No One Does It Better [Larry Stylinson || Italian Translation]

Capitolo 1

Trattenne il respiro, completamente immobile, nella vana speranza di diventare invisibile dinanzi agli occhi del ragazzo, e Harry credeva di poterlo diventare. Louis era come un serpente, capace di iniettare con le sole parole veleno nel cuore di Harry.

"Amico? Ho detto, ne vuoi un altro?" Il verde incontrò il blu, l'oscurità incontrò la luce, il buio, e le nuvole fragorose incontrarono la calma marea, ed era semplicemente troppo.

Harry distolse lo sguardo velocemente e buttò giù il resto del suo drink perché non riusciva a rispondere, non riusciva a respirare, non riusciva a respirare con quegli occhi così vicini ai suoi, che lo guardavano con così tanta indifferenza. Si alzò repentinamente, ignorando il fatto che le sue mani stessero tremando, e cercò il portafogli in tasca. "No," disse tranquillamente, quasi troppo tranquillamente per poter essere sentito da sopra la musica dei Journey che qualcuno stava cantando nella parte opposta del bar. Lasciò dei soldi sul bancone e si voltò senza guardare ulteriormente l'uomo dietro di esso.

Giovedì, il freddo rigido dell'autunno londinese gli tagliò la pelle, come a volergli ricordare del vuoto che sentiva dentro di sé. Dopo essersi infilato le mani tremanti in tasca, Harry iniziò a camminare per tornare al suo appartamento. L' espressione assente tradiva il suo tumulto interiore. Pensieri frammentati vorticavano nella sua testa, e dopo aver aperto velocemente la porta, si avvicinò al suo armadietto dei liquori, aprendo la bottiglia di vodka più vicina e bevendola direttamente da lì. La sua gola protestò quasi per il calore bruciante, ma, arrivato a quel punto, per il suo corpo, quella cattiva abitudine era diventata di importanza vitale.

Quando il bisogno d'aria diventò troppo forte, spostò la bottiglia dalle labbra e la sbatté sul bancone con un colpo forte e gli occhi chiusi. Nel momento in cui riuscì ad aprirli di nuovo, fissò freddamente il suo cellulare, accanto alle chiavi sul bancone, e con rassegnazione lo afferrò, sbloccandolo velocemente e aprendo l'unico messaggio in segreteria che aveva; l'unico che non era riuscito a cancellare da due anni ormai. Il pollice aleggiò sul piccolo bottone che quella sera sarebbe riuscito a spingerlo al limite. La sua mano destra cercò la bottiglia prima di lui, non facendo altro che incrementare il suo dolore.

"Ciao amore! Sono piuttosto offeso del fatto che tu non stia rispondendo alle mie chiamate, ma credo che te la lascerò passare perché sei carino. Comunque, spero che stamattina tu abbia ricevuto il mio messaggio. Non vedo come potrebbe essere altrimenti, dal momento che te l'ho attaccato in fronte. Mi dispiace così tanto per non essere stato lì con te mentre ti svegliavi. Sono dovuto scappare per sbrigare alcune faccende. Solo, ricorda di essere pronto per le cinque, piccolo. Abbiamo un tavolo prenotato per le sei al nostro posto. Ok? Richiamami quando ricevi questo messaggio. Buon anniversario, Harry. Ti amo tantissimo."

Fine.

A metà messaggio Harry si ritrovò sul pavimento, e mentre il silenzio riempiva gli angoli oscuri del suo appartamento troppo grande, lui trattenne il respiro, come se Louis fosse un serpente e Harry pensava che lo fosse. Con la sua piccola statura riusciva a metterlo in ginocchio e ad affondare parole velenose nel suo cuore.

Dopo aver rilasciato un sospiro, riprese la bottiglia, il suo antiveleno, con una presa così forte da sbiancargli le nocche della mano, e sperò che quel senso di nullità svanisse.

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Era quel tipo di amore che bruciava in maniera così forte, così accecante, che lasciava segni sulla pelle di tutti quelli coinvolti; quel tipo di amore che ti avvolgeva con vestiti morbidi per tenerti lontano dalle mani troppo rudi degli altri, e Harry aveva solo diciassette anni. Le persone gli avevano sempre detto che non sarebbe durata per sempre; non trovi il vero amore quando sei così giovane. La chiamavano infatuazione, ma lui sapeva che non era solo quello.