Aprile 8, 2014

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Stasera Kaleb è uscito con un amico. Avevo preparato la cena. Ha urlato che non l'ascolto mai, che mi aveva detto tutto. Tutto quanto. Da settimane, addirittura -e mi chiedo che motivo ci sia di organizzare una semplice uscita settimane prima.
Ma ormai, le sue uscite si son fatte più frequenti, tanto quanto strane. Motivazioni vaghe, posti da decidere, mai un invito – e non che lo biasimi, dal momento che non so quanti ne ho declinati, in tutto questo tempo, per amor di lavorare su questo o quell'altro caso, oppure, semplicemente, di rimanere un po' in casa a riposare, ad andare a letto seppur ci fossero ancora un paio di raggi in giro, e lasciarlo da solo, a cenare... o senza cena, nonostante stia tornando tardi dal lavoro...
Eppure, questa volta, ho sentito che non c'era risentimento, nelle sue urla. Solo la voglia di andar via senza troppi problemi – a quanto pare, questa casa, si sta facendo stretta anche per lui. La voglia di evadere cresce.
Ed eccomi qui, a scrivere e parlare con te. A scrivere una frase e cancellarla via, prima che la mente la imprima. Sapessi quanto sono lunghe le lettere che ti scrivo senza che le incida!

Eppure, i passi di Kaleb, ubriaco, rimbombano ancora per la scala, nonostante sia già tornato da un paio d'ore.
Chiunque sia il suo amico, è un viso nuovo. Anche abbastanza sorpreso di vedermi.
Mi ha chiesto se fossi il suo coinquilino. Ho detto sì.
Eppure, il suo viso perplesso, sotto al braccio alcolizzato di Kaleb, lasciava intendere poca intimità, fra i due.
Eppure, non so da quanto tempo non entrasse qualcuno, qui dentro. Credo fosse diventato già abbastanza l'aver fatto entrare Kaleb.
Il ragazzo, senz'aura, aveva un viso sciocco. Un viso giovane e sciocco. E mi guardava perplesso, forse chiedendosi a che gioco stessimo giocando io e il peso morto che mugugnava contro il suo viso.
Mi ha chiesto se sapessi dove fosse il suo compagno, e gli ho detto che era uscito anche lui. Ha ridacchiato. Chiedendogli il perché, mi ha semplicemente risposto con un'altra domanda. Non ho opposto resistenza.
- Siete amici?
- Veramente ci sopportiamo molto poco.
- Non ti biasimo, amico... da come ne parla, deve essere un vero stronzo egocentrico.

Ho annuito.
D'altronde,
non aveva nemmeno tutti i torti.
Mi ha chiesto dove dormisse, prima di entrare nella camera da letto. Poi si son chiusi dentro.
Non sono ancora usciti.
Non credo lo faranno presto.
Saranno silenziosi, o forse abbastanza ubriachi da preferire un bel sonno al—

Non serve ribadire che non è colpa sua. Anche se non so fino a che punto non lo sia.

Oh.
Un gemito.
No, non è Kaleb.
Ma è divertente sapere che si è svegliato.
Mi chiedo se abbia capito di esser già tornato a casa. 


(note: il disegno in foto è stato realizzato da Egon Schiele. "Schiele's Room in Neulengbach", 1911) 

W. B., Letters from Nowhere [🌈LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora