Prima scelta: Svegliarsi

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-... Lo stiamo perdendo! Lo stiamo perdendo! Aumentate il voltaggio, presto!-

Lo sfolgorare delle scosse elettriche mi brucia gli occhi da dentro le palpebre. Il mio torace si contrae, sollevandosi dal letto rigido. Attorno a me tutto sferraglia e grida.

-Ancora nulla!-

-Questa è l'ultima! Voltaggio massimo!-

Il corpo, che mi era appena ricaduto sul lettino, viene nuovamente sollecitato dalle scariche. Un'accecante luce mi perfora gli occhi, arrivando dritta al cervello.

-Te l'avevo detto. Stai per morire. Però apprezzo il coraggio con cui affronti questa scelta. In pochi, credo, avrebbero scelto di svegliarsi.- Consapevolezza. Se lo sento ancora vuol dire che non sono uscito dal coma. Possibile? Improbabile.

-Ma io... Non ho fatto a tempo a rispondere, sono come svenuto prima di concludere la frase- dico, confuso.

-Non sei veramente tu a scegliere, lo sai. È il tuo subconscio a farlo. Ecco perché non sei ancora del tutto sveglio. Dimmi, com'è percepire e non percepire al tempo stesso il tuo corpo e quello che gli accade? Dev'essere un fenomeno interessante da subire.-

-Sei tu la mia consapevolezza, dovresti essere tu a dirmelo.-

-Non possiedo i sensi, a differenza tua. Opero in un piano della realtà differente dal loro. Infatti, io ti permetto di percepire questo momento, ma tu non puoi vedere e sentire, solo udire. Si vede che le scosse hanno ridato energia al tuo sistema otico, molto bene.-

Volta la faccia in una direzione, poi in quella opposta. Io invece giro su me stesso per tentare di orientarmi all'interno del mio stesso corpo. Da qualche parte deve esserci l'accesso ai nervi ottici o a qualcosa del genere, e se riuscissi a stimolarli forse potrei aprire gli occhi e mostrare che sono vivo.

Un suono penetrante, costante, mi distoglie dai miei ragionamenti. Sembra quello di... -Battito assente! Battito assente!-

-Cosa facciamo?-

-Non possiamo dargli altre scosse!-

-Adrenalina, presto!-

Un'altra scarica, completamente diversa da quelle che ho subito finora, mi pervade il corpo. La reazione è talmente immediata che faccio un salto e mi metto a correre come un pazzo, urlando a perdifiato: -Sono vivo! Datemi un'altra scossa, datemi la forza di aprire gli occhi! Fatemi uscire da qui!-

Agito le mani al vuoto, disperato. Tento di saltare e aggrapparmi a qualcosa, come se ci fossero delle funi invisibili che scendono dal soffitto e tramite le quali potrei demolire l'illusione che mi trattiene prigioniero della mia stessa mente.
Mi sembra quasi di vederle, nella nebbia grigia che permea ogni centimetro di questo non-luogo. Se anche ci fossero, però, sarebbero comunque troppo in alto e non ce la farei a raggiungerle. "Sarebbe bello poterci riuscire con la sola forza del pensiero", rifletto.
Lascio perdere, tanto sono certo del fatto che non sia io quello che governa qui, in questo momento. Ancora su di giri per la botta di adrenalina cerco di trovare una soluzione. L'unica cosa che ho attorno, a parte Consapevolezza che mi guarda curioso, seduto a terra a gambe incrociate, è il nulla fluido in cui ci muoviamo.
Inizio a camminare in tondo, cercando dei minimi cambiamenti nello spazio, ma non riesco a trovare nulla. La mia ricerca, dopo un po' inizia a diventare frustrante, al punto che inizio a ripensare agli incontri precedenti che ho fatto da quando sono qui. In tutti quanti c'è stato un cambiamento quando sono uscito dagli schemi, facendo qualcosa che nessuno, ovvero me stesso, si aspettava che avrei fatto.

Alzo gli occhi. Li chiudo. Dimentico dove mi trovo, elimino la nebbiolina elettrica dai miei pensieri. Lascio che la mia mente si svuoti. Tanto, non ha senso riflettere su dove sono ora: sono solo in una landa sterile di cui non ho ancora trovato una mappa. Quindi, per ora, è inutile che io resti qui a perdere tempo.
A mente vuota, capisco una cosa: se al mio interno non c'è nulla, ciò che è all'esterno accorrerà per riempire il vuoto che è stato lasciato, come un'onda che si getta a riempire una buca nella sabbia.

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