Capitolo 10 - Assalto

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Tre mesi dopo...

Passò un mese.
Un intero mese di silenzio.
Si era stabilito di passare dalla parte di Ciro, ma l'argomento non era più stato toccato. Le nostre vite continuarono a procedere come se nulla fosse stato, come se Davide non avesse mai progettato niente, come se le nostre parole si fossero dissolte nell'aria senza lasciare tracce.
La cosa cominciava a puzzarmi. Nessuno sembrava avere il coraggio di aprire la discussione. Perché?

Sono irritata, nevrotica.
Per un intero mese gli argomenti Genny, Ciro e "Malammore nun l'adda passà lisc" non sono più stati nemmeno accennati, e questo mi disturba.
E' quasi una settimana che mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte, con una nausea terribile che spesso mi porta a rimettere.
Immagino che siano sintomi dovuti a quest'ansia opprimente, la quale però non mi spinge a parlare della cosa con gli altri.
Ho un cattivo presentimento: come semettere in mezzo la cosa possa solo far danno e rovinare un periodo di relativa quiete.
Ma, finalmente, dopo quattro settimane di nulla, Davide rimette in mezzo la questione.

<<Wajù... ammà parlà>> Esordisce, nel bel mezzo del pranzo.

<<Tutt stu mes nun agg itt nient riguardo al fatto di Malammor. Pnzat ca m so scurdat? E' vero, le ferite si sono chiuse e i lividi sono scomparsi, ma comunque nun annà pnzà ca c ponn fa qualsiasi cosa pcché tant c stamm zitt.>>

<<Vai al dunque. Che vuoi fare?>> Gli chiedo, trepidante.

<<Si m faj vrnì, magari.>> Mi ringhia contro. Non ha gradito la mia impazienza. <<Nuj stamm senza na lir. E teniamo pochissime piazze, a malapena una a testa. Rind a sacc nun c tras pop nient. Quindi, siccome Malammor ten nu nummr esagerat e piazz, c pigliamm e soj.>>

<<Sicuramente ce le darà, staj sicur pop O' Trà.>> Commenta Filippo, scrollando la testa, decisamente poco convinto. Davide però non sembra aver finito.

<<Ma mic c l'adda ra iss, Capebò. C'e pigliamm nuj. E non solo. Rubiamo la piazza e facimm pur zumpà tuttcos rind o palazz suoj.>>

Ora Filippo sogghigna. Dal suo sguardo capisco perfettamente che la trova una buona idea, ma io non penso lo stesso. E nemmeno Carmine.

<<Ovviamente andiamo io, Filippo e Carmine.>> Afferma Davide, come ad intendere che non mi vuole con sé. Questo è il miglior regalo che potesse farmi.

<<Saj quant m n fott. Anzi, m faj nu piacer.>> Rispondo a tono, mentre mi alzo per cominciare a sparecchiare. Non voglio vedere la sua faccia arrogante, altrimenti mi tenta l'idea di prenderla a padellate.

<<Nun è p t fa nu piacer. È pcché nun saj manc cumm s ten nu fierr 'mman.>>

<<Ja, lasciala stare.>> Lo interrompe Filippo, tenendo lo sguardo basso. Non gli piace quando Davide mi da addosso senza alcun motivo.

Io veramente non lo capisco. Non è colpa mia se non ho mai maneggiato un'arma in vita mia e non sono capace di fare una cosa simile.
Io? Uccidere una persona? No, è prettamente impossibile.
Lo spaccio è un cosa, un proiettile in testa ne è un'altra.
Non mi ci troverei mai, e non mi importa cosa Davide pensi, io non ho intenzione di fare una cosa simile.

<<Si nun t vuò purtà a Giulia, truovt coccurunat o post mij. Pcché ij nun veng.>>

Quest'affermazione parecchio decisa di Carmine mi distoglie dai miei pensieri.

<<Ma tu si tutt strunz allor?>> Glichiede Davide, retoricamente.

<<O' Trà, t l'agg già itt. Sta guerr nun c port pop a nient. Si tu vuò murì, fallo pure, ma io non ti vengo appresso.>>

Alone in my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora