Giugno 19, 2017

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C'è un ticchettio elettronico che riecheggia nell'aria. Qui, dove tutto rimane immobile. Un bip, bip, bip, nel cielo fresco. Oggi è anche un po' più luminoso.

Son sceso in giardino, ma Margaret è rimasta su. Dalla finestra, mi fissa senza sosta, fingendo di star ricalcando una figura, ponendone il disegno contro il vetro. Ha continuato a prendere i vestiti di Kaleb, seppur siano nel mio armadio. Il fatto che sappia perfettamente quali siano i miei -puntualmente, gli unici che non prende- rende il messaggio ancora più chiaro. Quando ho iniziato ad essere più taciturno, be', nello stesso periodo la sua parlantina è andata crescendo.

Non so quali discorsi volesse resuscitare... non che ci riuscisse molto, in effetti. Ma adesso, trovarci nella stessa stanza a mangiare, con i suoi capelli legati e le unghie rovinate, mette anche me a disagio. Mi chiede qualcosa, io annuisco o dico no, e fine del pranzo, o cena che sia.
Né ieri, né stamattina mi ha svegliato per colazione. L'ho trovata in salotto, davanti ad un libro.
Era lo stesso che avevo nascosto sul mobile. E lei, invece di nasconderlo via, come avrebbe fatto qualche giorno fa, mi ha schiaffeggiato con un sorrisetto che pizzicava di cattiveria. Qualcosa come per dire Dai, vieni qui e prova a togliermelo dalle mani. L'ho ignorata e ho finto di nulla, ma la rabbia mi ribolliva dentro come non mai. E solo quando sono sceso giù in giardino, lei ha mollato il tutto ed è venuta alla finestra.

Di recente, non sono riuscito ad apportare aggiornamenti ai casi. Ogni uscita, si rivela una passeggiata nel nulla, un corpo che vaga alla ricerca di qualcosa che non riuscirà a trovare, se non quando smetterà di cercarla.






  (note: il disegno in foto è stato realizzato da Egon Schiele. "Fuchsia", 1910)

W. B., Letters from Nowhere [🌈LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora