Chapter X

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"Hai davvero avuto il coraggio di baciare il mio fottutissimo ragazzo?" - urlai.
"Clay..." - disse Georgette.
"Clay un cazzo! Come cazzo si è permessa questa sorta di quadrupede ad appoggiare le sue viscide labbra su quelle del mio ragazzo?" - dissi.

Mi guardò, senza fiatare. Con gli occhi spalancati.

"I-io non sapevo che voi...insomma..non sapevo che foste fidanzati". - disse Melanie.
"Ti ha lasciata, cazzo! Non so neanche perchè tu sei qui, mia cara. Adesso tu prendi le tue cazzo di cose, alzi i tacchi e sguazzi via da questa casa prima che io ti metta le mani addosso". - dissi.

Senza fiatare, riprese la borsa e i fiori caduti per terra e si avviò verso la porta.
Le tirai uno schiaffo prima che uscisse.

"Non me ne frega niente se sei una ragazza. Prova solo a pensare lontanamente di poter baciare, o anche solo parlare con Mark, e io ti stacco i capelli, uno ad uno, mentre dormi". - dissi guardandola negli occhi.
"Scusa, non avrei voluto succedesse tutto questo. Devo andare". - disse.

Quando aprii la porta, Dora era lì, che aspettava che uscisse. Era sconvolta.

"Arrivederci Signora Andrews, è stato un piacere". - disse Melanie.

Dora le fece un cenno con la testa.

"Ma che avete combinato?" - disse Dora.
"Mamma..ti posso spiegare". - disse Mark.
"Oh si mio caro, avrò bisogno di molte spiegazioni". - disse Dora.
"Se volete noi andiamo via..non mi sembra il caso di rimanere qui". - disse Jade.
"Si care, tornate presto a farci visita. Non ne vale la pena mettervi in mezzo in questioni di famiglia. Salutatemi Rhonda!" - disse Dora.
"A presto Signora Andrews!" - disse Georgette.
"Ciao Mark, buona guarigione". - disse Jade.
"Ehi Clay, vuoi un passaggio?" - disse Georgette.
"Clay rimane qui, se per lui va bene". - disse Dora.
"Beh certo, ma dovrei avvertire mia madre". - dissi.
"Ti scrivo più tardi tesoro". - disse Jade.

Dora le accompagnò alla porta. Mark mi prese per mano.

"Ma che hai combinato Clay?.." - disse Mark. "Ti avevo detto di non fare casini perchè non volevo coinvolgere mia madre..non è pronta a saperlo". - disse.
"O forse non lo sei tu, Mark?" - dissi. "E' tua madre, cazzo. Lo accetterà". - aggiunsi.
"Non è così facile, Clay. Mia madre è cresciuta in una famiglia molto rigida e medievale, sai come sono le famiglie di un tempo". - disse Mark.
"Stai tranquillo, in qualsiasi caso ci sono io qui con te. Ma conoscendo Dora, non credo proprio che la prenderebbe male, fidati di me". - dissi accarezzandogli il viso.

"Ragazzi, scendete di sotto così mi aiutate a preparare la tavola". - urlò Dora dalla cucina.

Aiutai Mark ad alzarsi. Presi le stampelle e gliele porsi.

"Vuoi una mano a scendere?" - dissi.
"No Clay, ce la faccio, grazie". - disse.

Lo guardai dalla cima della scala, scendere uno ad uno ogni gradino. Aveva un sedere pazzesco e indossava la maglia che gli avevo regalato.

"Dove tieni le tovaglie per la tavola, Dora?" - chiesi.
"Nel secondo cassetto a sinistra. Le posate sono nella cristalliera affianco al frigorifero e tovaglioli, piatti e bicchieri invece sono nel ripiano in alto". - disse. "Stai attento a quel vaso, costa più della mia vita". - disse Dora ridendo.
"Beh, o non ha sentito nulla, o sta cercando di far finta di niente perchè non riesce ad affrontare l'argomento e in realtà sta morendo dentro". - sussurrò Mark.

Gli feci un cenno con la testa e alzai gli occhi al cielo.

"Ti ho sentito, Mark". - disse Dora. "E ho sentito tutto quello che avete detto di sopra". - aggiunse.

Mi fermai per un attimo e mi voltai.

"Allora? Ti ho deluso? Stai cercando le parole giuste per ferirmi? Per dirmi che non ti va bene?" - disse Mark.
"Siediti, Clay". - disse Dora. "Tua madre lo sa?" - aggiunse.
"Si, da ormai 3 anni, Dora". - risposi.
"Come l'ha presa?" - chiese.
"Mi ha accettato, sono pur sempre suo figlio". - risposi.
"Ed è esattamente quello che farò io con te, Mark. Non mi importa se ti piacciono i ragazzi, se sei fidanzato con una persona del tuo stesso sesso, mi basta sapere che tu sia felice. Certo, non è facile da digerire al momento. Come tutte le mamme, mi sarei aspettata una vecchiaia fatta di tanti nipotini che gironzolano per casa, una moglie al tuo fianco, è questo che avrei voluto per mio figlio". - disse. "Ma forse è quello che avrei voluto io, non tu. E' importante che tu faccia le tue scelte, che prenda le tue decisioni pensando non dieci, non cento, mille volte alle conseguenze. Essere omosessuali al giorno d'oggi, non è più un tabù. La società, però, pur essendosi evoluta notevolmente, è purtroppo ancora troppo indietro per queste cose, Mark. Non voglio che tu venga preso di mira, che tu venga deriso, umiliato. Voglio che tu sia felice". - aggiunse.
"Sono commosso e non riesco a trovare le parole per dirti grazie. Avevo paura che tu ti saresti arrabbiata, che non mi avresti parlato più o che addirittura mi avresti sbattuto fuori di casa e mandato a dormire sotto un ponte. So quanto sono importanti per te queste cose, ma ti assicuro che io sono felice adesso; più di quanto io lo sia mai stato, credimi. Clay mi rende felice, mi ha sempre reso felice. Con il passare del tempo, mi sono accorto che il nostro era un rapporto d'amore, e non d'amore fraterno come pensavo prima, mamma. Mi sono accorto di amarlo profondamente, dovevo solo accettarlo. E finalmente l'ho fatto. La società non è niente a confronto alla forza di volontà di un essere umano. Come hai detto tu, la società si è evoluta. Possiamo sposarci, avere dei figli. Possiamo fare quello che ogni coppia fa normalmente, perchè noi siamo come loro, non siamo diversi. E mi riempie il cuore di gioia che tu l'abbia presa così". - disse Mark con le lacrime agli occhi.

Dora mi strinse la mano.

"Prenditi cura di mio figlio, Clay. So che è in ottime mani, e so per certo che tu lo sei altrettanto. Vi siete presi cura a vicenda in questi ultimi mesi, ed è una fortuna che vi siate incontrati. Spero che troviate sempre la forza di combattere contro quei mostri che noi chiamiamo persone. E ricorda, se hai bisogno di una spalla su cui piangere, conta anche su di me, come hai sempre fatto". - disse Dora in lacrime.
"Dora, ti ringrazio per aver speso tutte queste belle parole per me, ma soprattutto per Mark. Ero angosciato nel sapere che aveva paura di esternare i suoi pensieri, di sfogarsi e di aprirsi con te. Sapevo che l'avresti accettato, sapevo che sei sempre stata una donna apprensiva. Non hai mai deluso tuo figlio e sei riuscita a crescere una persona meravigliosa, un uomo. Ed è con quest'uomo che vorrei costruirmi una vita. Non ti deluderemo, promesso". - dissi asciugandomi le lacrime e stringendo le mani di Dora e Mark.
"Ora basta discorsi strappalacrime, ci vuole un pranzo con i fiocchi". - disse Dora. "Hai chiamato tua madre per dirle che rimani qui per pranzo?" - aggiunse.
"La chiamo immediatamente". - dissi ridendo.

Mi avvicinai a Mark.

"Non pensavo avessi il coraggio di dire tutte quelle cose, sono sbalordito e allo stesso tempo sorpreso". - dissi bisbigliando.
"Sorpreso? E per cosa?" - chiese Mark.
"Hai detto di amarmi profondamente, io questo non lo sapevo; o perlomeno, non me l'avevi mai detto". - risposi.
"Beh, ti amo Clay. E spero vivamente che questo sia solo l'inizio di una storia d'amore". - disse Mark.
"Ti amo anch'io, Mark Andrews. E mi auguro che questo sia l'inizio di una scalata insieme". - dissi accarezzandogli il viso.

Con la coda dell'occhio vidi Dora guardarci.

"Siete meravigliosi". - disse Dora. "Sono fiera di voi". - aggiunse.

Corse da noi per abbracciarci. Ci stritolò.

L'equilibrio sopra la folliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora