La riccia sentì una mano sul suo polso esile, prima di ritrovarsi a seguire la figura bionda girata di spalle che la conduceva nel buio dei corridoi notturni della scuola di magia. Stava percorrendo il secondo piano del castello durante il suo turno di ronda, appena qualche istante prima. Sapeva perfettamente chi le stava stringendo la mano, eppure non si ribellava, non si dimenava e non parlava neppure. Persino Draco si chiedeva il perché di quel tale comportamento inusuale della grifona. Ma Hermione non aveva una risposta. Forse non ne aveva forza, ma si lasciò trasportare. Forse perché, dopo sette anni di insulti desiderava - forse necessitava - di spiegazioni. Qualsiasi ragione fosse, la riccia continuò a seguire Draco che non le aveva ancora lasciato il polso.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma quel piccolo contatto gli faceva piacere. Eppure si era sforzato di non dire niente, di aspettare il momento giusto per fare ciò che desiderava fare da quando l'aveva vista sul treno per Hogwarts al primo anno, anche se gli era stato proibito dal padre. Ma, per Merlino, il padre per lui ora non significava più niente e, per di più, era in prigione.
Doveva ancora seguire le sue inutili regole? Ascoltare i suoi pregiudizi infondati? Beh, se avesse dovuto non l'avrebbe fatto.
Perciò si ritrovò a camminare con la Granger che lo seguiva per i corridoi bui, con la mano fredda sul polso caldo di lei. La condusse infine
in un'aula in disuso, nella penombra.
Si riuscivano a vedere solo i contorni dei visi illuminati dalla luce lieve e pallida della luna che regnava piena in cielo circondata da milioni di piccole stelle.Draco, la mise con le spalle al muro, avvicinandolesi abbastanza da poter sentire il suo calore leggero nel freddo dell'inverno. Hermione lo fissava, stranita.
Si era decisa a parlargli, a chiedergli perché di tutto ciò e, soprattutto, ad allontanarsi da lui, per non evitare "inconvenienti". Eppure non ce la fece, restò lì a fissargli le iridi chiare.<Granger> la salutò lui, con quel fare arrogante e presuntuoso suo tipico.
<Malfoy, non ho la più pallida idea del perché tu, alle dieci e mezza di sera, mi abbia letteralmente trascinata in un'aula inutilizzata, ma sappi che potrei togliere su due piedi venti punti alla tua casa>.
Draco sorrise e le si avvicinò ancora di più, tant'è che Hermione cominciava a temere le intenzioni del giovane.La riccia era sul punto di dire qualcosa, ma il serpeverde la precedette.
<Granger, lasciati andare> disse lui prima di prenderle il viso tra le mani e far scontrare le loro labbra. La grifona rimase stupita, ma sentì di voler ricambiare quel dolce contatto. E così fece. Si lasciò andare.Si ritrovarono schiacciati contro un muro di un'aula abbandonata, a baciarsi. Hermione Granger e Draco Malfoy. Due nemici da sempre, ma in quel momento a nessuno dei due importava cosa fossero stati, cosa erano e cosa dovevano essere.
La mora doveva ammettere, a malincuore, che Draco baciava bene - se non benissimo - e che era davvero affascinante. Forse lo era diventato negli anni, forse lo era sempre stato, ma in quel momento Hermione capiva tutte le ragazze che desideravano ardentemente di finire tra le sue braccia. Eppure tra quelle braccia c'era lei. Si esaltò all'idea, ma poi ritornò alla realtà, perché loro non potevano. Lei era una mezzosangue e lui un mangiamorte purosangue. E non potevano. Ma, non potevano fare cosa? Baciarsi? Toccarsi? Amarsi? Beh, non potevano. Insultarsi? Odiarsi? L'avevano sempre fatto.
Ma, Merlino, la guerra era finita! Era tutto finito! I pregiudizi dovevano essere finiti! Perché allora tutti vedevano lei come la salvatrice del mondo magico e lui come un mangiamorte traditore? Per lo stesso motivo per cui non potevano baciarsi: pregiudizi.Misero fine al bacio cercando di riprendere fiato. Draco ghignò prima di allontanarsi di un passo e sussurrare: <Non significa niente, mezzosangue>. Si voltò, con tutto il suo orgoglio e se ne andò, lasciandola lì, sola, confusa e con il fiato corto. Si sentì le lacrime agli occhi, mentre continuava il giro di ronda, ma si costrinse a non piangere, o, almeno, non prima di arrivare in dormitorio. Adesso sapeva perché non si era ribellata quando lui l'aveva presa per mano: perché gli piaceva. Gli piaceva lui, la sua voce, il suo profumo di menta, i suoi capelli diafani, i suoi occhi profondi come l'oceano. Gli piaceva lui, Draco Malfoy.
Ma lui l'aveva lasciata in un modo talmente brutale da farle male. Le aveva rivolto solo una frase, prima di andarsene, che aveva distrutto tutto ciò che quel bacio in pochi secondi era riuscito ad aggiustare. 7 anni di odio, di insulti e dissapori svaniti in un attimo, in un toccarsi di labbra, ma distrutte subito dopo da quattro dannate parole.
Così tornò alla realtà, sbatté le palpebre ed uscì dall'aula, vedendo la chioma bionda ondeggiare verso chissà quale meta. Lo rincorse e gli si piazzò davanti.
<Non significa niente eh? Niente!! Tu mi hai portato in un'aula abbandonata alle undici di sera, mi hai baciata e poi mi dici che non significa niente?! Come se l'avessi voluto io! Invece qualcosa significa, ma tu sei troppo codardo per ammetterlo!> esclamò lei.
<Hai ragione, sono un codardo> affermò lui con tono deciso. <E, si, ti ho baciata io, ma non dirmi che non lo desideravi Granger>.
Aveva quel solito ghigno stampato in faccia.
<Ah sì? Come se avessi avuto scelta...> replicò lei a testa alta.Erano vicini, tremendamente vicini, e la cosa peggiore era che a nessuno dei due dava fastidio.
La Granger lo guardò negli occhi, mentre lui ricambiava lo sguardo.
<Hai ragione Malfoy, non significa niente> disse lei prima di baciarlo nuovamente.Sentirono entrambi di star facendo la più grande idiozia della loro vita, ma quando si separarono e i loro sguardi si scontrarono, Draco riuscì a dire un'unica cosa.
<Davvero?>