La chiamata era ancora in corso. Cercai di leggere nel display il nome della persona che aveva chiamato, ma non ci riuscii. Volevo tornare a casa, volevo abbracciare Mark. Speravo ancora che fosse tutto un incubo. Surreale, orribile.
"Allora, te lo ricordi adesso?" - chiese avvicinandosi a me.
"S-si, me lo ricordo". - risposi.Si avvicinò, mi strinse a lui e mi spinse contro una motocicletta piena di polvere. Cominciò a toccarmi insistentemente, pur vedendo che non ero affatto consenziente, cercavo di respingerlo.
"Adesso ci divertiamo, come i vecchi tempi". - disse ansimandomi nell'orecchio.
Strinsi entrambe le mani in un pugno, cercai di reprimere tutta la rabbia che avevo in corpo. Mi stavano scoppiando le vene delle braccia e il mio battito cardiaco aumentò notevolmente. Mi stuprò. Ero terrorizzato, incredulo. Non riuscivo a crederci, a credere che una cosa che solitamente si pensa possa succedere in tv, in un film, agli altri, la stessi provando io sulla mia pelle. Non riuscivo a fermarlo, il suo corpo mi bloccava. Ed è stato a quel punto che è come se mi fossi staccato dal mio di corpo. Mi sono rifugiato in qualche angolo del mio cervello dove lui non potesse toccarmi. No, almeno lì no. Sono diventato spettatore di me stesso, della mia vita, incapace di reagire. Iniziai a piangere. Era un pianto isterico. Volevo che tutto ciò finisse all'istante. Ad un tratto, sentii qualcuno bussare insistentemente e con forza alla serranda del garage. Il suono delle sue nocche rimbombava per tutto l'interno della stanza.
"Chi c'è lì fuori?" - chiese Archie, sudato e sorpreso.
"Apri questa cazzo di serranda, Archie. Giuro su Dio che quando ti prendo, tua madre non ti riconoscerà, se sarai ancora vivo, stanne certo. Figlio di puttana!" - disse una voce familiare.Era Mark. Santo cielo, era finalmente arrivato.
"Mark!" - dissi, cercando di gridare con tutte le mie forze rimaste. Lo dissi con una voce roca, che aveva appena finito di piangere, lo dissi con forza, sprigionando tutta la mia rabbia repressa.
Archie mi guardò. Si fermò per un attimo a contemplare le mie lacrime scendere e bagnare tutto il mio viso. Si allontanò da me, molto lentamente.
"Clay, amore! Tutto bene? Ti ha fatto qualcosa? Dio, lo sapevo che sarei dovuto venire con te!" - disse Mark.
"...ti prego, vienimi a prendere". - dissi.Archie stava lì, contro il muro, a fissarmi. Si accovacciò lentamente a terra e mise le sue braccia sulle ginocchia. Non sentivo più Mark. Che fine aveva fatto?
"Mark! Mark!" - urlai sfinito.
Nessuna risposta. Poi, però, sentii al piano di sopra un forte tonfo, come una porta che cadeva a terra. L'aveva sfondata. Sentii correre più persone, non era solo. Scese giù in garage e mi abbracciò. Talmente forte che mi stava per mancare il respiro. Solo dopo si rese conto che ero lì, davanti lui, nudo e tremolante, mentre lo fissavo con gli occhi gonfi e pieni di lacrime. Ed è allora che conobbi un Mark diverso. Un Mark iperprotettivo, più delle altre volte. Un Mark che avrebbe fatto di tutto pur di rendermi giustizia. Si alzò con foga e si diresse verso di lui. Mi voltai a vidi anche Jade e Georgette. Piansi appena le vidi. Mi vennero incontro, Jade mi porse i vestiti e Georgette era quasi in lacrime.
"Mi dispiace. Non avrei dovuto mandarti al supermarket, sono una stupida. Sapevo che quel pazzo fosse in queste condizioni, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a tanto. E mi sento così in colpa, Clay, non so proprio come rimediare". - disse Jade.
"J-Jade.." - dissi senza forze. "Non ti devi sentire in colpa, non ce l'ho con te". - aggiunsi bisbigliando.Mark afferrò Archie dal colletto della sua maglia, era impassibile, con lo sguardo assente. Sembrava in trans. Lo sbattette contro il muro violentemente. Cominciò a prenderlo a pugni, senza pietà. Archie non mostrava nessun segno di compassione per me. Non disse una parola.
"Allora, come te lo devo dire che non devi più nemmeno pensare che tu possa toccare nuovamente Clay? E' il mio fidanzato, testa di cazzo!" - disse tirandogli una testata.
Solo quando finì di parlare, Archie reagì. Si alzò da terra, prese una chiave inglese con il naso sanguinante e cercò di colpire Mark alla testa.
"Georgette, chiama il 911, subito!" - dissi urlando.
Mark rimase a guardarlo, era pronto a difendersi. Archie alzò la mano con la chiave inglese e, prima che potesse colpirlo, urlai.
"Archie! Non ti rendi conto di quello che cazzo hai combinato e adesso stai solo peggiorando le cose. Mi hai stuprato, cazzo! Mi hai fatto rapire e poi stuprato. Per ottenere cosa? Speravi che tornassi con te? Santo cielo, sei sempre stato un tipo difficile, ma non pensavo arrivassi fino a questo punto. Ti sei dimostrato un immaturo, una persona violenta e pazza. Sei pazzo, Archie. Devi farti aiutare". - dissi.
Archie non si fermò. Ma il suo braccio non era più diretto verso Mark. Lanciò con forza quella chiave inglese, con l'intento di fare del male a qualcuno. E quel qualcuno ero proprio io. Mark tentò di fermarlo, con scarsi risultati. Riuscì a spingerlo solo dopo averla tirata. Lanciò quell'oggetto con forza, con tutta quella che aveva in corpo. Mi colpì in testa. Caddi a terra. Mentre cadevo, vidi Jade che tentava di porgermi la mano per evitare che sbattessi nuovamente la testa. Fallì. Prima di svenire, sentii le sirene del 911, erano arrivate però troppo tardi. Non vidi nè sentii più niente.
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L'equilibrio sopra la follia
Romance|| started 12th June 2017 || Clay, 19. Un brutto passato alle spalle ma una famiglia meravigliosa su cui contare. Mark, 20. Il figo della città. Misterioso, bello, educato. E' il miglior amico di Clay. Cresciuto dalla madre sin da quando era piccolo...