Tre mesi dopo...
... Sentii dei rumori di pochi spari provenire dalla strada. Spaventata, mi affacciai alla finestra.
E ciò che vidi fu il corpo di Carmine, sanguinante, steso a terra.
Senza vita.
Era morto.Rimango bloccata, con gli occhi sgranati, a fissare il corpo inerme del mio amico più sincero spiaccicato sull'asfalto.
Si accerchia attorno a lui una folla incredibile di persone preoccupate, che però non fanno nulla.
Nulla.
Vorrei gridare loro di aiutarlo, di chiamare qualcuno; ma le parole vengono bloccate dalle lacrime.
So anch'io che non c'è più nulla da fare per lui.
Più guardo la pozza di sangue che si espande sotto al suo corpo, più sento il mio cuore accelerare e l'ansia aumentare a dismisura.
L'unica cosa che mi viene in mente di fare è chiamare Filippo.Non ricordo molto di quella telefonata.
Ero scossa, turbata. Mi sentivo in colpa, dato che il giorno della sua morte fu lo stesso in cui mi disse di essere innamorato di me.
Ma soprattutto, ero incinta. E non potevo permettermi tanto stress. E come se non fosse abbastanza, dovevo anche trovare un modo ed una situazione adatta per dire a Filippo del suo bambino.
L'unica cosa che ricordo di quei giorni, era la paura e la rabbia nei volti dei miei colleghi ancora in vita.La prima cena senza Carmine è stata terribile.
Non tanto per la sua mancanza, ma per il tetro silenzio che si è creato.
Davide è su tutte le furie. Per via della "professione" di Carmine, la chiesa non gli ha concesso un funerale cristiano, e lui stava per commettere una strage.
Lui è paradossalmente molto religioso, e questa cosa l'ha scosso parecchio.
Filippo invece sembra terrorizzato.
È convinto che Carmine sia solo il primo di noi, ed ha paura per sé, ma soprattutto per me.
Ed è per questo motivo che, per ora, mi astengo ancora dal dirgli del bambino.Esitai ancora.
Esitai per un'altra settimana.
Poi le acque si calmarono, la nostra carriera proseguì, e io presi coraggio.
Decisi di dare a Filippo il pacchettino col test il giorno del suo compleanno, e quando lo scartò, la sua faccia era indescrivibile.
Stupore misto a gioia.
Si vedeva che era contento, gli brillavano gli occhi.
Mi abbracciò forte, e anche se mi stupii tutta quella enfasi, ne fui estremamente sollevata.
Finalmente una buona notizia.Cinque mesi dopo...
Passarono due mesi.
Il pancino cominciava a crescere, ed era finalmente arrivata l'ora della mia prima visita ginecologica.
Ero emozionantissima, ma allo stesso tempo un po' amareggiata.
Filippo aveva il turno in piazza all'ora dell'appuntamento, e purtroppo non ci sarebbe stato a vedere suo figlio o sua figlia per la prima volta.
Mi promise che ci sarebbe stato a tutte le alte visite, quindi passai sopra la prima volta.
Fu Davide quindi ad accompagnarmi.Io e Davide ci mettiamo in viaggio di pomeriggio presto.
Non riesco a scollare le mani dalla pancia, sono così emozionata nel vederla crescere pian piano.<<Allor? Si cuntent?>> mi chiede, mentre mette in moto e comincia ad avviarsi verso lo studio.
<<Sono contentissima Dà, nun può capì. Nun vec l'or e vrè o criatur mij...>>
<<M fa piacer. Giulia, t vulev ricr na cos. T vulev chier'r scus p chell c'agg fatt all'inizio, quando ti abbiamo pigliato con noi...>>
<<Nun t preoccupà, ormai è passato.>>
<<Stamm pac quindi?>>
<<Stamm pac.>>
Sono rimasta davvero stupita da queste parole.
Davide sembra sinceramente pentito di ciò che ha fatto, e questo mi rende felice.
Alla fine anche lui, sotto sotto, è una brava persona.
Le cose non potrebbero andare meglio ora.Ma come ogni fottuta volta che penso questa frase, le cose si complicano in automatico, come se il destino si stesse prendendo gioco di me.
Mentre stiamo raggiungendo lo studio, una macchina e dei ragazzi a bordo di due motorini ci sbarrano la strada.
Uno dei due, ancora in sella, punta contro di me, come se non volesse farmi muovere, mentre l'altro trascina via dall'auto Davide, caricandolo di forza nella loro.<<O' Trà!>>
<<Pijt cur e te. Cià Giulia.>>
Esordisce così, prima di sparire all'interno di quella vettura, che lo porta via. Lontano, chissà dove e chissà per quale destino.
Non posso fare altro che correre a casa da Filippo.Per due ore di fila ci fu il più totale silenzio.
Nessuna notizia di Davide.
Io e Filippo stavamo crepando di paura, quando, ad un tratto, sentimmo il campanello.
Convinta che Davide fosse tornato corro ad aprire, ma ciò che mi ritrovo davanti è un sacco dell'immondizia, scaricato senza ritengo davanti la porta di casa nostra.
Tremante, lo apro, e tutti i miei incubi diventano realtà.
Vedo il corpo di Davide, con il viso ricoperto di sangue ed i capelli e i vestiti completamente fradici d'acqua.
Filippo mi raggiunge, e nel vedere la scena raccapricciante si passa le mani sul viso disperatamente.<<Annegamento...>>
Sussurra tra sé, completamente sconvolto, per poi coprire il volto del suo migliore amico nuovamente.
Non ha la forza di guardare ancora il corpo del suo migliore amico ormai privo di vita.Quando anche Davide morì, ero convinta che sarebbe arrivato presto anche il turno mio e di Filippo.
Eravamo sempre più sicuri che dietro tutto questo ci fosse quello stronzo di Gennaro, che non era riuscito proprio a mandare giù la nostra separazione da lui.
Passavo ogni giorno della mia vita a piangere, pensando al pericolo che attanagliava noi due superstiti, ma soprattutto il mio bambino.
Le nostre giornate erano diventate un inferno.
Non riuscivamo ad andare a lavoro senza tremare dalla paura, ed eravamo sempre armati fino ai denti ogni volta che mettevamo piede fuori di casa.
La mancanza dei nostri due amici si sentiva parecchio, e Filippo aveva il cuore a pezzi, specialmente per via della morte di Davide.
Lo vedevo diverso, sempre triste, sempre... spento.
La nostra vita stava andando a rotoli, e temevamo che sarebbe finita da un momento all'altro.
STAI LEGGENDO
Alone in my soul
FanfictionImmaginate una ragazza. Una ragazza bellissima, giovane, intelligente, sensibile, forse un po' ingenua, un'inguaribile romantica, che farebbe qualsiasi cosa pur di non rinunciare al suo sogno d'amore. Ora immaginate la stessa ragazza, che riesce fin...