che si portava dentro da anni per non essere davvero accettata e apprezzata per come era dalla persona che l'aveva messa al mondo, che non capiva mai fino in fondo le sue azioni, nonostante poi la accontentasse quasi sempre in tutte le sue richieste.

Eppure, anche se il dolore e la rabbia che si procuravano a vicenda erano tanti, madre e figlia si amavano più di qualunque altra cosa al mondo.



Angolo Autrice

Ciao a tutti! Rieccomi con un capitoletto breve ma intenso, scritto di getto. Non ero sicura di volerlo pubblicare come capitolo singolo, o se pubblicarlo del tutto in realtà, ma ci tenevo a farvi conoscere un po' meglio Jasmine. E poi è venerdì 17, qualcosa mi toccava metterla XD

Questo capitolo è stato parzialmente ispirato dalla canzone che trovate all'inizio (e che trovate nella playlist alla fine del capitolo precedente)

Ora vi lascio, che qualche ora fa mi hanno levato un dente del giudizio e l'effetto dell'anestesia se ne sta andando sempre di più.

Alla prossima!

Welcome to Crystal Lake (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora